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Il Jazz è condivisione.

In questi giorni ha ripreso a circolare su Facebook una risposta di Herbie Hancock di qualche anno fa in cui, alla domanda Perché il jazz non fa più parte della scena pop? L’artista di Chicago risponde:

Il Jazz è condivisione

“Perché la musica non conta più. La gente non si preoccupa più della musica stessa, ma di chi fa la musica. Il pubblico è più interessato alle celebrità e a come un certo artista sia più famoso della musica. Il modo in cui il pubblico si relaziona con la musica è cambiato. Non ha più una connessione trascendentale con la musica e la sua qualità. Vuole solo il fascino. Il jazz non vuole farne parte. Sai perché? Non si tratta di umiltà o arroganza, una posizione “non vogliamo essere famosi, siamo ‘underground'”, niente di tutto questo. Il jazz riguarda l’animo umano, non l’apparenza. Il jazz ha dei valori, insegna a vivere il momento, a lavorare insieme e soprattutto a rispettare il prossimo. Quando i musicisti si riuniscono per suonare insieme, bisogna rispettare e capire quello che fa l’altro. Il jazz in particolare è una lingua internazionale che rappresenta la libertà, grazie alle sue radici nella schiavitù. Il jazz fa sentire bene le persone con se stesse.

Tra i vari commenti al post ha attirato la mia attenzione quello semplice e sintetico della cantante jazz Sandy Patton che ha scritto

Il Jazz è condivisione non mettersi in mostra.

L’opinione di Herbie Hancock è in gran parte condivisibile, oggi gran parte del marketing nell’industria musicale è incentrato attorno alla figura dell’artista, questo perché la tendenza più funzionale nell’era della musica in streaming è quella di lavorare sul personal brand, ovvero sulla figura del musicista piuttosto che sul suo prodotto musicale.

Ma un musicista jazz che non vuole cadere nel culto del personaggio ed evitare tutte le trappole che questo comporta, trova proprio nelle moderne strategie di marketing soluzioni utili per uscire dalla nicchia degli appassionati e attirare pubblico nelle esibizioni live, nelle jam session con altri artisti del suo calibro, che essendo eventi unici, mai uguali a se stessi, possono sfruttare delle leve di marketing per rendere il jazz più popolare di quello che oggi è.

Sono dinamiche che il mondo Hip-Hop ben conosce e sfrutta per esempio nelle Freestyle Battle dove gli MC si divertono ad improvvisare dialoghi in rima in genere con uno scopo agonistico e altamente spettacolare.

Nel jazz, come fa notare Sandy Patton, in realtà si cerca una comunione tra musicisti. Nell’improvvisazione si cerca una sintonia delle parti affinché diventi un unico armonico e gratificante, sia per i musicisti che per il pubblico. Questo è il senso in cui va letto che il Jazz è condivisione.

Ciò che a mio avviso è fuorviante nella dichiarazione di Hancock, è pensare che, nonostante gli aspetti negativi della nostra modernità, sia impossibile per un artista jazz mettere al centro la propria musica piuttosto che il proprio personaggio. Le strade in realtà ci sono e come spesso accade sono delle sagge vie di mezzo.

Magari sono strategie di marketing meno rapide, meno performanti, ma se intraprese con coerenza e costanza possono ottenere l’effetto desiderato: un pubblico attratto dalla magia della musica e non dalle luci dello show business.


La scimmia nel cassetto. Liberati dal giudizio degli altri, apriti alla narrazione e scopri chi ti apprezza

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Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio.
Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla.
Quando facciamo uscire la scimmia dal cassetto. Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe ma chi si appassiona alla narrazione.

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YouTube e la musica: coppia vincente

Se usato correttamente, curandolo con attenzione e strategia, un canale YouTube può diventare una delle fonti primarie per il posizionamento di un musicista nell’ultra competitivo mercato musicale. Come per tutti i social ha le sue caratteristiche e le sue dinamiche, che vanno conosciute e sfruttate, per poter raccogliere frutti concreti e duraturi.

You Tube e la musica, una coppia vincente

L’importanza di YouTube per un musicista è evidente, in particolare alla luce dei dati recenti sull’utilizzo dei social media in Italia come riporta puntualmente Vincenzo Cosenza nel suo blog. Con un’audience di 36,9 milioni di utenti nel 2023, segnando un incremento dell’1,5% rispetto all’anno precedente YouTube si conferma come la piattaforma più utilizzata dagli italiani.

I dati elaborati da Cosenza, sono in linea con le analisi di Andrea Girolami sul predominio di Youtube di cui ho scritto qualche settimana fa. Dati sulle abitudini del pubblico che sottolineano, non solo la popolarità della piattaforma, ma rivelano il suo potenziale come strumento di promozione e distribuzione per i musicisti.

Sebbene sia vissuta dal pubblico come una tv on demand, i musicisti dovrebbero considerareYouTube come uno dei loro social network primari non limitandosi al caricamento dei video, ma considerandolo un ambiente propizio interagire con i fan, condividere il processo creativo e costruire una comunità attorno alla loro musica.

Il tempo medio dedicato dagli utenti a YouTube è di 5 ore e 7 minuti al mese, posizionandosi come il terzo social media per tempo di utilizzo, dopo Facebook e Instagram. Questo dato è cruciale per i musicisti, poiché indica che gli utenti sono disposti a investire tempo nella fruizione di contenuti musicali. Un musicista può sfruttare questa tendenza non limitandosi ai video musicali, ma  sfruttando tutti quelle funzioni che offre la piattaforma come: Short, la troppo sottovalutata scheda Community, Live, chat e rispondendo puntualmente ai commenti in calce al video.

Non voglio dilungarmi troppo, ma vorrei che sia chiaro il concetto che caricare una sfilza di video su YouTube, magari senza curare tag, descrizione ed altri dettagli, non è assolutamente sufficiente per ottenere in un tempo ragionevolmente breve dei risultati concreti.

Anche un canale YouTube richiede un approccio strategico ritagliato su misura dell’artista e un impegno costante nel mantenere il canale interessante per incrementare iscritti e visualizzazioni.

Se vuoi approfondire la tua conoscenza sulle dinamiche di YouTube o elaborare una strategia in base alle tue disponibilità, ti invito a contattarmi. Facciamoci due chiacchiere.


La rivolta dello stile. Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta Terra

di di Stefano Cristante, Angelo Di Cerbo, Giulio Spinucci
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È il 1983 quando viene pubblicata la prima edizione del libro “La rivolta dello stile”, con il quale si pone in Italia l’urgenza di capire le culture giovanili degli anni Novanta, gli eredi dei Ted Boy, degli Skinhead, dei Mod, dei Punk. Dal Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, il primo centro di ricerca rivolto all’indagine delle subculture, nel corso dei decenni si afferma una corrente di studio capace di leggere l’antagonismo simbolico e la critica della cultura dominante che trova espressione nello street style, nella creatività, nelle forme artistiche. Questo libro continua a offrire gli strumenti per comprendere le espressioni della radicalità fondate sullo stile che, a partire dagli anni Ottanta, si affermano in Gran Bretagna e via via attraversano il continente europeo, e non solo. Attraverso testimonianze dirette, materiali unici e interpretazioni critiche, il libro racconta le esperienze di una gioventù ribelle che nella moda, nella musica e nella creatività va alla ricerca di forme di aggregazione che sono ancora le nostre.

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La saturazione del mercato musicale e come uscirne

Oggi vediamo insieme un po’ di tendenze evidenziate nel rapporto Luminate di metà anno sull’industria musicale. Sebbene sia una vista dall’alto sull’intera industria discografica globale, con dei focus sul mercato americano, questo rapporto ci evidenzia alcune dinamiche che possono interessare direttamente anche i musicisti auto prodotti o esordienti ovvero tutti coloro che ancora non si sono ritagliati uno spazio apprezzabile nel mercato dello streaming.

La saturazione del mercato musicale e come uscirne.

Il rapporto Luminate evidenzia la lenta marcia verso la totale saturazione dell’offerta musicale nei paesi più sviluppati a cui i servizi di streaming musicale rispondono con un rafforzamento della redditività e sull’identificazione di modi per comprendere meglio e monetizzare il loro pubblico. Lo fanno con iniziative che includono aumenti dei prezzi degli abbonamenti e l’introduzione di nuove funzionalità al fine di aumentare il legame ed il coinvolgimento del pubblico.

Date queste condizioni e il più ampio contesto inflazionistico, è evidente come i recenti aumenti dei costi del settore abbiano avuto un impatto negativo sugli abbonamenti alle app di streaming. Ad esempio, lo studio Music 360 di Luminate ha scoperto che le donne che pagano lo streaming sono più attente ai prezzi rispetto alle loro controparti maschili. Secondo la ricerca, più del 51% del pubblico femminile sostiene di voler abbandonare le formule in abbonamento perché troppo costose.

Per un musicista questo significa che, per fronteggiare l’andamento negativo, dovrà trovare un vantaggio aumentando la fedeltà tra gli abbonati attuali e conquistando i nomadi degli abbonamenti. Il rapporto di Luminate da la sua risposta identificando le aree che potrebbero essere più efficaci nell’aiutare alla fidelizzazione degli abbonati.

Sebbene prezzo e catalogo delle app di streaming siano ancora importanti per il pubblico, sono le funzionalità di coinvolgimento più approfondito (concerti in streaming live, contenuti esclusivi sugli artisti, notizie e contenuti aggiuntivi non correlati alla musica) a fare davvero la differenza per portare il pubblico freemium a livello premium.

Questa indagine mette in rilievo che il pubblico non vive di sola musica ed il musicista oggi più che mai deve trovare un livello di coinvolgimento e partecipazione costante alzando la posta e offrendo qualcosa di più dei semplici brani caricati in streaming.

In questo contesto per un musicista esordiente o in auto produzione sfruttare in pieno la comunicazione con micro contenuti tramite social come Instagram, Facebook e Tik Tok, nonché offrire contenuti esclusivi tramite YouTube, qualcosa come live in streaming o micro eventi domestici, diventa sempre più indispensabile per non rimanere ai margini di un panorama saturo di offerta musicale.


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Una canzone è per sempre

Uno degli errori più frequenti che vedo fare ai musicisti esordienti è quello di non considerare, quasi mai, il proprio catalogo nella sua interezza concentrandosi nella promozione dell’ultima uscita, abbandonando a se stesse le pubblicazioni precedenti.

Una canzone è per sempre.

Lo considero un’errore perché il musicista dovrebbe sempre ragionare su orizzonti ampi e guardare il suo percorso artistico dall’alto, in modo di avere una panoramica completa che consideri il tutto: da dove è partito, dove è arrivato e dove sta andando.

Un progetto musicale è un percorso a lungo termine, fatto di tappe, di scelte, di accelerazioni e ripensamenti in cui ogni mossa richiede una riflessione.

Se è vero e doveroso che a cavallo di un’uscita discografica l’impegno va profuso nel far sapere e diffondere la nuova pubblicazione, non bisogna dimenticare che una buona canzone non ha mai una data di scadenza; ci sono successi internazionali che sono stati scoperti dopo anni dalla loro uscita, altri che dopo decenni sono stati ripescati e nuovamente valorizzati, magari come cover.

Il mio consiglio è perciò quello di non dimenticare mai da dove si viene, di non dimenticare mai quei brani su cui si sono mossi i primi passi nel mercato discografico, in particolare se ancora non hanno attirato l’attenzione di un pubblico vasto.

Questo mio consiglio è ancora più valido se qualcuno dei tuoi brani di qualche anno fa ha raccolto qualche decina di migliaia di ascolti. Questo potrebbe indicare che è un buon brano e che ancora non è stato adeguatamente valorizzato. Perché dunque non riproporlo all’attenzione dei fan, del pubblico, puntando sui suoi punti di forza?


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Instagram marketing musicale musicista professionista social media social music marketing TikTok You Tube

Tra Tik Tok e YouTube vince…

Tik Tok è apparso nel 2016 sconvolgendo il panorama dei social media con la sua formula interamente incentrata su video di breve durata. Lo scrolling infinito di contenuti variegati, le potenti funzioni social e una buona gestione delle metriche di vanità hanno reso popolare l’app cinese mettendo in crisi il predominio di YouTube e Instagram che si sono prontamente adattate per rendere difficile la vita al social di Bitedance.

Ma dopo otto anni cosa sta succedendo?

Tra Tik Tok e YouTube vince...

Se in un primo momento YouTube e Instagram si sono messi all’inseguimento di Tik Tok aggiungendo Reel e Short alla loro offerta, oggi siamo al punto che il social cinese sta testando video di lunga durata, fino a 60 minuti, per fermare l’emorragia di investitori pubblicitari piuttosto scontenti dei bassi rendimenti delle campagne su questo social media.

A quanto sembra lo scrolling compulsivo su video di breve durata non offre la stessa resa dei video long form che, tra le altre cose, permettono di diluire l’investimento della produzione, catturano per più tempo l’attenzione e permettono l’inserimento di pubblicità nel loro interno; pubblicità che normalmente non viene ignorata dallo spettatore che vuol guardarsi il video fino in fondo.

Per concludere, dopo otto anni possiamo dire che la battaglia tra YouTube e Tik Tok è stata vinta dalla tv partecipativa di Google che si sta reimpossessando del pubblico e degli investitori che il social media cinese gli aveva soffiato.

Detto questo, secondo la mia esperienza, devo dire che per un canale YouTube di un musicista gli Shorts si rivelano strategici per creare velocemente contenuti con cui stringere rapporti con i fan e attirare nuove iscrizioni con comunicazioni o contenuti coinvolgenti, emozionanti o capaci di creare legami empatici.

Personalmente non gradisco TikTok e le sue dinamiche per diversi motivi mentre apprezzo molto le funzionalità e le potenzialità espresse da YouTube che permette una crescita organica ed una gestione del profilo artista completa e controllata.


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La stretta di Meta e Tik Tok

Sta facendo meno notizia dell’epico scontro tra Meta e Siae, in cui molti musicisti videro i loro brani sparire dall’offerta dell’azienda di Menlo Park, ma un drastico cambio di policy sta mettendo i crisi i musicisti che contano sulla monetizzazione generata dagli utenti delle app di Meta e di TikTok.

La stretta di Meta e TikTok

Nelle ultime settimane Meta e Bytedance hanno ristretto i criteri di ammissibilità delle musiche nei cataloghi offerti agli utenti per sonorizzare post e video. Questa mossa sembra colpire in particolare i generi EDM, le cover sound alike e i brani che fanno un uso troppo spregiudicato di sample.

Ovviamente l’operazione non ha caratteristiche chiare di trasparenza e direi che si tratta del metodo più semplice che hanno le app social per offrire contenuti di maggiore qualità con ricadute positive anche sulla qualità dei contenuti generati dagli utenti, ma più probabilmente è un metodo per far fronte alla difficoltà di gestire la mole giornaliera di canzoni che inondano il mercato dello streaming e che comportano costi di gestione e di infrastrutture informatiche non indifferenti.

Insomma, non è vero che nell’era dello streaming c’è posto per tutti.

Ma quali sono le canzoni e le musiche che rischiano il ban dalle app di Meta e Bytendance?

  • Loops musicali
  • Sottofondi musicali
  • Effetti sonori
  • Remix
  • Cover
  • Cover Sound-alike
  • Tracce Karaoke
  • Musica Classica Contemporanea o Musica Classica di pubblico dominio.
  • Colonne sonore
  • I generi Ambient, Meditation, New Age, Yoga, or Sleep Music
  • DJ sets o Mix long form
  • Registrazioni di parlato
  • Registrazioni di esibizioni comiche
  • Dialoghi di film
  • Discorsi
  • Registrazioni di preghiere
  • Audiobooks
  • Suoni generici o comuni
  • Beat non esclusivi
  • Contenuto concesso in licenza su base non esclusiva
  • Podcast
  • Registrazioni di natura o fauna selvatica
  • Registrazioni sonore ambientali
  • Rumore
  • Registrazioni o descrizioni di atti sessuali

Guida completa al Crownfunding

di Carmine La Mura
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Il testo mira ad analizzare gli aspetti civilistici, fiscali ed il funzionamento dello strumento del Crowdfunding, con l’obiettivo di costituire un valido sussidio sia per quanti volessero presentare un progetto, sia per potenziali investitori che invece desiderano meglio approfondire l’argomento.

Analisi, casi operativi, aspetti legali, tributari e suggerimenti per una campagna di successo. L’eBook in pdf di 255 pagine è aggiornato con:

Circolare MiSE del 25 febbraio 2021
Decreto MiSE pubblicato in G.U. il 15 febbraio 2021
Agevolazioni fiscali
Regolamento UE 1503/2020 pubblicato il 7 ottobre 2020 sulla G.U. dell’Unione Europea e applicabile a decorrere dal10 novembre 2021 e disciplina transitoria

Un apposito capitolo è dedicato alla fase di programmazione ed attuazione di una Campagna di Crowdfunding basata sull’analisi di numerosi casi di successo in Italia ed all’estero.

Verranno forniti suggerimenti pratici ed operativi, nonché un’illustrazione degli strumenti e risorse online più utili per lanciare efficacemente la raccolta fondi.

Si partirà da un’analisi del fenomeno, con l’illustrazione di casi operativi, successivamente si illustreranno le diverse forme di Crowdfunding, e le piattaforme più diffuse, analizzandone le caratteristiche peculiari.

Un apposito capitolo illustrerà l’attuale quadro normativo che è stato oggetto nel 2019 di importanti modifiche specie alla disciplina dell’Equity Crowdfunding. Essendo il Crowdfunding uno strumento altamente innovativo, non sempre vi sono specifiche disposizioni tributarie che lo regolamentano, pertanto, a tali problematiche ed alle agevolazioni fiscali fruibili sarà dedicato un apposito approfondimento. L’ultimo capitolo presenterà dei suggerimenti operativi per impostare con successo la propria campagna.

La stessa può suddividersi in una fase pre-lancio ed una fase di lancio, per ognuna vi sono delle attività da svolgere per raggiungere gli obiettivi di raccolta prefissati. Si fornirà uno schema che illustra per ogni fase i compiti da portare a termine, illustrandone successivamente i principali.
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business marketing musicale personal branding social media social music marketing superfan

Le nuove dinamiche nei social network.

Il rapporto degli utenti con social network e i social media sta mutando e gli analisti stanno osservando come queste abitudini vadano a mettere in discussione molte certezze acquisite negli anni.

Più di altri, i musicisti hanno uno stretto legame con social network e social media sui quali spendono tempo e risorse per coltivare rapporti con la propria fan base e promuovere uscite discografiche e concerti.

Le nuove dinamiche nei social network 2024

Nel momento in cui le abitudini del pubblico mutano è perciò importante capire quali sono le nuove tendenze e cercare di assecondarle, orientandosi verso metodi e scelte che ci consentano di mantenere vivo l’interesse del pubblico di riferimento.

I due fenomeni principali a cui siamo assistendo è il calo drastico dei prosumer, i consumatori produttori di contenuti e la frammentazione del pubblico nelle diverse piattaforme disponibili: una balcanizzazione del pubblico sulle diverse piattaforme,  che rende difficile analizzare e prevedere le nuove tendenze.

I contenuti di maggiore successo su Facebook, Twitch, YouTube sono sempre meno globali e sempre più circolanti all’interno di specifiche nicchie sociali o, spesso, da specifici lifestyle di riferimento. Il report annuale di Tiktok per gli Stati Uniti, per esempio, mostra una serie di video ad altissima circolazione che sono sconosciuti al pubblico globale, ma sono virali all’interno di alcune sottoculture della rete.  In questo contesto, Popolarità e viralità intese secondo i parametri classici non possono essere più considerate come punti di riferimento.

Non solo sempre meno persone pubblicano nuovi contenuti, ma è in crescita anche il numero dei Lurker, gli osservatori silenziosi che non interagiscono con i contenuti nemmeno con un like. un fenomeno chiaro su Instagram che vede calare sensibilmente le interazioni rapide con i post.

Da segnalare anche un crollo di interesse verso i micro contenuti, quelli che hanno fatto la fortuna di TikTok. Dopo un’iniziale entusiasmo, la loro efficacia, viralità, è fortemente compromessa da un pubblico che sta tornando a video di maggior durata di buona qualità tecnica e di contenuti.

Queste tendenze impongono al musicista una particolare attenzione alla sua presenza online. Il mainstream non nasce più da pochi autorevoli canali, ma nasce all’interno di nicchie di interesse che il musicista deve intercettare e curare. Saranno queste nicchie di popolarità a far crescere e sostenere il lavoro artistico del musicista.

Non è un caso che in questi mesi, nell’industria discografica, si insista molto sul ruolo del superfan. Quella esigua fetta di pubblico, particolarmente legata al musicista, che da sola genera mediamente oltre il 60% del suo fatturato.

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Musica: promuoversi attraverso i social

Un musicista dovrebbe vedere i social come uno strumento per promuovere la sua professionalità e promuovere la sua musica. Il punto è questo: i social sono uno strumento per valorizzare e far conoscere le proprie opere e la propria professionalità al pubblico e agli addetti di settore.

Musica: promuoversi attraverso i social

Ma devi tener presente che il pubblico dei social è refrattario alla pubblicità, proprio non la percepisce, non la nota. Questo fenomeno è noto come Banner Blindness ed è un fenomeno notato già dagli anni ’90 del secolo scorso quando i pubblicitari si accorsero che i numerosi banner che popolavano i siti di messaggi promozionali venivano sistematicamente ignorati dagli utenti.

Ed è esattamente questo il fenomeno che si verifica quando sui social pubblichiamo un messaggio pubblicitarop esplicito e banale come ad esempio il classico Fuori Ora o Su Tutte Le App di Streaming.

Perciò cosa significa promuoversi attraverso i social?

La riposta è semplice da dare, un po’ più difficile da realizzare, ma non è forse vero che spesso nella vita le cose più interessanti e utili hanno queste caratteristiche?

Se è vero che il messaggio pubblicitario sui social non funziona, è anche vero che contenuti emozionanti, empatici, coinvolgenti o informativi trovano proprio in questo ambiente la loro ragione d’esistere.

Recentemente un jazzista mi ha confidato che la maggior parte dei suoi post sono scatti panoramici o scorci suggestivi delle località dove si ferma a suonare. Nella sua esperienza queste foto generano molte reazioni tra i follower e spesso, nelle risposte ai commenti, ha l’occasione di spiegare che si trova in quel posto per un live e illustrare il contesto.

Questo è un bel modo, delicato e direi efficiente, per promuovere la propria attività, per far vedere che si è attivi e richiesti, evitando roboanti messaggi pubblicitari o pompose vanterie.

La vita di un professionista della musica e ben diversa da quella di un burocrate dell’ufficio protocollo: è una vita fatta di incontri, di relazione con le persone, di studio e ricerca, di emozioni creative e di difficoltà da superare. Quella del musicista è una delle professioni più avventurose che esistano. Un mestiere creativo che regala emozioni e momenti unici a chi ne viene coinvolto.

Parti da questo per creare un legame con il tuo pubblico e renderlo partecipe alla tua avventura professionale.


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Il predominio di YouTube

Vedere crescere il numero dei follower o degli ascolti sulle diverse piattaforme per un artista musicale è decisamente gratificante ed è sicuramente una metrica da considerare se ascolti e ascoltatori sono genuini.

YouTube e le royalty

Ma nella lotta in corso nel vasto mercato dell’intrattenimento, di cui la musica è una componente insieme a contenuti video, videogiochi, social etc, una nuova metrica trova sempre più maggior interesse: la quantità di tempo speso dagli utenti su un determinato contenuto, che potrebbe essere anche su un determinato artista.

In questa logica di concorrenza, un minuto in più passato sui tuoi contenuti musicali, o sui tuoi video musicali, è un minuto sottratto alla concorrenza, questa è l’unica cosa che conta e che ti rende attrattivo agli algoritmi di qualsiasi social media.

Nel mondo dei media online, la televisione resta la regina indiscussa, perché nella forma di Smart Tv è il portale d’accesso alle infinite app che ci aprono le porte al variegato mondo dell’intrattenimento.

La televisione rimane perciò l’elettrodomestico a cui dedichiamo maggiore attenzione e resta il luogo preferito dove consumare contenuti estremamente lunghi.

E in questo macrocosmo di contenuti che ci vengono offerti attraverso la Smart Tv il campione incontrastato resta YouTube che, negli States resta il servizio di streaming video più utilizzato, surclassando persino Netflix; senza contare i milioni di utenti che usano l’app di Google per consumare video short form su dispositivi mobili o su desktop.

Se ricordi, qualche anno fa YouTube si era ritrovata ad inseguire TikTok e Instagram sui contenuti brevi verticali creando una sua sezione dedicata agli Shorts. Oggi la tendenza si sta invertendo, l’interesse sui contenuti brevi sta scemando e sono i competitors che si ritrovano a dover contrastare i contenuti di lungo respiro di YouTube.

In particolare TikTok si sta facendo in quattro per convincere gli utenti a creare video più lunghi e orizzontali per trattenere più a lungo l’attenzione del pubblico. Questo perché, nella pratica, un video lungo vale come un scroll compulsivo di cento video brevi

Non si tratta solo di una questione di durata, altrimenti le radio o i podcast, che teniamo in sottofondo per tutta la giornata, sarebbero un business molto più grande. L’attenzione è tanto più importante quanto più siamo ingaggiati da ciò che stiamo consumando, magari  interagendo con il contenuto.

C’è anche da considerare che la distinzione tra contenuti generati dagli utenti e quelli professionali, fatti da editori e case di produzione, si fa più labile col passare del tempo. Un tempo nessuno avrebbe pensato che i video prodotti da un ragazzo nel cortile di casa potessero entrare in competizione con le produzioni di Hollywood, oggi la distinzione tra i due mondi è più sfumata.

Partendo da questi presupposti, da questo scenario, possiamo evidenziare alcune buone pratiche per sfruttare al massimo YouTube e far parte del suo futuro radioso:

  • Fai di YouTube il centro della tua strategia video.
  • Configura con attenzione ogni dettaglio del tuo canale;
  • Scegli con cura le parole chiave del tuo canale e di ogni singolo video. Non avere paura di sostituire, nel tempo, quelle che ritieni meno performanti;
  • Lavora con short form, i video musicali per esempio, ma anche con long form: un album musicale completo in un unico video;
  • Cerca di tenere alta la qualità dei contenuti video, Youtube misura con accuratezza quanto tempo il pubblico dedica ad un contenuto;
  • Mantieni un ritmo di pubblicazione costante e cura con attenzione ogni caricamento con strategie SEO indirizzate verso il tuo pubblico di nicchia, prima di ogni altro;
  • Impara a sfruttare tutte le schede che YouTube ti mette a disposizione.

Se vuoi approfondire ancora di più questo tema, ti consiglio di iscriverti alla newsletter Scrolling Infinito di Andrea Girolami dalla quale ho tratto gran parte delle informazioni di questo post.


La rivolta dello stile. Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta Terra

di di Stefano Cristante, Angelo Di Cerbo, Giulio Spinucci
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È il 1983 quando viene pubblicata la prima edizione del libro “La rivolta dello stile”, con il quale si pone in Italia l’urgenza di capire le culture giovanili degli anni Novanta, gli eredi dei Ted Boy, degli Skinhead, dei Mod, dei Punk. Dal Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, il primo centro di ricerca rivolto all’indagine delle subculture, nel corso dei decenni si afferma una corrente di studio capace di leggere l’antagonismo simbolico e la critica della cultura dominante che trova espressione nello street style, nella creatività, nelle forme artistiche. Questo libro continua a offrire gli strumenti per comprendere le espressioni della radicalità fondate sullo stile che, a partire dagli anni Ottanta, si affermano in Gran Bretagna e via via attraversano il continente europeo, e non solo. Attraverso testimonianze dirette, materiali unici e interpretazioni critiche, il libro racconta le esperienze di una gioventù ribelle che nella moda, nella musica e nella creatività va alla ricerca di forme di aggregazione che sono ancora le nostre.

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marketing musicale personal branding social music marketing superfan

Il Superfan è in tendenza e lo sarà sempre di più.

In questo post dello scorso febbraio ti avevo fatto notare come l’attenzione dei marketers musicali si sta sempre più concentrando verso i superfan, quella fetta, spesso esigua, di pubblico che ha la qualità d’essersi follemente innamorata di un determinato artista.

Il 2024 per la musica è l'anno del superfan.

Il termine superfan si riferisce a quegli appassionati estremamente devoti e fedeli di un artista, musicista o gruppo musicale che vanno oltre il semplice ascolto della musica e dimostrano un alto livello di impegno e dedizione, manifestando un interesse profondo per ogni aspetto della vita e della carriera dell’artista di cui sono appassionati.

La figura del superfan è emersa nel mondo della musica negli ultimi decenni, in parallelo all’aumento della visibilità degli artisti grazie ai social media e alla facilità di accesso alla musica tramite piattaforme di streaming online. Il superfan è estremamente prezioso per un artista musicale perché la sua passione lo porta oltre il semplice supporto all’artista, contribuendo attivamente a promuovere la sua musica, partecipando ai concerti, acquistando merchandise e condividendo il loro entusiasmo con altri.

Vediamo insieme alcuni motivi per cui i superfan sono importanti:

Promozione e marketing

I superfan sono spesso i migliori ambasciatori dell’artista, diffondendo la parola sulla sua musica attraverso il passaparola, i social media e altre piattaforme online. Il loro entusiasmo genuino può attirare l’attenzione di nuovi fan e aumentare la visibilità dell’artista;

Supporto finanziario

I superfan sono soliti essere disposti a spendere una quantità significativa di denaro per sostenere l’artista che amano, acquistando album, biglietti per i concerti, merchandise e altri prodotti correlati. Questo può essere una fonte importante di reddito per gli artisti, specialmente in un’industria musicale sempre più orientata verso il modello economico dello streaming;

Feedback e coinvolgimento

I superfan sono spesso molto coinvolti nella vita dell’artista e forniscono feedback preziosi sulla sua musica, suggerimenti per miglioramenti e idee per progetti futuri. Il loro feedback diretto può aiutare gli artisti a mantenere un legame stretto con il loro pubblico e a sviluppare una relazione più intima e autentica;

Per mantenere stretti i superfan, un artista musicale può adottare diverse strategie, ma la principale è il contatto diretto e personale tramite i social media, newsletter, blog ed altri canali online, in particolare se sono canali esclusivi dedicati a questa fascia di pubblico che merita una tua attenzione particolare. Rispondere ai commenti, condividere aggiornamenti sulla propria vita e coinvolgere i fan nelle decisioni creative possono contribuire a rafforzare il legame tra l’artista e i suoi fan più appassionati.

Non importa se siano tanti o pochi, sono comunque le persone da cui avrai il maggior sostegno e sono quelle su cui basare i tuoi successi futuri.


La rivolta dello stile. Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta Terra

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È il 1983 quando viene pubblicata la prima edizione del libro “La rivolta dello stile”, con il quale si pone in Italia l’urgenza di capire le culture giovanili degli anni Novanta, gli eredi dei Ted Boy, degli Skinhead, dei Mod, dei Punk. Dal Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, il primo centro di ricerca rivolto all’indagine delle subculture, nel corso dei decenni si afferma una corrente di studio capace di leggere l’antagonismo simbolico e la critica della cultura dominante che trova espressione nello street style, nella creatività, nelle forme artistiche. Questo libro continua a offrire gli strumenti per comprendere le espressioni della radicalità fondate sullo stile che, a partire dagli anni Ottanta, si affermano in Gran Bretagna e via via attraversano il continente europeo, e non solo. Attraverso testimonianze dirette, materiali unici e interpretazioni critiche, il libro racconta le esperienze di una gioventù ribelle che nella moda, nella musica e nella creatività va alla ricerca di forme di aggregazione che sono ancora le nostre.

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