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Perché il marketing è indispensabile ai musicisti?

Il settore musicale, all’interno di quel grande sistema che è l’industria dell’intrattenimento, ancora non si è ben adattato ai cambiamenti imposti dall’evoluzione tecnologica, che vede la fruizione della musica in streaming e l’abbandono dei supporti fisici. L’estrema facilità con cui gli artisti musicali possono generare e pubblicare contenuti rende cruciale la necessità di emergere in mezzo all’abbondante offerta musicale.

Perché il marketing è indispensabile ai musicisti.

Il rapporto Luminate relativo al 2022 fotografa una situazione in cui il 42% delle pubblicazioni musicali mondiali ha meno di 10 ascolti annui e di questi, il 24% non ne ha proprio nessuno. Ma non c’è solo questo, fino a qualche anno fa un artista emergente poteva iniziare una carriera artistica trovando spazio negli spazi dedicati alla musica come club, festival, o rassegne, nei quali farsi conoscere o notare dal pubblico.

A detta di molti, questo paradigma si è parzialmente invertito, è l’artista che si è conquistato uno spazio attraverso i social media ed i social network quello che riesce a trovare un palcoscenico per un contatto diretto con il pubblico. Mentre un tempo l’artista emergente poteva iniziare dai live per arrivare alla produzione discografica, magari con un bel contratto pluriennale, oggi è l’artista che spesso deve investire nelle sue produzioni discografiche, investire nella loro diffusione e promozione, dedicare tempo e risorse sulla sua immagine per poter avere quell’autorevolezza che gli aprirà le porte ai live. Per farla breve, è l’artista musicale che ha già una sua base fan attiva che trova gli spazi e chi è disposto ad investire per le sue esibizioni.

A queste difficoltà, aggiungiamo anche le novità che dal 2024 coinvolgono Spotify e Deezer che, con modalità diverse, hanno messo delle soglie per la monetizzazione delle royalty, rendendo la sopravvivenza degli artisti meno performanti un po’ più complicata.

Per poter emergere e ritagliarsi una propria posizione in questo contesto, oltre a dimostrare la propria competenza musicale, l’artista deve sviluppare una personalità autentica che risuoni con il pubblico utilizzando tutti gli strumenti messi a disposizione dalla comunicazione digitale. Lo può fare applicando quelle strategie di personal branding che vengono utilizzate in prodotti diversi da quello discografico.

Il segreto è di andare oltre alla semplice qualità del prodotto musicale, che comunque deve essere alta, e costruire una connessione emotiva con il pubblico. Gli artisti di successo non sono apprezzati solo per le loro abilità musicali, ma anche per la coerenza della loro identità, online e offline, e l’abilità di rappresentare valori che il pubblico desidera abbracciare.

Il mio impegno va esattamente in questa direzione: offrire agli artisti musicali gli strumenti, i metodi e le strategie per poter costruire un’identità unica e riconoscibile al fine di creare una fedeltà duratura tra i fan e garantendo la sostenibilità e la longevità della loro carriera. Lo faccio attraverso il dialogo, l’analisi delle potenzialità, del mercato e degli obiettivi che ogni singolo artista vuol ottenere; offrendo il mio supporto nella costruzione del personal brand e nella promozione dei prodotti discografici.


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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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Spotify e Believe giocano sporco?

In questi giorni Audiocoop, associazione di piccoli produttori ed editori che si occupa della tutela dei diritti connessi e copia privata, ha lanciato un grido d’allarme rivolto ad AgCom perché prenda provvedimenti verso i comportamenti di Spotify e Believe, quest’ultimo uno dei più grandi distributori di musica mondiali.

Ma cosa sta succedendo?

Spotify e Believe giocano sporco?

Come già anticipato in questo post di novembre, Spotify a partire da gennaio cambierà il suo modello di pagamento e verserà le royalty solo agli artisti musicali che raggiungono i 1000 ascolti all’anno: le indiscrezioni di novembre indicavano 200 stream all’anno.

Secondo Spotify, in questo modo si liberano 40 milioni di dollari all’anno che potranno essere distribuiti verso gli artisti che superano questa soglia, ma evidentemente queste buone intenzioni non convincono gli associati Audiocoop e nemmeno altre rappresentanze delle piccole etichette nazionali.

A questo si aggiunge un’altro allarme dagli artisti che hanno la loro musica distribuita dalla francese Believe che è il secondo distributore di musica digitale al mondo.

In questi giorni, molti artisti o le loro piccole etichette hanno ricevuto una mail in cui vengono informati che la loro musica verrà tolta dai cataloghi Believe, perciò da tutte le piattaforme di streaming, perché secondo Believe hanno praticato attività di streaming fraudolente: a quanto pare cosa non vera per buona parte di loro.

Cosa sta succedendo? Io un’idea me la sono fatta.

Distribuire musica in digitale è semplice, ma in realtà ha enormi costi energetici e di infrastrutture. Già nel 2022 Spotify era in sofferenza per questi investimenti utili per gestire e distribuire le 100.000 canzoni che ogni giorno vengono caricare sulla piattaforma.

Per Spotify mettere un tetto ai pagamenti è certamente un modo di contenere i costi di questo impegno, scoraggiando tutti quei musicisti che, senza un reale convincimento e magari senza arte ne parte, tentano la carriera discografica. La stessa cosa, a mio avviso, vale per Believe Italia che sembra volersi liberare degli artisti meno economicamente produttivi per alleggerire il suo carico di lavoro.

Per fartela facile, stanno tagliando i rami secchi.

Detto questo, bene fa Audiocoop a interessare AgCom e Ministero della Cultura su questa situazione e sinceramente spero che a loro si aggreghino tutte le altre realtà legate agli indipendenti.

In un sistema di distribuzione così centralizzato l’abuso di posizioni dominanti o altre situazioni che possono distorcere il mercato musicale vanno evidenziate e opportunamente censurate e auguro che chi di competenza si muova e pure piuttosto in fretta.

Riguardo il comportamento di Believe, da quanto risulta nella testimonianza del cantautore Francesco Sacco, sembra proprio che ci sia una mancanza di trasparenza e pure una male motivata decisione unilaterale da parte della piattaforma.

Ma già che ci siamo, vorrei anche fare l’avvocato del diavolo.

Ho sempre trovato sorprendente come le etichette, soprattutto ma non solo, indipendenti, in questi anni si siano limitate a buttare sul mercato pubblicazioni come non ci fosse un domani, senza mai investire tempo o risorse nel marketing dei prodotti o sul branding degli artisti: in un mondo così affollato di proposte musicali il genio o la bravura musicale di un artista non è sufficiente ad attrarre pubblico se questi nemmeno sa della sua esistenza ed è distratto da mille altri stimoli più attrattivi.

L’avvento della musica in streaming ci ha forse fatto credere che l’avvio di una carriera discografica fosse alla portata di tutti, di chiunque, ma direi che evidentemente non è così e forse non lo è mai stato.

Per poter vivere nell’ecosistema della comunicazione digitale fatto di social, siti, web radio e app di streaming, artisti ed etichette devono prendere coscienza che non basta investire in buone produzioni, ma è indispensabile investire tempo e risorse in promozione e marketing, sul prodotto musicale e sull’artista.

L’alternativa è l’estinzione.

Leggi il comunicato di Audiocoop


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Come si comporta la gente on line?

Dall’analisi dei comportamenti delle persone online, puoi trarre delle conclusioni utili su come gestire la tua presenza online. Per esempio, come definire una strategia utile per ottenere buoni risultati senza perdere troppo tempo o faticando troppo.
Un po' di numeri interessanti riguardo le abitudini di chi usa il web.Guardiamo insieme un po’ di cifre globali:

  • 1. A livello mondiale l’utente medio dedica circa 7 ore al giorno all’utilizzo di app on line, in pratica circa il 42% del tempo di veglia, tenendo anche conto di un tempo di riposo di 7-8 ore;
  • Il 98% della popolazione on line usa motori di ricerca per informarsi su diversi argomenti di interesse. Di questi utenti 7 su 10 usano tecnologie diverse da quella testuale:
    • Il 45% usa tecnologia di tipo voice per le ricerche e 1 utente su 3 usa anche strumenti di image recognition sui propri dispositivi mobili ( Lens di Pinterest o di Google per esempio);
  • La social search, ovvero la ricerca di argomenti o risposte all’interno dei social network, impegna il 45% degli utenti e nella Gen Z si arriva al 50%;
  • 98% degli internauti dai 16 ai 65 anni usa più di una piattaforma social: in particolare l’84% degli utenti TikTok dichiara di usare anche Facebook e il 95% degli utenti Instagram usa anche YouTube.

Da questi pochi numeri puoi già trarre alcune indicazioni importanti sui comportamenti delle persone nella rete quando hanno il bisogno di soddisfare una necessità, che può essere la risposta ad un problema contingente, come la semplice ricerca di intrattenimento.

E’ interessante vedere come abbia preso piede la Social Search che è gestita, a livello di algoritmi, in maniera diversa rispetto i tradizionali motori di ricerca.

…i risultati di una ricerca con la ricerca social evidenziano il contenuto creato o toccato da altri utenti che si trovano nel grafico sociale della persona che effettua una ricerca. È una tecnologia di ricerca personalizzata con filtro della comunità online per produrre risultati altamente personalizzati. La ricerca sociale assume molte forme, che vanno dai semplici segnalibri condivisi o all’etichettatura dei contenuti con etichette descrittive fino ad approcci più sofisticati che combinano l’intelligenza umana con gli algoritmi informatici. (Wikipedia)

Un’altra cosa che vorrei farti notare è la relazione tra TikTok > Facebook e Instagram > YouTube tra la maggior parte degli internauti. E’ un dato importante perché ti indica una serie di possibili strategie per veicolare la tua presenza di artista musicale e la tua musica sulle diverse app, mantenendo un’immagine unica, coerente e riconoscibile fornendo contenuti ad hoc per ogni singolo social.

Leggendo questi numeri quale riflessione ti viene da fare? Vuoi raccontarmi quale strategia di auto promozione ti suggeriscono di intraprendere? Scrivilo nei commenti.


Lettura Consigliata

Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchainintelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.

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Quando inizia il Natale Discografico?

Quando inizia il Natale? Secondo il rapporto Luminate, riferito al 2022 per il pubblico americano, il periodo natalizio inizia subito dopo Halloween.

Quando inizia il natale discografico

Per quanto riguarda gli streaming, per l’industria discografica il periodo più bello dell’anno inizia con novembre e si protrae per tutto dicembre.  È il periodo in cui la musica natalizia è padrona incontrastata dello streaming on demand con un picco di consumo del 70% superiore rispetto alla media.

C’è da notare che in questo periodo trovano spazio non solo i grandi classici del Natale, che comunque dominano la scena, ma anche tutti quei brani che si legano al mood del periodo e che ben si accompagnano in una playlist natalizia.

L’analisi degli insight fatta da Luminate mostra che il tipico ascoltatore americano di questo genere musicale è composto per il 32% da Baby Boomer, che scoprono le canzoni tramite la tv con un valore del 68% superiore rispetto l’ascoltatore medio americano.

Il rapporto rivela anche che gli appassionati di musica natalizia hanno il 60% di probabilità in più di ascoltare musica su supporto fisico rispetto all’ascoltatore medio statunitense e il doppio di probabilità di ascoltare musica su dischi in vinile/LP, ma non solo, le abitudini di questo pubblico mostrano un 64% di probabilità in più di utilizzare Pinterest rispetto all’ascoltatore musicale medio statunitense.

Quella dell’Holiday Music è una nicchia molto ricca che va sfruttata con tempestività e programmata per tempo con tutte le azioni promozionali di marketing concentrate tra novembre e le prime settimane di dicembre. L’importante è che tu sia pronto ad entrare in azione allo scoccare della mezzanotte del 1 novembre.

Ecco, ora sai come tenerti impegnato la prossima estate


La mucca viola. Farsi notare (e fare fortuna) in un mondo tutto marrone

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La mucca viola è il libro che ha consacrato Seth Godin come uno degli autori business più amati e ha lanciato un movimento globale che ha ridefinito le basi del marketing. Il solito marketing e i grandi investimenti sui media tradizionali non funzionano più. Oggi il marketing comincia dall’idea del prodotto, che deve essere straordinario, diverso, innovativo per poter catturare l’attenzione dei clienti e far parlare spontaneamente di sé. È questo elemento di magia e unicità a far sì che realtà come Apple, Google, Ikea, Starbucks o la bottega del macellaio toscano Dario Cecchini continuino a macinare successi, mentre grandi industrie affermate arrancano e non riescono a stare al passo.
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