Hai appena scritto la canzone perfetta, sei veramente soddisfatto. Hai la melodia che ti frulla in testa da mesi, il testo che ti emoziona, la visione artistica pronta a conquistare il mondo. Arriva il momento di registrare. Ed è qui che spesso la maggior parte degli artisti commette l’errore più costoso: investire tutto (o quasi) in uno studio hi-tech, illudendosi che la tecnologia farà la differenza.
Il risultato è scontato: Un brano costoso, confezionato alla perfezione, magari ben suonato, ma invisibile e senza pubblico. Se non realizzi che la registrazione è solo una delle fasi, e non la più importante nella realizzazione di un prodotto discografico, sei destinato a raccogliere fallimenti a catena nonostante il tuo impegno e le tua capacità artistiche.
A venirci in aiuto su come allocare le risorse di una produzione discografica esiste il cosiddetto paradosso del 50/30/20, che deve il nome ad una famosa. regola finanziaria in ambito di risparmio personale. In ambito musicale, il 50/30/20 è la mappa per non buttare soldi e tempo, e per far arrivare la tua musica dove serve davvero. Non è una regola aurea, ma è un buon punto di riferimento per orientarti nella gestione delle risorse.
1. Il mito dello studio hi-tech
La tentazione è forte: entrare in uno studio di registrazione professionale, con microfoni da migliaia di euro, console vintage, acustica perfetta ed il top dei professionisti a disposizione. È il sogno di ogni musicista. Ma il rischio è concreto: finire per spendere gran parte del budget in ore di studio, senza avere poi risorse per il resto del percorso. Il suono sarà bellissimo, sì, ma se nessuno lo ascolta, sarà solo un costoso esercizio di stile.
Lo studio di registrazione è un mezzo, non un fine. La qualità tecnica è importante, ma non deve essere l’unico obiettivo. L’errore più comune è pensare che basti registrare bene una canzone perché questa abbia successo. In realtà, la registrazione è solo una delle tante fasi, e spesso non è quella che fa la differenza tra un brano che esplode e uno che sparisce nel nulla.
2. Il paradosso del 50/30/20
Come già detto, la regola del 50/30/20, applicata alla produzione musicale, è un metodo che può aiutarti a gestire consapevolmente le risorse disponibile per la registrazione e la promozione del tuo lavoro.
- 50% delle risorse alla pre-produzione (soundcheck emotivo, analisi demo, scelta dei suoni, arrangiamento, test su pubblico target)
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30% al marketing pre-lancio (engagement sui social, teaser, challenge, coinvolgimento della community)
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Solo 20% alla registrazione effettiva (ore in studio, tecnici, strumenti, attrezzature)
Questa suddivisione non è casuale ma non va nemmeno presa alla lettera. È comunque il risultato di anni di esperienza e di analisi dei flop e dei successi del mercato musicale. Chi inverte questi rapporti, cioè chi spende il 70-80% del budget in studio e il resto alla carlona nelle altre fasi, finisce per avere un brano tecnologicamente perfetto ma commercialmente invisibile.
2.1. Pre-produzione: il 50% che fa la differenza
La pre-produzione è la fase più sottovalutata e, invece, la più determinante. Qui si decide tutto:
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Soundcheck emotivo: non basta scegliere i suoni, bisogna capire se trasmettono le emozioni giuste. Un basso distorto può evocare rabbia, un synth vintage nostalgia. Ogni scelta timbrica deve essere funzionale al messaggio del brano.
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Analisi demo: registrare demo e farle ascoltare a pubblici diversi (superfan, casual listener, critici). I loro feedback ti dicono se la canzone funziona o se va riscritta, accorciata, modificata.
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Arrangiamento: creare più versioni dello stesso brano: una per la radio, una per lo streaming, una per i live. Ogni piattaforma ha le sue regole e i suoi tempi.
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Test su dispositivi: ascoltare i demo su smartphone, auricolari, auto, altoparlanti economici. Se non suona bene ovunque, non funzionerà nel mondo reale.
Questa fase richiede tempo, creatività e metodo. Non è solo tecnica: è psicologia, marketing, ascolto attivo. Se salti o sottovaluti la pre-produzione, il resto del processo sarà una lotta contro i mulini a vento.
2.2. Marketing pre-lancio: il 30% che costruisce il pubblico
Il marketing non inizia dopo la registrazione: inizia prima, molto prima. Il 30% delle risorse va investito in attività che costruiscono aspettativa, coinvolgono la community, creano hype.
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Fake leak: far uscire “per sbaglio” snippet distorti del brano, per alimentare il gossip e la curiosità. È una strategia usata da Beyoncé, Billie Eilish e molti altri. Funziona se hai già anche se hai un piccolo pubblico di fedelissimi.
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Engagement: creare contenuti esclusivi, teaser, challenge vocali, contest e gadget per i fan più stretti o per legare a te quelli nuovi che dimostrano entusiasmo.
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Teaser e contenuti social: video dietro le quinte, storie Instagram, dirette TikTok, podcast di backstage. Tutto serve a far sentire il pubblico parte del processo creativo.
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Coinvolgimento dei creator: collaborare con creator di medio peso (500k-1M follower) per challenge, remix, cover. Sono loro che possono far esplodere un brano su TikTok, Reels, YouTube Shorts.
Se trascuri il marketing mentre stai dando corpo al brano, poi sarà troppo tardi. Il pubblico va costruito giorno per giorno, prima, durante e dopo la registrazione. Questa fase deve fare parte integrante del processo artistico di una produzione musicale.
2.3. Registrazione: solo il 20% del budget
Finalmente, si entra in studio. Ma con una consapevolezza diversa: la registrazione non è il centro del progetto, è una delle tante fasi.
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Tecnologia al servizio della creatività: usare plugin, IA, automazioni per ottimizzare tempi e costi. Non serve avere la console più costosa del mondo: ti serve sapere come usare quello che hai.
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Performance: registrare più take, scegliere il migliore, non accontentarsi del va bene così.
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Collaborazione con i tecnici: lavorare in team è fondamentale, anche per una crescita professionale. Ascolta i consigli, impara metodi e trucchi, ma mantieni il controllo artistico.
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Ascolto critico: ascolta le tracce su diversi dispositivi, anche durante la registrazione. Se qualcosa non funziona, torna sui tuoi passi e corregilo.
La registrazione è importante, ma non è tutto. Se hai fatto bene la pre-produzione, il marketing pre-lancio e post-lancio, la fase in studio sarà più veloce, efficace, economica. E il risultato sarà un brano che non solo suona bene, ma che ha già un pubblico pronto ad ascoltarlo.
3. Gli errori da evitare
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Invertire i rapporti: spendere il 70-80% in studio e il resto “alla carlona” nelle altre fasi.
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Sottovalutare la pre-produzione: pensare che basti scrivere una canzone e registrarla. Un brano va pensato e progettato con cura, dalla struttura all’arrangiamento.
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Ignorare il marketing pre-lancio: aspettare che il brano sia pronto per pensare al pubblico.
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Fidarsi solo della tecnologia: pensare che basti uno studio hi-tech per fare la differenza.
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Non testare i demo: non ascoltare il parere di pubblici diversi, non fare test su dispositivi diversi.
4. La domanda che brucia
Quanti soldi e quanto tempo hai sprecato invertendo questi rapporti? Quante volte hai registrato un brano perfetto, ma senza pubblico? La prossima volta, prova a seguire la regola del 50/30/20 e valuta la differenza.
5. GIOCO DI SQUADRA
Ti sembra che applicare questo metodo sia complesso? Richiede troppa energia e impegno? Se fai tutto da solo, senza consulenti o collaboratori in effetti il tutto diventa molto impegnativo. Ma è proprio il gioco di squadra a fare la differenza, il saper sfruttare le esperienze e le conoscenze di altri per ottenere il maggior risultato possibile.
Gratificami, offrimi un caffe!
Music Marketing
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