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L’anima social di Spotify

Non puoi più pensare alla musica come un semplice flusso di note e testi. Ormai, la musica è l’anima pulsante delle interazioni social, il canale privilegiato attraverso cui i brand e le persone si connettono in modo autentico e significativo.

L'anima social di Spotify

In questo articolo mi soffermerò in alcune dinamiche che di fatto influiscono nell’esperienza di ascolto offerta da Spotify e come, di riflesso, queste dinamiche incidano nelle abitudini degli ascoltatori. Scoprirai che nel contesto attuale, la musica non è la vera protagonista assoluta, ma è un veicolo per trasmettere messaggi e intenzioni.

Nel corso dell’ultimo decennio app come Spotify hanno trasformato il mondo musicale in un hub sociale, andando ben oltre la semplice esperienza di ascolto e abbracciando una missione molto più grande: quella di creare una vera e propria comunità. Se pensi che basti creare una playlist per essere parte del gioco, ti sbagli: qui la posta in palio è la costruzione di fiducia, la trasparenza e la connessione autentica.

Il cambiamento nella fiducia degli ascoltatori

Oggi, gli ascoltatori non sono più influenzati dalle classiche campagne marketing. La fiducia è passata nelle mani del cosiddetto “fattore F”: friends, families. In un mondo dove il passaparola digitale tra pari diventa l’ago della bilancia, un brand deve fare molto di più che semplicemente mostrare un prodotto; deve raccontare una storia e inserirsi nelle conversazioni con trasparenza. Questo ha reso la musica stessa un veicolo per quei brand che desiderano avvicinarsi al loro pubblico, Spotify è diventato un ponte, uno spazio dove il dialogo tra aziende e consumatori non è solo consentito, ma anche incoraggiato.

Dalla condivisione limitata al mondo dei social

All’inizio, Spotify era esclusivo, accessibile solo su invito, un po’ come un club musicale riservato ai pochi fortunati. Ma, con il tempo, Spotify ha capito l’enorme potenziale dell’integrazione social. Ora, la piattaforma permette di creare il proprio identikit musicale, con la possibilità di seguire gli amici e scoprire in tempo reale cosa stanno ascoltando. Questa interazione sociale è diventata ancora più forte con l’integrazione di Instagram, consentendo agli utenti di condividere brani direttamente nelle proprie Stories.

Immagina quanto sia potente per un brand inserirsi in queste dinamiche: non è più pubblicità invasiva, ma è presenza naturale, quasi come un amico che consiglia una canzone. Starbucks è un caso emblematico, con la sua collaborazione con Spotify che ha portato l’esperienza musicale dentro i suoi locali e creato una playlist di riferimento che rafforza il legame emotivo con il brand.

La sfida della streaming intelligence

Spotify non è solo una piattaforma musicale; è un sistema che raccoglie dati per proporre contenuti personalizzati attraverso la streaming intelligence. Questa intelligenza permette ai brand di creare campagne pubblicitarie estremamente mirate, grazie alla piattaforma self-service Spotify Ad Studio. È qui che la differenza emerge: la pubblicità non è casuale, ma cucita su misura per un pubblico che vive la musica come parte integrante della sua identità. I marchi possono inserirsi in questo flusso, scegliendo esattamente a chi far arrivare il proprio messaggio, aumentando l’efficacia e, soprattutto, l’impatto emozionale.

il volto etico dI SPOTIFY

Spotify ha dimostrato una forte responsabilità sociale con iniziative come l’Equalizer Project, pensato per promuovere una maggiore presenza di artiste donne nel panorama musicale. Questo impegno va oltre il profitto e si traduce in un’influenza positiva sul pubblico, rendendo Spotify un punto di riferimento non solo per l’intrattenimento ma anche per l’inclusione. Grazie a collaborazioni con brand come Smirnoff, Spotify ha trasformato l’esperienza musicale in un veicolo per il cambiamento sociale, proponendo playlist bilanciate tra artisti maschili e femminili e organizzando eventi e workshop di networking per la crescita di talenti emergenti. Questo non solo migliora l’immagine di Spotify, ma rafforza la fiducia del pubblico, che riconosce il valore del suo impegno etico.

Spotify come social network

Spotify ha raggiunto un pubblico immenso e diversificato, ma non si limita a fornire musica: è uno spazio dove gli utenti possono esprimere se stessi, condividere gusti e opinioni. In questo contesto, i brand hanno la possibilità di interagire con il pubblico in modo più intimo e rilevante. Spotify, quindi, non è solo una piattaforma di streaming musicale: è un social network, un luogo di incontro virtuale dove la musica diventa il linguaggio comune.

In un’epoca in cui i consumatori cercano autenticità e dialogo, i brand devono saper cogliere l’opportunità di Spotify per stabilire una relazione reale con il pubblico. La sfida non è più solo conquistare l’attenzione, ma guadagnarsi la fiducia, costruire valore e dimostrare di essere un interlocutore affidabile.

In questo panorama la musica non è più un’opera d’arte, o d’ingegno fine a se stessa. Ed è una cosa che devi tenere in considerazione nel tuo percorso artistico. Dal mio punto di vista questo è uno stato delle cose che dovresti vivere con una certa serenità, senza lasciarti condizionare.

È però imperativo che tu riesca a trovare il tuo posizionamento in questo contesto. Diversamente, sarai destinato ad appartenere a quel vastissimo gruppo di musicisti che raccolgono pochi streaming all’anno.

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Spotify e Content Marketing

Se distribuisci la tua musica sulle app di streaming non puoi sperare di sfruttare al massimo le opportunità offerte se non conosci le logiche del loro funzionamento e degli algoritmi che le gestiscono. Ma non si tratta solo di questo: in questo articolo ti descriverò le dinamiche principali che muovono Spotify e che ne hanno decretato il successo.

Spotify e il content marketing

Spotify ha capito che non basta offrire musica a chi ama la musica; bisogna conoscere, coinvolgere e parlare la lingua degli ascoltatori in modo autentico. In un mercato in cui l’attenzione del pubblico si disperde tra miriadi di contenuti, Spotify ha trasformato il content marketing da semplice pubblicità a una forma di connessione profonda. Le sue playlist curate, le esperienze di ascolto personalizzate, come Discover Weekly o Your Daily Drive, non sono solo funzioni; sono esperienze costruite attorno ai gusti, agli stati d’animo e agli stili di vita delle persone.

Il cuore del successo di Spotify è lo storytelling musicale. Oggi, nel mondo del marketing digitale, raccontare una storia che rispecchi il pubblico non è un lusso, ma una necessità. Non è un caso che lo storytelling sia alla base di tutti i grandi progetti di Spotify. Ogni interazione dell’ascoltatore, che si tratti di scoprire nuova musica tramite la Discover Weekly o di seguire curiosità e retroscena sulle canzoni preferite con Behind the Lyrics, è un’opportunità per creare una connessione emotiva. L’ascoltatore diventa non solo il fruitore, ma anche il protagonista di un viaggio musicale creato su misura, grazie a un algoritmo capace di comprendere le sfumature delle sue preferenze musicali.

Spotify cerca addirittura di anticipare i bisogni e desideri dei suoi utenti attraverso la personalizzazione estrema, dalla playlist mattutina alla selezione perfetta per un allenamento o un viaggio, rappresenta la rivoluzione dell’esperienza d’ascolto. Ogni playlist è un contenuto che risuona con momenti specifici della vita di chi ascolta, diventando così un elemento fondamentale del loro quotidiano.

Ma perché tutto questo funziona così bene? La risposta risiede in un concetto chiave: Spotify sa utilizzare i dati in modo empatico. A differenza di altre piattaforme, non sfrutta i dati solo per migliorare il targeting pubblicitario, ma li trasforma in una forma di cura e attenzione per l’ascoltatore. Attraverso l’analisi delle abitudini d’ascolto, Spotify è capace di proporre non solo brani che rispecchiano i gusti dell’ascoltatore, ma anche esperienze musicali costruite in base a stati d’animo, attività quotidiane e momenti della giornata.

Un altro esempio del coinvolgimento emotivo offerto da Spotify è la campagna Spotify Wrapped. Non si tratta solo di un riepilogo annuale delle proprie abitudini d’ascolto, ma di un momento di celebrazione personale. Gli utenti dell’app, i tuoi ascoltatori, non vedono l’ora di condividere su social media i minuti trascorsi ascoltando la propria musica preferita, dimostrando l’orgoglio di appartenere alla comunità Spotify. La piattaforma sfrutta questa occasione per dar voce agli ascoltatori e ai musicisti, creando così una vera e propria famiglia musicale.

Spotify è anche al fianco dei musicisti e dei team di marketing, offrendo un supporto completo che va ben oltre la semplice pubblicazione dei brani. Tramite Spotify for Artist i musicisti e il loro staff dispongono di dati preziosi sulle abitudini d’ascolto dei fan, permettendo loro di comprendere meglio il proprio pubblico e di interagire in modo più mirato. Questa stretta connessione con i musicisti e la possibilità di monitorare in tempo reale il successo delle proprie tracce e delle proprie playlist offre agli artisti uno strumento potente per ottimizzare la propria presenza su Spotify.

Per i brand, Spotify rappresenta un’opportunità senza precedenti. La piattaforma ha individuato cinque abitudini di streaming fondamentali, scoperta, varietà, tendenza, nostalgia e ripetizione, che consentono di targetizzare il pubblico in modo estremamente preciso. In un contesto in cui il marketing tradizionale fatica a catturare l’attenzione dei consumatori, Spotify è riuscito a rendere la pubblicità parte dell’esperienza musicale. Un brand può essere ascoltato e percepito non come un’interferenza, ma come parte integrante di un momento speciale per l’utente.

Per chi lavora nel marketing, Spotify rappresenta una lezione importante: comprendere il pubblico non è un’operazione meccanica, ma un’arte che richiede sensibilità e comprensione. In un mondo in cui le persone cercano autenticità e connessioni reali, le strategie di content marketing che si limitano alla promozione fine a sé stessa sono destinate a fallire. La vera sfida per i brand è capire che gli utenti non cercano più solo un prodotto, ma un’esperienza che li faccia sentire parte di qualcosa di più grande.

Alla fine, Spotify dimostra che per avere successo in un mercato sovraccarico di stimoli non basta solo avere una buona tecnologia; bisogna essere capaci di ascoltare, adattarsi e interagire con il proprio pubblico in modo umano.

Sei pronto a rendere il tuo contenuto più che una semplice pubblicità, trasformandolo in un’esperienza che il tuo pubblico possa amare e ricordare?

Hai almeno un’idea del percorso che dovresti intraprendere?

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La scimmia nel cassetto. Liberati dal giudizio degli altri, apriti alla narrazione e scopri chi ti apprezza

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Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio.
Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla.
Quando facciamo uscire la scimmia dal cassetto. Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe ma chi si appassiona alla narrazione.

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Fare marketing con Spotify

La premessa, che dovrebbe esser ovvia, è che Spotify non è una bacchetta magica che trasforma la tua arte in successo senza un piano preciso. È un campo di battaglia digitale dove l’attenzione degli ascoltatori è merce rara, e solo chi gioca con intelligenza riesce a farcela.

Fare marketing con Spotify

In questo articolo affronteremo le strategie per massimizzare il potenziale di Spotify come strumento di marketing musicale. Il cuore della questione è chiaro: aumentare gli streaming e far crescere il numero di ascoltatori mensili. Ma il trucco sta nel trattenere questi ascoltatori, non solo attirarne di nuovi.

Come convertire gli ascolti in fan

Partirei dal fatto che un singolo stream su Spotify non vale granché, soprattutto se quell’ascoltatore sparisce nel nulla subito dopo. Quello che davvero conta è quanto a lungo riesci a trattenere il tuo pubblico, facendolo tornare per riascoltare le tue canzoni. Ecco perché devi monitorare non solo il numero di streaming, ma anche il rapporto tra questi e il numero degli ascoltatori mensili. Se chi ascolta una volta non ritorna, forse la tua strategia di marketing ha delle falle da tappare.

Ma come puoi trasformare un ascoltatore occasionale in un follower fedele? La risposta non è semplice, ma ci sono diverse strade percorribili.

Da dove arrivano gli ascolti?

La piattaforma offre diverse modalità attraverso le quali le persone possono scoprire la tua musica. Alcune sono legate al caso, come l’algoritmo che piazza il tuo brano nella home di un utente. Altre invece sono più dirette, come la ricerca mirata o le playlist personali di chi ti segue. Ma, attenzione: se i tuoi ascoltatori provengono quasi tutti da una cerchia ristretta di fan fedeli, è il momento di pensare a un’espansione del pubblico. Al contrario, se hai un gran numero di ascoltatori occasionali che non tornano, il problema è nel mantenere la loro attenzione nel tempo.

Qui entrano in gioco le playlist, uno dei motori principali della scoperta musicale su Spotify. E, se vuoi emergere, devi imparare a usarle al meglio.

Playlist: la chiave del successo (se sai come usarle)

Le playlist su Spotify sono fondamentali per far sì che la tua musica venga scoperta e ascoltata. Dovresti già sapere che esistono tre tipologie principali di playlist: personalizzate, editoriali e create dagli utenti. Quelle personalizzate, come la celebre Discover Weekly, sono generate automaticamente dall’algoritmo di Spotify, che tiene conto delle abitudini di ascolto degli utenti. Queste playlist si aggiornano costantemente, offrendo una visibilità potenzialmente esplosiva, anche se spesso fugace.

Le playlist editoriali, curate direttamente da esperti interni alla piattaforma, offrono un’esposizione ancora maggiore. Ma qui sta la sfida: per entrare in una di queste, devi catturare l’attenzione dei curatori, e questo richiede un mix di qualità musicale e, soprattutto, tempismo. Le playlist editoriali tendono a rigenerarsi rapidamente, e rimanerci è privilegio di pochi. Anche le band emergenti, pur avendo un colpo di fortuna con una nuova uscita, potrebbero vedere l’effetto svanire rapidamente se non sanno come mantenere alta l’attenzione.

Spotify for Artists: numeri e strategia

Spotify for Artists è uno strumento che ogni musicista dovrebbe conoscere come le proprie tasche. Non è solo una dashboard piena di numeri, ma una vera bussola per guidarti nelle decisioni di marketing. Qui puoi vedere da dove provengono i tuoi ascolti, quali playlist ti includono e, soprattutto, come il tuo pubblico interagisce con la tua musica.

Immagina di scoprire che una fetta considerevole dei tuoi ascolti proviene da una playlist come Anima R&B. Questo ti dice che il tuo target audience è probabilmente attratto da quel tipo di sonorità. Potresti quindi pensare di allineare la tua promozione social verso quel pubblico, magari collaborando con influencer nel settore R&B o concentrandoti sulle community legate a quel genere.

Best practice per crescere su Spotify

Quali sono le tattiche concrete da seguire per migliorare il tuo profilo e la tua visibilità su Spotify? Ecco alcune strategie efficaci:

  • Verifica il tuo profilo: La spunta blu è un simbolo di credibilità. Non solo per i fan, ma anche per i curatori delle playlist;
  • Chiedi ai tuoi fan di seguirti su Spotify: Un follower è molto più prezioso di un semplice ascoltatore. I tuoi brani saranno inseriti in più playlist automatiche se il numero di follower cresce;
  • Promuovi i tuoi brani sui social media: Non lasciare che sia solo Spotify a portare ascolti. Sfrutta i social per dirigere traffico alla tua musica, utilizzando campagne mirate o contenuti organici;
  • Contatta i curatori di playlist: Molte playlist non editoriali sono gestite da utenti o influencer. Cerca di entrare in contatto con loro per proporre la tua musica.
Errori da evitare

Non tutti i percorsi portano al successo. Alcuni errori possono persino far deragliare la tua carriera su Spotify:

  • Comprare ascolti o posizionamenti in playlist: Sembra una scorciatoia allettante, ma è una truffa che Spotify condanna. Potresti finire per essere bannato.
  • Ascoltare la tua musica in loop: Questa è un’altra pratica ingannevole che l’algoritmo non perdona. Meglio evitare.
  • Limitarsi alla promozione solo durante la fase di rilascio: Se promuovi la tua musica solo quando esce, stai perdendo una grande opportunità di mantenere il pubblico interessato nel lungo termine.
La sfida finale: come mantenere il pubblico

Vorrei chiudere con una riflessione chiave: mentre le playlist offrono un’esposizione importante, la tua vera sfida è mantenere l’attenzione nel lungo termine. Come puoi fare? Costruendo una relazione autentica con il pubblico. Fai in modo che gli ascoltatori salvino i tuoi brani nelle loro librerie, seguano il tuo profilo e condividano la tua musica. E, soprattutto, continua a raccontare la tua storia sui social media, con contenuti che parlano al cuore delle persone.

Cosa stai facendo per trattenere il tuo pubblico su Spotify?
Quali difficoltà hai incontrato?

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Marketing musicale in Danimarca: Uno studio sui bisogni degli artisti per la comunicazione di marketing.

di Taryn O’Leary

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A causa del calo delle vendite di CD e dei consumatori economici, l’industria musicale è attualmente impegnata a mantenere vivi i flussi di reddito. Con l’avvento della digitalizzazione e delle nuove tecnologie, l’industria musicale lotta per affrontare e beneficiare dei cambiamenti. Inoltre, gli artisti musicali sono notevolmente gravati dalla mancanza di rimborsi per il loro lavoro creativo a causa dell’aumento complessivo della pirateria musicale e del download illegale. Questa tesi esplora le promozioni degli artisti, la comunicazione di marketing e la gestione delle relazioni come mezzi per sopravvivere nell’ambiente musicale volatile e superare questi tempi di difficoltà. Esamina inoltre il mercato musicale danese e il modo in cui la comunicazione di marketing dovrebbe essere modellata per promuovere gli artisti in modo appropriato e vantaggioso.

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Le nazioni più redditizie su Spotify

I criteri con cui Spotify distribuisce le royalty ai singoli artisti non è proprio così lineare come alcuni, ancora troppi, pensano. La ripartizione non si basa solo sul conteggio degli ascolti, ma tiene conto anche di altri fattori fra cui il paese di provenienza dell’ascoltatore.

Le nazioni più redditizie su Spotify

Leggi: Le Royalty Spotify spiegate al popolo

Uno dei fattori che determinano le royalty agli aventi diritto è il paese di provenienza degli ascoltatori: Spotify infatti premia gli ascolti provenienti dai paesi con il maggior numero di abbonati Premium elargendo royalty un po’ più cospicue.

Mi sono divertito a spulciare quali sono i paesi più redditizi secondo Spotify e voglio condividere con te il frutto di questa piccola ricerca che può darti un’idea dello stato delle cose.

Secondo la mia ricerca, nell’ecosistema Spotify tra le nazioni meno redditizie troviamo Algeria, Azerbaijan, Uzbekistan e Oman che rendono al massimo circa 0,00000700 dollari per ascolto.

Leggermente meglio l’Albania che si aggira attorno ai 0.00000951 dollari per ascolto, mentre un salto lo abbiamo con Kuwait e Barain  con i loro 0.00003500 dollari per stream.

Nell’est europeoe le cose cominciano andar meglio in Bulgaria e Slovacchia con le loro punte di 0.00015701 dollari per ascolto. Ma ancor più riconoscenti sono le due isole Malta e Taiwan che con i loro 0.00116711 aggiungono un’altro decimale al modesto importo.

Facciamo un saltino nell’America Latina dove scopriamo che Messico e Brasile portano l’importo di un ascolto a 0.00264555 dollari, ma attenzione perché da quelle parti nazioni come la Bolivia ti riportano indietro a 0.00002900 senza passare dal via.

Quando finalmente entri nel club delle nazioni più industrializzate come Italia, USA, Giappone, Francia o Germania l’importo ha un salto di qualità e arriva sino a 0.00674664 dollari per stream.

Ma il top di gamma sono Svizzeri, Scandinavi e le grandi isole d’Europa, Islanda e Regno Unito, che con le loro punte di 0.00854517 dollari per ascolto sono la meta più ambita.

E dopo tutto questo sciorinar di cifre, ora hai le idee più chiare su quanto lavoro devi fare per mettere insieme il pranzo con la cena affidandoti alle royalty di Spotify.

Forse ti serve anche un Piano B, non trovi?


Gli altri ottanta.
Racconti dalla galassia post-punk italiana

di Livia Satriano
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Dopo l’esplosione del punk anche in Italia si è verificato un rinascimento musicale. In un momento di riflusso e stagnazione culturale, alcune band hanno saputo interpretare al meglio e in totale controtendenza il bisogno di cambiamento.

La new wave italiana è il risultato di una contaminazione di molteplici generi tra cui rock, elettronica, pop, reggae e disco music. Le possibilità sembravano infinite e c’era la volontà di costruire qualcosa di realmente diverso. Questi esperimenti hanno generato una scena seguita da migliaia di giovani in fuga dall’individualismo dilagante, gettando le basi per nuove mutazioni che ci hanno accompagnato fino a oggi.

Gli altri Ottanta è un libro che raccoglie le testimonianze di alcuni tra i più importanti musicisti dell’epoca: un racconto corale a partire dai tardi anni settanta per arrivare alla fine del decennio successivo, un periodo di grandi contraddizioni, dalla crisi dei movimenti politici al nuovo boom economico. Gli ottanta non sono soltanto quelli del culto dell’ottimismo e del superfluo, non solo dance e synth-pop commerciale, ma anche un laboratorio di forme di comunicazione innovative.

Qui potrete ascoltare le voci di quattordici musicisti che hanno iniziato a muovere i primi passi proprio allora, un viaggio alle origini della scena musicale indipendente italiana, alla ricerca di quelle magie creative che l’hanno resa indimenticabile.

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La dimensione multimediale e multicanale della musica

Quando distribuisci la tua musica nel web, sulle app di streaming, sui social e in streaming video devi considerare ogni canale offre all’utente un’esperienza di ascolto simile ma diversa. Per il pubblico finale l’ascolto su Amazon Music è diverso da quello di Spotify, come è diverso guardare un video su YouTube rispetto ad un video su Facebook, per esempio.

La dimensione multimediale e multicanale della musica

Questo perché ogni singolo canale ha sue caratteristiche che influenzano le abitudini degli utenti e ne condizionano le scelte: è un particolare di cui devi tener conto e che non devi sottovalutare.

Dovresti avere una particolare cura nelle scelte video grafiche attraverso cui veicoli la tua presenza artistica. È importante progettare bene le grafiche della copertina delle tue uscite e coordinare questa immagine, il suo mood, la palette dei colori, in tutti i media ed i canali su cui fai affidamento. Lo stesso vale per i ritratti che dovranno essere coordinati cromaticamente con le dominanti della copertina; stessa cosa vale per i video e i post che andrai a realizzare durante la promozione della tua uscita.

Questo è un lavoro preparatorio che va ideato, pensato e progettato con cura prima dell’uscita della release, in modo di esser pronti a garantire un’adeguata copertura informativa su tutti i canali promozionali a tua disposizione.

Molti artisti indipendenti fanno l’errore di non prepararsi adeguatamente prima dell’uscita della release, il risultato è che troppo spesso la loro comunicazione risulta dispersiva e non viene riconosciuta quando l’ascoltatore/utente transita da un canale all’altro.


Guida completa al Crownfunding

di Carmine La Mura
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Il testo mira ad analizzare gli aspetti civilistici, fiscali ed il funzionamento dello strumento del Crowdfunding, con l’obiettivo di costituire un valido sussidio sia per quanti volessero presentare un progetto, sia per potenziali investitori che invece desiderano meglio approfondire l’argomento.

Analisi, casi operativi, aspetti legali, tributari e suggerimenti per una campagna di successo. L’eBook in pdf di 255 pagine è aggiornato con:

Circolare MiSE del 25 febbraio 2021
Decreto MiSE pubblicato in G.U. il 15 febbraio 2021
Agevolazioni fiscali
Regolamento UE 1503/2020 pubblicato il 7 ottobre 2020 sulla G.U. dell’Unione Europea e applicabile a decorrere dal10 novembre 2021 e disciplina transitoria

Un apposito capitolo è dedicato alla fase di programmazione ed attuazione di una Campagna di Crowdfunding basata sull’analisi di numerosi casi di successo in Italia ed all’estero.

Verranno forniti suggerimenti pratici ed operativi, nonché un’illustrazione degli strumenti e risorse online più utili per lanciare efficacemente la raccolta fondi.

Si partirà da un’analisi del fenomeno, con l’illustrazione di casi operativi, successivamente si illustreranno le diverse forme di Crowdfunding, e le piattaforme più diffuse, analizzandone le caratteristiche peculiari.

Un apposito capitolo illustrerà l’attuale quadro normativo che è stato oggetto nel 2019 di importanti modifiche specie alla disciplina dell’Equity Crowdfunding. Essendo il Crowdfunding uno strumento altamente innovativo, non sempre vi sono specifiche disposizioni tributarie che lo regolamentano, pertanto, a tali problematiche ed alle agevolazioni fiscali fruibili sarà dedicato un apposito approfondimento. L’ultimo capitolo presenterà dei suggerimenti operativi per impostare con successo la propria campagna.

La stessa può suddividersi in una fase pre-lancio ed una fase di lancio, per ognuna vi sono delle attività da svolgere per raggiungere gli obiettivi di raccolta prefissati. Si fornirà uno schema che illustra per ogni fase i compiti da portare a termine, illustrandone successivamente i principali.
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Spotify e Believe giocano sporco?

In questi giorni Audiocoop, associazione di piccoli produttori ed editori che si occupa della tutela dei diritti connessi e copia privata, ha lanciato un grido d’allarme rivolto ad AgCom perché prenda provvedimenti verso i comportamenti di Spotify e Believe, quest’ultimo uno dei più grandi distributori di musica mondiali.

Ma cosa sta succedendo?

Spotify e Believe giocano sporco?

Come già anticipato in questo post di novembre, Spotify a partire da gennaio cambierà il suo modello di pagamento e verserà le royalty solo agli artisti musicali che raggiungono i 1000 ascolti all’anno: le indiscrezioni di novembre indicavano 200 stream all’anno.

Secondo Spotify, in questo modo si liberano 40 milioni di dollari all’anno che potranno essere distribuiti verso gli artisti che superano questa soglia, ma evidentemente queste buone intenzioni non convincono gli associati Audiocoop e nemmeno altre rappresentanze delle piccole etichette nazionali.

A questo si aggiunge un’altro allarme dagli artisti che hanno la loro musica distribuita dalla francese Believe che è il secondo distributore di musica digitale al mondo.

In questi giorni, molti artisti o le loro piccole etichette hanno ricevuto una mail in cui vengono informati che la loro musica verrà tolta dai cataloghi Believe, perciò da tutte le piattaforme di streaming, perché secondo Believe hanno praticato attività di streaming fraudolente: a quanto pare cosa non vera per buona parte di loro.

Cosa sta succedendo? Io un’idea me la sono fatta.

Distribuire musica in digitale è semplice, ma in realtà ha enormi costi energetici e di infrastrutture. Già nel 2022 Spotify era in sofferenza per questi investimenti utili per gestire e distribuire le 100.000 canzoni che ogni giorno vengono caricare sulla piattaforma.

Per Spotify mettere un tetto ai pagamenti è certamente un modo di contenere i costi di questo impegno, scoraggiando tutti quei musicisti che, senza un reale convincimento e magari senza arte ne parte, tentano la carriera discografica. La stessa cosa, a mio avviso, vale per Believe Italia che sembra volersi liberare degli artisti meno economicamente produttivi per alleggerire il suo carico di lavoro.

Per fartela facile, stanno tagliando i rami secchi.

Detto questo, bene fa Audiocoop a interessare AgCom e Ministero della Cultura su questa situazione e sinceramente spero che a loro si aggreghino tutte le altre realtà legate agli indipendenti.

In un sistema di distribuzione così centralizzato l’abuso di posizioni dominanti o altre situazioni che possono distorcere il mercato musicale vanno evidenziate e opportunamente censurate e auguro che chi di competenza si muova e pure piuttosto in fretta.

Riguardo il comportamento di Believe, da quanto risulta nella testimonianza del cantautore Francesco Sacco, sembra proprio che ci sia una mancanza di trasparenza e pure una male motivata decisione unilaterale da parte della piattaforma.

Ma già che ci siamo, vorrei anche fare l’avvocato del diavolo.

Ho sempre trovato sorprendente come le etichette, soprattutto ma non solo, indipendenti, in questi anni si siano limitate a buttare sul mercato pubblicazioni come non ci fosse un domani, senza mai investire tempo o risorse nel marketing dei prodotti o sul branding degli artisti: in un mondo così affollato di proposte musicali il genio o la bravura musicale di un artista non è sufficiente ad attrarre pubblico se questi nemmeno sa della sua esistenza ed è distratto da mille altri stimoli più attrattivi.

L’avvento della musica in streaming ci ha forse fatto credere che l’avvio di una carriera discografica fosse alla portata di tutti, di chiunque, ma direi che evidentemente non è così e forse non lo è mai stato.

Per poter vivere nell’ecosistema della comunicazione digitale fatto di social, siti, web radio e app di streaming, artisti ed etichette devono prendere coscienza che non basta investire in buone produzioni, ma è indispensabile investire tempo e risorse in promozione e marketing, sul prodotto musicale e sull’artista.

L’alternativa è l’estinzione.

Leggi il comunicato di Audiocoop


Music business. La grande guida: Tutti i segreti per orientarti nell’industria musicale odierna e trasformare la tua passione nel lavoro della vita

di Alessandro Liccardo
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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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marketing musicale musica streaming Spotify Spotify playlist

Come riconoscere le playlist false.

Nell’ecosistema di Spotify, che sfrutta alcune dinamiche social di condivisione, le playlist hanno un ruolo preminente perché dimostrano quanto si stia diffondendo la tua musica, quante siano le persone che ti seguono attivamente e, di conseguenza, aumentano le possibilità per essere notati dall’algoritmo e ottenere un effetto virale, sia in termini di popolarità, sia in termini di ascolti organici.

Come riconoscere le playlist Spotify false.

È noto che esistono milioni di playlist false legate a streaming farm che generano finti ascolti perché non corrispondenti a persone reali ma a bot informatici. È una piaga che Spotify ha cercato di arginare e sulla quale sta lavorando per ottenere risultati migliori. Questo perché questo genere di ascolti, non essendo legati ai gusti di un pubblico reale, minano l’esperienza di ascolto che gli algoritmi propongono agli ascoltatori, con il conseguente rischio di mettere in tendenza prodotti discografici di qualità dubbia deludendo le aspettative dell’ascoltatore.

Non esiste un modo certo per individuare una playlist falsa, ma ci sono dei segnali d’allarme utili a capire se una playlist Spotify è legata ad un utente reale o ad un bot informatico:

1.Corrispondenza tra ascoltatori e stream

Se la tua canzone è in una playlist che genera un numero di ascolti corrispondente al numero dei follower è molto probabile che sia una playlist falsa. In una playlist organica, in genere gli stream sono superiori agli ascoltatori perché le persone tendono a riprodurre i brani più volte.

2. Crescita troppo rapida di ascolti

Il tuo brano è in una playlist con migliaia di follower e, nell’arco di 24/48 ore, raggiunge o supera in ascolti il numero dei follower, ti sembra possibile? Ti sembra credibile che migliaia di persone ascoltino quasi contemporaneamente la stessa playlist?

3. Follower sospetti

Guardati dai curatori di playlist che hanno tra i loro follower migliaia di profili senza icona o con nomi o sigle improbabili. È molto probabile che si tratti di account falsi legati a streaming farm.

4. La playlist non compare IN scoperta su

Nelle statistiche di Spotify For Artist, o sulla tua pagina artista, vengono indicate le principali playlist in cui viene ascoltata la tua musica. Se una playlist non compare in questo elenco o è una playlist fasulla oppure è una playlist morta, non ascoltata, di conseguenza non ti è di nessuna utilità.

Detto questo, devi tener sempre presente che Spotify colpisce pesantemente chi usa tecniche fraudolente per spingere la sua musica. Lo fa rimuovendo i brani incriminati e, dal 2024, arrivando a multare distributori o etichette accusate di usare streaming farm o altre tecniche ritenute fraudolente.

Ma non c’è solo questo. Gli algoritmi di Spotify lavorano molto sull’esperienza personale dell’ascoltatore. Lavorano per proporre la tua musica alle persone che meglio possono recepirla e apprezzarla. Spingerla attraverso bot automatici va ad inquinare i dati che Spotify raccoglie per selezionare il pubblico più adatto alle tue produzioni.

Ti sembra poco?


Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

di PlayHola

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“Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica” è la guida essenziale per gli artisti che desiderano fare della promozione musicale il loro punto di forza. Grazie ai consigli di PlayHola, brand specializzato nel marketing musicale, imparerai come creare playlist efficaci, ottimizzare la tua presenza su Spotify e promuovere la tua musica attraverso i canali più adatti. Scopri come utilizzare al meglio le playlist di Spotify, una vera e propria arma nel mondo del marketing musicale, per raggiungere un pubblico più ampio e far crescere la tua carriera artistica.

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Spotify modifica il modello di pagamento

La rivista Music Business Worldwide ha raccolto l’indiscrezione che dal 1° trimestre 2024 Spotify opererà tre importanti modifiche nella distribuzione delle royalties agli artisti. Pur confermando il suo sistema di royalty pro-rata, noto come streamshare, queste tre modifiche avranno un impatto importante sui proventi dei singoli artisti, sui loro editori e sui loro distributori. Vediamo quali sono:
Spotify modifica il modello di pagamento.

  1. introdurre una soglia di stream minimi annuali prima che una traccia inizi a generare royalties su Spotify;
  2. Penalizzare finanziariamente i distributori di musica , comprese le etichette, quando viene rilevata attività fraudolenta sulle tracce caricate su Spotify;
  3. Introdurre una durata minima di riproduzione che ogni traccia noise non musicale deve raggiungere per generare royalties.

Con queste tre azioni, Spotify intende modificare l’allocazione del denaro pagato ai titolari dei diritti, musicisti, autori ed etichette, in particolare, riducendo quello destinato ai brani molto poco ascoltati, quello raccolto dai truffatori dello streaming e da coloro che ingannano deliberatamente la piattaforma. Vediamole nel dettaglio:

Introduzione di una soglia minima di stream prima che il brano inizi a generare royalties.

Le indiscrezioni trapelate dallo staff di Spotify indicano che questa misura colpirà un numero molto esiguo di musicisti, circa il 5%. Il problema che la piattaforma svedese vuole risolvere è di liberare qualche decina di milioni di dollari che di fatto questi artisti non incassano, perché cifre irrisorie di pochi centesimi, che restano ferme nei conti bancari dei distributori.

Oggi, ogni riproduzione su Spotify della durata superiore a 30 secondi attiva il pagamento di una royalty. Dal primo trimestre 2024 non sarà più così. A partire dal nuovo anno un brano dovrà raggiungere un numero minimo di stream annuali prima di generare royalties. Non ci sono cifre certe, solo indiscrezioni che indicano che il minimo sindacale per guadagnare sarà di almeno 200 riproduzioni all’anno. Questa mossa colpirà soprattutto tutti quei musicisti indipendenti con ascolti mensili ridotti.

Penalità finanziarie a distributori ed etichette in caso di attività fraudolente.

Spotify ha un buon sistema di rilevamento anti frode in grado di colpire le Stream Farm che con metodi diversi creano ascolti fasulli minando la trasparenza del mercato e sfalsano la popolarità dell’artista e della sua musica. A partire dal 2024, l’app di streaming non si limiterà a rimuovere i brani dopati da stream fasulli, ma arriverà a multare anche i distributori e le etichette come misura deterrente verso queste cattive abitudini.

Introduzione di un tempo minimo di ascolto che le tracce noise, non musicali devono raggiungere per generare royalties.

I creatori di contenuti non musicali come ad esempio rumore bianco, battiti binaurali, canto delle balene, ecc. vengono pagati come ogni altro creatore di musica su Spotify. Questi brani in genere trovano il loro utilizzo nella meditazione, per conciliare il sonno o aumentare la concetrazione nello studio o al lavoro. Son frequenti i casi in cui sono state creati album con tracce di white noise, o altri rumori ambientali, della durata di 31 secondi: il minimo sindacale per incassare una royalty.

Spotify sta pianificando di allungare in modo significativo il tempo minimo che ogni traccia di contenuto audio non musicale deve soddisfare prima che venga attivato un pagamento. In questo scenario, una playlist di tracce di rumore bianco di 31 secondi ciascuna, per poter beneficiare della monetizzazione di Spotify, dovrà essere rimossa, divisa in tracce da 4 minuti e quindi ricaricata.

I contenuti non musicali sono una modesta parte dell’offerta di Spotify, ma il loro utilizzo da parte degli utenti genera un’importo di royalties di tutto rispetto. Richiedendo che le tracce noise siano più lunghe per la monetizzazione significa meno stream, il che a sua volta significa più soldi nel sistema pro-rata che tornano ai contenuti realmente musicali.

Non tutta l’industria musicale ha accolto con favore queste tre novità di Spotify che però segnano un passo verso un sistema più equilibrato di distribuzione delle royalties, incidendo anche come deterrente sull’eccessiva proliferazione di brani, 100.000 al giorno, caricati sulle piattaforme di streaming.

La decisione di Spotify fa il paio con la sperimentazione del modello Artist Centric che Deezer sta sperimentando con UMG e che molto ha preoccupato TuneCore ed altri distributori che trovano il loro business nelle autoproduzioni o nelle piccole etichette indipendenti. Un tema che sicuramente riprenderemo perché è in corso di evoluzione.

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Che utilità ha Canvas di Spotify?

Canvas è una delle funzioni più interessanti di Spotify perché offre uno strumento visivo, semplice da realizzare, per distinguerti su questa app musicale. È un dato di fatto che l’abbinamento musica e video attira l’attenzione e rinforza il ricordo anche nell’ascoltatore più distratto. Se usato coerentemente

Qual'è l'utililità di Canvas di Spotify?

Le immagini offrono molte possibilità creative a livello di storytelling, contesto, creazione di mondi e sensibilizzazione del pubblico. Le Canvas abbinate ai tuoi brani, offrono agli ascoltatori un’esperienza più ricca, creando connessioni e suggestioni completamente nuove. Caricare mini video o immagini fisse su Canvas, attraverso Spotify for Artists, è semplice ma per ottenere il massimo da questi elementi visivi, ti suggerisco di seguire queste linee guida:

1 Creativo e Coerente

Per avere un Canvas efficace che supporti adeguatamente il tuo brano ti suggerisco di giocare con la grafica di copertina riproponendola creativamente. Il massimo è quando riesci a coordinare graficamente Profilo, Spotify, Canvas, Video musicale, grafica del singolo o dell’album e le foto che accompagnano la tua comunicazione.

2 Usa una strategia di narrazione

Ho individuato due modi per ottenere dei Canvas efficaci quando carichi un album:
a) Puoi usare un’unica idea visiva, un’immagine fissa o in movimento, che riproponi per ogni traccia inserendo una variazione: cambiandone i colori dominanti o inserendo degli elementi grafici diversi, sempre comunque rispettando una coerenza con la grafica di copertina dell’album.
b) Creare una narrazione o delle suggestioni diverse, ma sempre coordinate, per ogni traccia. Cercando di accompagnare il visitatore all’ascolto della traccia seguente.

3 Completa la narrazione

Le Canvas durano dai 3 agli 8 secondi. Utilizzare una sequenza del tuo video potrebbe non essere una buona idea. Anche se il tempo a disposizione è ridottissimo, sarebbe bene che l’immagine sia di forte impatto estetico e che comunque contenga una narrazione, un’azione, un qualcosa che possa attizzare la fantasia del visitatore. Puoi sfruttare l’opzione di loop, che crea un ciclo continuo senza interruzioni, oppure quella di rebound che riproduce prima in avanti e poi all’indietro la clip ottenendo un effetto curioso che può essere divertente ed intrigante.
Puoi anche usare sequenze brevi a stacco, ma non troppo brevi, i tagli troppo veloci non sono graditi e creano disorientamento, è preferibile un andamento fluido e lineare.

4 Consigli Tecnici

Canvas non ha audio e non può essere sincronizzato con la musica. Evita filmati in cui si canta o si parla e realizza il video senza la pista audio. Devi tener conto che la parte parte bassa dello schermo è occupata dal player, perciò tutti i contenuti interessanti del video devono trovarsi su circa i due terzi superiori dello schermo. Sul player sono inoltre già indicati il nome dell’artista e il titolo della traccia, sarebbe da evitare che fossero presenti anche sul video o immagine Canvas.

5 Aggiorna o modifica i Canvas

Puoi modificare o cambiare i Canvas dei tuoi brani quando vuoi. Per esempio, potresti creare un Canvas a tema natalizio da caricare durante i giorni delle feste se il tuo brano è adatto per l’occasione; oppure puoi usare i Canvas dei tuoi brani per ricordare agli ascoltatori che parteciperai ad un evento importante. Anche qui puoi scatenare la tua fantasia.

Con questo direi d’averti detto tutte le cose più importanti che devi sapere su Canvas, uno strumento molto utile per incrementare ascolti e il coinvolgimento del pubblico.

Se hai difficoltà tecniche o ti serve qualche idea per i tuoi Canvas puoi contare sulla mia esperienza creativa. Contattami e vedremo come creare una buona immagine coordinata del tuo canale Spotify, dalla copertina al Canvas. Scrivimi


Music business. La grande guida: Tutti i segreti per orientarti nell’industria musicale odierna e trasformare la tua passione nel lavoro della vita

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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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10 Tips per una buona biografia su Spotify

La sezione biografia sulla pagina artista di Spotify spesso viene usata dagli artisti musicali in maniera impropria. Mettendoci un po’ di malizia mi viene da pensare che spesso, soprattutto gli emergenti, si lascino catturare dalla pigrizia e, nel migliore dei casi, si limitano a mettere qualche frase poetica d’effetto che forse descrive il loro essere ma di certo non descrive la loro figura artistica.

tips per una buona biografia su Spotify

Questa sottovalutata biografia in Spotify è uno di quegli strumenti strategici per farti conoscere da chi ti ascolta ma anche per aiutare gli algoritmi della piattaforma a classificarti meglio e quindi trovare il pubblico giusto per te e le tue creazioni.

Una buona biografia artista su Spotify dovrebbe essere efficace e coinvolgente e contenere non solo le informazioni biografiche ma anche quelle artistiche. I caratteri a disposizione non sono molti ma sono sufficienti per redigere un buon racconto biografico ricco di suggestioni.

Di seguito, alcune linee guida che possono aiutarti a scrivere un’autobiografia ricca di contenuti e che ti rappresenti: devi solo trovare il tuo stile narrativo per renderla ancora più attraente.

1. Concisa ma informativa

Per scrivere la biografia Spotify hai a disposizione 1500 caratteri, in realtà non sono molti, ma sono sufficienti per un testo abbastanza dettagliato da fornire informazioni rilevanti sul tuo conto. Lo stile deve essere chiaro e accattivante.

2.Stile coerente

Per la tua biografia dovresti trovare uno stile coerente con la tua personalità e il tuo genere musicale. Ad esempio, se la tua musica è energica e vivace, la biografia potrebbe essere scritta in modo dinamico e coinvolgente.

3.Usa parole chiave

Ti sarà utile includere parole chiave pertinenti nella biografia per rendere più facile trovarti con la funzione di ricerca di Spotify. Ad esempio, se fai parte di un genere specifico o sei associato a un movimento artistico particolare, queste informazioni dovrebbero essere menzionate nella biografia.

4. Storia personale

Racconta la tua storia personale. Importanti sono i momenti chiave che hanno influenzato la tua carriera musicale. Volendo puoi includere informazioni sulla tua infanzia, ma più importanti sono i primi approcci alla musica e gli eventi significativi che hanno plasmato il tuo percorso artistico.

5. Stile e genere musicale

La biografia deve anche contenere lo stile musicale e il genere in cui ti collochi. Fornisci dettagli sulle influenze musicali che ti hanno ispirato e sulle caratteristiche distintive della tua musica.

6. Successi e riconoscimenti

Elencare le tue medaglie, i successi e i riconoscimenti più significativi, come premi vinti, album di successo, brani più popolari o collaborazioni di rilievo ti aiuta ad acquisire quell’autorevolezza e credibilità che suscita interesse nei potenziali ascoltatori.

7. Esperienze live

Se hai esperienze significative di esibizioni dal vivo, come concerti importanti, tour o festival, è utile menzionarle nella biografia. Questo può suscitare l’interesse di chi cerca nuove esibizioni da vedere.

8. Aneddoti e curiosità

Ovviamente puoi arricchire la tua biografia con aneddoti o curiosità interessanti. Se ben usati questi dettagli personali possono creare un legame più intimo tra te e i fan.

9. Collegamenti e contatti

Assicurati di includere collegamenti rilevanti, come il tuo sito web ufficiale, i tuoi profili social media/network e i contatti con il management o la prenotazione dei biglietti. Facilita l’accesso a ulteriori informazioni sul tuo conto e la possibilità di mettersi in contatto con te.

10. Aggiornamenti periodici

Non dimenticare mai di aggiornare la biografia con i nuovi sviluppi e le ultime notizie sul tuo conto. Aggiungi informazioni sui nuovi album, singoli o progetti futuri. Usala per mantenere i fan informati.

Come vedi, puoi veramente usare la biografia di Spotify per creare un legame diretto, veloce e pratico con i tuoi ascoltatori e farli diventare tuoi fan. Chi si appassiona alla tua musica, puoi starne certo, si appassionerà anche alla tua figura artistica e in questa sezione di Spotify farà il primo passo perché tu diventi uno dei suoi artisti di riferimento.

Non dimenticare mai di aggiornare la biografia con i nuovi sviluppi e le ultime notizie sul tuo conto. Aggiungi informazioni sui nuovi album, singoli o progetti futuri. Usala per mantenere i fan informati.

Non dimenticare che tutto il lavoro che hai fatto per la biografia su Spotify puoi replicarlo con un semplice copia e incolla su tutti i tuoi profili artista sulle altre App, anzi, dovresti proprio farlo.


Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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