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Che musica si ascolta negli altri paesi?

Ragazze Bulgare in costume tradizionale
Foto di MireXa da Pixabay

Ci sono parecchi motivi per cui Spotify è il più usato distributore di musica streaming nel mondo, un giorno dedicherò un po’ di righe su questo tema perché merita d’essere approfondito per meglio capire le dinamiche dell’ecosistema Spotify e trovare le strade migliori per sfruttarne le potenzialità.

Ma oggi vorrei riprendere il tema dello scorso post Sai come Spotify ascolta la musica, dove ho illustrato alcuni dei 15 parametri con cui Spotify classifica i brani caricati sulla sua piattaforma.

Questi parametri vengono resi accessibili agli sviluppatori che possono così creare applicativi per estrarre e utilizzare le informazioni sui brani raccolte dalla piattaforma, come fa, per esempio, l’etichetta Soundplate per il suo Track Analizer.

Usando questi dati offerti da SpotifyJustin Chen si è divertito ad analizzare le caratteristiche della musica ascoltata nelle diverse nazioni del globo. Lo ha fatto utilizzando 5 dei parametri che Spotify usa per classificare un brano, ovvero:

  • Danceability;
  • Energy;
  • Acousticness;
  • Speechiness;
  • Valence.

Prendendo come campione le playlist ufficiali Spotify Top50 Justin Chen ha analizzato di fatto i gusti musicali di alcune nazioni con risultati a volte sorprendenti e non così scontati.

L’articolo di Justin Chen lo trovi su The Start Up un magazine di Medium. Leggilo adesso.

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Sai come Spotify ascolta la musica?

Sai Come Spotify Ascolta la musica?
courtesy pixabay.com

Come già scritto su questo post dedicato alle playlist algoritmiche personalizzate, sappiamo che tra i parametri usati da Spotify per compilare queste playlist c’è un’analisi profonda di ogni singola traccia. Da questa analisi, Spotify ricava sette caratteristiche sonore utili per associare i brani ed ottenere una playlist acusticamente gradevole. Ricorda comunque che non sono le uniche funzioni che la piattaforma di musica in streaming usa per proporre la musica agli ascoltatori.

Queste sette funzioni di riconoscimento sonoro sono:

  • La Danceability, che misura quanto è adatta una traccia per ballare in base a una combinazione di elementi musicali tra cui tempo, stabilità del ritmo, forza del battito e regolarità generale.

  • L’Energia, una misura percettiva di intensità e attività. Le caratteristiche percettive che contribuiscono a questo attributo includono l’intervallo dinamico, il volume percepito, il timbro e la frequenza di insorgenza.

  • L’Acousticness è un valore da 0,0 a 1,0 che definisce se la traccia sia acustica o meno. Un punteggio di 1.0 indica che è molto probabile che la canzone sia acustica.

  • Il Parlato è il valore che misura della presenza di parole pronunciate in una traccia. Più la registrazione è esclusivamente vocale (ad es. Talk show, audiolibro, poesia), più il valore dell’attributo è vicino a 1,0. Se la discontinuità di una canzone è superiore a 0,66, probabilmente è composta da parole pronunciate, un punteggio compreso tra 0,33 e 0,66 è una canzone che può contenere sia musica che parole e un punteggio inferiore a 0,33 indica che la canzone non ha alcun discorso.

  • Spotify definisce la Valenza “Una misura da 0,0 a 1,0 che descrive la positività musicale trasmessa da una traccia. I brani con alta valenza suonano più positivi (ad esempio, felici, allegri, euforici), mentre quelli con bassa valenza suonano più negativi (ad esempio, triste, depresso, arrabbiato)”.

  • La Lively è il valore che descrive la probabilità che la canzone sia stata registrata con un pubblico dal vivo. Secondo la documentazione ufficiale fornita da Spotify “un valore superiore a 0,8 fornisce una forte probabilità che la traccia sia live”.

  • Ultima è la Strumentalità, ovvero il valore che rappresenta la quantità di voci nella canzone. Più è vicino a 1.0, più strumentale è la canzone.

Questi parametri saranno anche freddi, ma si rivelano molto utili al musicista quando propone la sua musica ai curatori di playlist. Mettendo in confronto i parametri del brano con quelli della playlist, si ottengono i valori che indicano se il brano è tecnicamente adatto a quest’ultima. Questa verifica preliminare risparmia l’inutile perdita di tempo nel richiedere l’inserimento del brano in playlist non adatte.

Non dico che sia uno strumento infallibile, perché non tiene conto del lato umano, ma è certo che molti curatori di playlist usano questi dati, prima o dopo, aver ascoltato il brano. Per loro non solo è importante che la canzone sia artisticamente valida, ma anche che rientri nei parametri medi della playlist che hanno selezionato.

Se vuoi analizzare la tua musica o qualche playlist, l’etichetta discografica Soundplate mette a disposizione sul suo sito il Track Analizer e il Playlist Analizer basati sulle API offerte da Spotify.

Nell’ecosistema di Spotify ogni brano deve trovare la sua giusta collocazione e una sua ragion d’essere. Nella mia esperienza ho notato che gli ascoltatori non gradiscono molto le playlist con frequenti cambi di ritmo e velocità, ma sono preferite le playlist più sonoramente omogenee: quello che in gergo viene definito mood, l’umore della playlist.

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I segreti della Discover Weekly in Spotify

Voglio spendere due parole su come Spotify lavori nell’offrire la musica agli utenti tramite le playlist algoritmiche personalizzate.

Computer musicale
courtesy pixabay.com

Lo faccio perché ritengo importante, per un artista musicale, avere una idea di base sugli ecosistemi delle piattaforme musicali digitali. Sono i luoghi dove, più di qualsiasi altro, viene consumata la musica in ogni angolo del pianeta, avere un’infarinatura sulle loro logiche di funzionamento ti aiuterà a non sottovalutare tutti gli aspetti della tua presenza in rete e, sopratutto, non sottovalutare tutte le informazioni che dovresti dare alla tua etichetta discografica (o al tuo distributore digitale) quando pubblichi la tua musica.

Come ascoltatore, non so se anche tu sei rimasto sorpreso di come Spotify riesca a coccolarti con la creazione di playlist personalizzate come Release Radar o il Daily Mix. Sono il modo in cui Spotify dialoga con te cercando di conoscere meglio i tuoi gusti e creare un ambiente musicale familiare, cucito su misura sulle tue preferenze.

Il massimo di questa attenzione, Spotify la mostra nell’offerta settimanale della playlist Discover Weekly, un mixtape personalizzato di 30 canzoni che non conosci e che vengono scelte analizzando i tuoi gusti e le tue ricerche. Lo scopo di questa playlist algoritmica apparsa sulla piattaforma nel 2015, è di accompagnarti alla scoperta di nuove musiche e nuovi autori, di fatto, rompendo la bolla in cui l’ecosistema della piattaforma tende a racchiuderti nei vari suggerimenti offerti. E’ uno dei molti sistemi usati per mantenere viva la tua curiosità, offrendo nel contempo agli artisti musicali l’opportunità di trovare il pubblico adatto alla loro musica, specialmente per coloro che ancora non godono di una platea vastissima.

Per poter generare una Discovery Weekly su misura, Spotify utilizza tre metodi di ricerca:

  • Filtro Collaborativo: analizza il tuo comportamento e quello dei tuoi amici.
  • Elaborazione del linguaggio naturale (NLP): analizza il testo delle canzoni e altri testi correlati nel web come articoli, recensioni, post, blog.
  • Modelli Audio: una complessa analisi automatica delle caratteristiche chiave delle canzoni, comprensione delle loro somiglianze fondamentali e quindi quali utenti potrebbero apprezzarle, in base alla propria storia di ascolto.

Sono tecnologie di analisi molto complesse e sofisticate, per le quali Spotify si appoggia a servizi esterni specializzati in questo tipo di ricerche; ti basti pensare che nell’Elaborazione del Linguaggio Naturale, Spotify esegue costantemente la scansione del web alla ricerca di post e altri testi scritti sulla musica per capire cosa dicono le persone su artisti e canzoni specifici, quali aggettivi e quale linguaggio particolare viene frequentemente usato in riferimento a questi artisti e canzoni, e quali altri artisti e canzoni vengono sono loro associati. L’aggregazione e l’elaborazione di queste e altre informazioni consentono di associare artisti e generi musicali con le preferenze degli ascoltatori con il risultato di poter avere un’offerta musicale mirata e costantemente aggiornata.

Detto questo, capisci come per un artista musicale, che vuole vedere considerate le sue pubblicazioni, sia molto importante avere una forte presenza in rete. Una presenza che puoi ottenere attraverso un tuo sito personale e una accurata gestione dei canali social, ma anche, con adeguate campagne stampa e recensioni. Sperare che il tuo brano emerga da solo nel mare magnum dell’offerta musicale globale per la sua intrinseca bellezza è una possibilità che, viste le premesse, vedo alquanto remota.

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Le Royalties Spotify spiegate al popolo

Se sei curioso di scoprire come Spotify corrisponde ai musicisti le royalties derivate dall’ascolto sulla piattaforma ti viene in aiuto un prezioso piccolo manuale scritto e reso disponibile gratuitamente da Jeff Price, CEO di Audiam e fondatore di TuneCore.

Royalties Spotify
Courtesy Pixabay.com

Audiam di Jeff Price cura la raccolta dei diritti digitali per molti artisti tra i quali troviamo Bob Dylan, Red Hot Chili Peppers e Metallica. Il bisogno di comprendere al meglio come tutelare gli interessi dei suoi clienti, lo ha spinto a raccogliere tutte le informazioni in suo possesso in una guida pratica, che non solo gli ha chiarito le idee sulla complessità del tema, ma riesce a fare un po’ di chiarezza sulla complessità della distribuzioni delle royalties nell’epoca dello streaming (detto fra noi, non è che qualche anno fa le cose fossero più trasparenti).

“Dovrebbe esserci una risposta semplice e comprensibile. Ma non c’è. E per essere sinceri, non è davvero colpa di Spotify, né è colpa dell’industria della musica, o colpa delle leggi statunitensi sul Copyright. Ma quando metti insieme tutte e tre queste cose, ottieni uno strano mostruoso schema di royalties che è risultato da un nuovo modello di business musicale basato sui consumatori che pagano per avere accesso alla musica, piuttosto che pagare per possederla. “

Nonostante le difficoltà incontrate nella raccolta e organizzazione delle informazioni, con The Definitive Guide To Spotify Royalties  Jeff Price ci regala in 50 pagine una piccola guida che, tra le altre cose, consente ai musicisti di meglio comprendere alcune dinamiche che regolano il complesso mercato dei diritti d’autore.

Scarica The Definitive Guide To Spotify Royalties

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Le Playlist Editoriali Personalizzate su Spotify

La missione primaria di Spotify è quella di far arrivare all’ascoltatore la musica che preferisce in base alle sue abitudini di ascolto, come ho già cercato di spiegare nel post Come lo Streaming cambia le abitudini di ascolto.

Per questo ogni giorno il team editoriale di Spotify crea e aggiorna migliaia di playlist ancorate a momenti specifici della giornata degli ascoltatori, ad esempio per quando si allenano, studiano o cucinano la cena.

Un link unico è disponibile per le playlist editoriali personalizzate

Ovviamente queste playlist editoriali non intercettano i gusti di tutti, le canzoni che una persona potrebbe voler cantare sotto la doccia potrebbero non avere senso per un’altra. Per risolvere questo problema, la piattaforma di streaming ha modificato l’ ecosistema delle playlist per assicurarsi che ogni ascoltatore sia in grado di trovare la canzone perfetta per ogni momento.

Ancora non ho ben compreso la portata di questo aggiornamento che però si presenta come una novità estremamente interessante per un artista in cerca di nuovo pubblico per le sue canzoni.

Spotify ha infatti deciso che alcune playlist saranno personalizzate per ogni ascoltatore in base al suo gusto particolare. Ciò significa che per quelle playlist specifiche, non ce ne saranno due uguali.

Cosa significa questo per gli artisti e i loro team? Prima di tutto, la musica ha maggiori possibilità di farsi trovare dagli ascoltatori più interessati. Quando Spotify ha testato questo nuovo sistema ha scoperto che gli ascoltatori prestavano più attenzione alle canzoni nel loro insieme. Inoltre, queste playlist editoriali personalizzate aumentano del 30% il numero di artisti presenti e il numero di brani ascoltati del 35%.

Spotify rivela che, dopo aver scoperto una canzone attraverso una playlist editoriale personalizzata, il numero di ascoltatori che ritornano sulla traccia è aumentato dell’80%. In effetti, il numero medio di volte in cui un ascoltatore salva una traccia è aumentato del 66%, il che è una buona notizia per gli artisti.

Non solo, quando una canzone viene aggiunta a una di queste playlist, non apparirà necessariamente sulla versione personalizzata di ogni ascoltatore. Per questo Spotify ha creato un sistema di collegamenti unici a queste playlist editoriali personalizzate, che gli artisti possono condividere tramite Spotify for Artists e Spotify Analytics.

Chiunque fa clic su un collegamento univoco condiviso da un artista vedrà una versione personalizzata della playlist con la traccia di quell’artista come prima canzone; mentre per le playlist editoriali che non sono personalizzate, gli artisti dovrebbero continuare a utilizzare i link pubblici come fanno ora.
Quando le canzoni vengono aggiunte a una di queste playlist editoriali personalizzate, viene inviata una notifica e-mail agli artisti e ai loro team, in modo che possano condividere le buone notizie con i fan.

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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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8 cose da evitare con i servizi musicali in streaming

Avere un album o un brano pubblicato da un distributore digitale, streaming o mp3 che sia Spotify, Deezer, Apple o altro è semplice. Questo non significa che i distributori digitali non chiedano specifici requisiti per accettare la tua musica nel loro catalogo.

chitarra classica con note
Alcuni consigli per non vedersi bocciato un brano da una piattaforma streaming.

In questo post ti elencherò alcune linee guida usate dai principali distributori di musica digitale che devi tener in seriamente in considerazione, se non vuoi correre il rischio di veder rifiutato il tuo brano.
Queste linee guida sono inoltre applicate dai principali distributori di musica digitale (Believe, Tunecore, The Orchard…) perché sono richieste esplicitamente dalle piattaforme di streaming musicale e dai negozi digitali.

  1. Tributi, Karaoke e cover simili al brano originale.

    Si definisce una registrazione Sound-Alike quando un brano imita il suono di un disco popolare o lo stile di un artista di popolare; il termine si riferisce anche agli artisti che si esibiscono in tali registrazioni. Le piattaforme digitali amano prodotti unici e onesti, che non possano generare confusione negli ascoltatori.

  2. Release con nomi artista falsi
    o contenenti parole chiave.

    Intitolare un album o un brano Ambient, Chill Out, Music Relax o peggio Musica di Sottofondo per Ristorante, potrebbe avere brutte conseguenze. Anche un The Best of… potrebbe incorrere nella censura delle piattaforme.
    Il mio consiglio è di usare fantasia e arguzia nel trovare un titolo originale che riesca descrivere il genere musicale e attrarre l’ascoltatore. Meglio ancora se fai un’indagine di mercato prima di definire il nome della tua band o il tuo nome d’arte: hai presente quante artiste con il nome Cherie sono presenti al mondo? Prova a vedere su una piattaforma di musica streaming.

    Questo tra le altre cose potrebbe generare confusione nelle piattaforme streaming con il rischio che assegnino il brano al profilo artista errato, rischiando di compromettere il lancio del tuo brano o dell’album.

  3. Artisti, orchestre e performer generici.

    Le piattaforme digitali non amano i progetti di corto respiro. Spesso gli artisti si riuniscono in un ensemble finalizzato a sviluppare un’idea o per un album di cover e scelgono il primo nome che gli passa per la testa.

    Anche nel nome è richiesto uno sforzo di fantasia: nomi generici come Experience Music o Music Project rischiano di non trovar spazio. Direi che in generale nomi artisti e titoli troppo inflazionati, rischiano di essere rifiutati.

  4. Contenuti generici
    a tema festivo-religioso.

    In realtà ogni anno siamo bombardati da nuove pubblicazioni a tema natalizio, alcune buone altre meno,  se vuoi trovare un tuo spazio tra queste, devi riuscire a trovare una soluzione editoriale che passi la selezione per l’inserimento. Un progetto editoriale di qualità e ben progettato anche nella presentazione, non verrà rifiutato.

  5. Generi musicali generici.

    Indicare un genere musicale preciso, ma sopratutto, rispettare nelle tue composizioni i canoni del genere indicato è indispensabile per non avere problemi con i distributori di musica digitale, quindi è meglio evitare come la peste di indicare generi musicali come: Nature Sounds, Musica per Fitness/Esercizi, Fake Chill, Fake New Age, Relax, Meditation e Yoga Music, Brain Power.

  6. Contenuti male confezionati.

    L’immagine non è tutto ma ha la sua importanza, cura la qualità della copertina, assicurati che la foto non sia sgranata, sfocata, decentrata. Contenuti musicali registrati male o con scarso valore editoriale oggi vengono immediatamente cestinati. In particolare le registrazioni live che vengono valutate dallo staff: se non sono ben curate rischiano grosso.

  7. Musica licenziata, ma senza esclusiva.

    A questa regola possono incappare facilmente rapper e trapper, in genere tutti coloro che usano sample e loop acquistati. L’uso di questi strumenti genera molti conflitti con il sistema fingerprint di riconoscimento delle tracce, e questo non piace a nessuno. Se ti piace far musica con il computer è bene che sample e loop te li costruisca con le tue manine.

  8. Contenuti fuorvianti.

    L’uso di qualsiasi contenuto fuorviante, basta anche un sottotitolo del tipo le canzoni di Vasco Rossi, potrebbe esser sufficiente per far bannare il tuo album di cover del Blasco, anche se sono una reinterpretazione artisticamente ricercata e valida.
    Non usare immagini di copertina se non hai l’autorizzazione per farlo, potrebbe avere serie conseguenze legali. Mettere qualsiasi contenuto raffigurante la simbologia nazista è il modo migliore per non vedere la propria musica distribuita in rete.

Questi sono gli 8 punti principali di cui devi tener conto per poter inviare tranquillamente la tua musica alle piattaforme e store digitali ma ti invito anche a leggere le iTunes Style Guide, non dico di impararle a memoria, ma comprenderne lo scopo e la filosofia è un utile orientamento per meglio vivere nel mondo della musica in streaming.

Se vuoi approfondire questo argomento, lasciami un commento, cercherò di esserti utile.

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