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Ai curatori di playlist piace la tua musica?

Prima di contattare un curatore di playlist perché inserisca il tuo brano nella sua playlist, usando servizi come Match.fy o SubmitHub o direttamente tramite social, ti sei mai fermato ad ascoltare la sua selezione per assicurarti d’essere in linea con il gusto di quella selezione?

Ai curatori di playlist piace la tua musica?

Non intendo solo di essere in linea con il genere musicale, ma anche con il testo e con le vibrazioni, con il mood, che la playlist nel suo insieme trasmette. Ti potrebbe sembrare un lavoro superfluo, magari una perdita di tempo, in realtà si tratta di un’indagine strategica per comprendere se la tua musica troverà un pubblico in grado di apprezzarla e comprenderla.

Non c’è solo questo, devi anche assicurarti che gli altri brani abbiano almeno la stessa qualità creativa e tecnica del tuo brano: la mela buona in un cesto di mele marce rischia di fare la loro stessa fine.

Ci sono alcuni curatori che creano playlist con passione e amore della musica, altri che sono mestieranti in cerca di profitto, in entrambi i casi le playlist si rivelano dei calderoni nei quali il singolo artista fatica ad emergere, ovvero, fatica raccogliere follower.

Scegliere con cura le playlist a cui proporre i tuoi brani ti aiuterà a farti conoscere da un pubblico più ricettivo al tuo sound aumentando la possibilità di raccogliere follower.

Come è stato dimostrato  dalle analisi sulle abitudini dei superfan, questo genere di pubblico è molto prezioso per un artista musicale, è il suo zoccolo duro: genera ascolti ripetuti ed è disposto a spendere tempo e denaro per live o merchandising.

Creare un ambiente più sano per i musicisti e per chi ascolta musica inizia proprio dal selezionare i curatori di playlist più responsabili e professionali.


Guida completa al Crownfunding

di Carmine La Mura
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Il testo mira ad analizzare gli aspetti civilistici, fiscali ed il funzionamento dello strumento del Crowdfunding, con l’obiettivo di costituire un valido sussidio sia per quanti volessero presentare un progetto, sia per potenziali investitori che invece desiderano meglio approfondire l’argomento.

Analisi, casi operativi, aspetti legali, tributari e suggerimenti per una campagna di successo. L’eBook in pdf di 255 pagine è aggiornato con:

Circolare MiSE del 25 febbraio 2021
Decreto MiSE pubblicato in G.U. il 15 febbraio 2021
Agevolazioni fiscali
Regolamento UE 1503/2020 pubblicato il 7 ottobre 2020 sulla G.U. dell’Unione Europea e applicabile a decorrere dal10 novembre 2021 e disciplina transitoria

Un apposito capitolo è dedicato alla fase di programmazione ed attuazione di una Campagna di Crowdfunding basata sull’analisi di numerosi casi di successo in Italia ed all’estero.

Verranno forniti suggerimenti pratici ed operativi, nonché un’illustrazione degli strumenti e risorse online più utili per lanciare efficacemente la raccolta fondi.

Si partirà da un’analisi del fenomeno, con l’illustrazione di casi operativi, successivamente si illustreranno le diverse forme di Crowdfunding, e le piattaforme più diffuse, analizzandone le caratteristiche peculiari.

Un apposito capitolo illustrerà l’attuale quadro normativo che è stato oggetto nel 2019 di importanti modifiche specie alla disciplina dell’Equity Crowdfunding. Essendo il Crowdfunding uno strumento altamente innovativo, non sempre vi sono specifiche disposizioni tributarie che lo regolamentano, pertanto, a tali problematiche ed alle agevolazioni fiscali fruibili sarà dedicato un apposito approfondimento. L’ultimo capitolo presenterà dei suggerimenti operativi per impostare con successo la propria campagna.

La stessa può suddividersi in una fase pre-lancio ed una fase di lancio, per ognuna vi sono delle attività da svolgere per raggiungere gli obiettivi di raccolta prefissati. Si fornirà uno schema che illustra per ogni fase i compiti da portare a termine, illustrandone successivamente i principali.
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Come riconoscere le playlist false.

Nell’ecosistema di Spotify, che sfrutta alcune dinamiche social di condivisione, le playlist hanno un ruolo preminente perché dimostrano quanto si stia diffondendo la tua musica, quante siano le persone che ti seguono attivamente e, di conseguenza, aumentano le possibilità per essere notati dall’algoritmo e ottenere un effetto virale, sia in termini di popolarità, sia in termini di ascolti organici.

Come riconoscere le playlist Spotify false.

È noto che esistono milioni di playlist false legate a streaming farm che generano finti ascolti perché non corrispondenti a persone reali ma a bot informatici. È una piaga che Spotify ha cercato di arginare e sulla quale sta lavorando per ottenere risultati migliori. Questo perché questo genere di ascolti, non essendo legati ai gusti di un pubblico reale, minano l’esperienza di ascolto che gli algoritmi propongono agli ascoltatori, con il conseguente rischio di mettere in tendenza prodotti discografici di qualità dubbia deludendo le aspettative dell’ascoltatore.

Non esiste un modo certo per individuare una playlist falsa, ma ci sono dei segnali d’allarme utili a capire se una playlist Spotify è legata ad un utente reale o ad un bot informatico:

1.Corrispondenza tra ascoltatori e stream

Se la tua canzone è in una playlist che genera un numero di ascolti corrispondente al numero dei follower è molto probabile che sia una playlist falsa. In una playlist organica, in genere gli stream sono superiori agli ascoltatori perché le persone tendono a riprodurre i brani più volte.

2. Crescita troppo rapida di ascolti

Il tuo brano è in una playlist con migliaia di follower e, nell’arco di 24/48 ore, raggiunge o supera in ascolti il numero dei follower, ti sembra possibile? Ti sembra credibile che migliaia di persone ascoltino quasi contemporaneamente la stessa playlist?

3. Follower sospetti

Guardati dai curatori di playlist che hanno tra i loro follower migliaia di profili senza icona o con nomi o sigle improbabili. È molto probabile che si tratti di account falsi legati a streaming farm.

4. La playlist non compare IN scoperta su

Nelle statistiche di Spotify For Artist, o sulla tua pagina artista, vengono indicate le principali playlist in cui viene ascoltata la tua musica. Se una playlist non compare in questo elenco o è una playlist fasulla oppure è una playlist morta, non ascoltata, di conseguenza non ti è di nessuna utilità.

Detto questo, devi tener sempre presente che Spotify colpisce pesantemente chi usa tecniche fraudolente per spingere la sua musica. Lo fa rimuovendo i brani incriminati e, dal 2024, arrivando a multare distributori o etichette accusate di usare streaming farm o altre tecniche ritenute fraudolente.

Ma non c’è solo questo. Gli algoritmi di Spotify lavorano molto sull’esperienza personale dell’ascoltatore. Lavorano per proporre la tua musica alle persone che meglio possono recepirla e apprezzarla. Spingerla attraverso bot automatici va ad inquinare i dati che Spotify raccoglie per selezionare il pubblico più adatto alle tue produzioni.

Ti sembra poco?


Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

di PlayHola

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“Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica” è la guida essenziale per gli artisti che desiderano fare della promozione musicale il loro punto di forza. Grazie ai consigli di PlayHola, brand specializzato nel marketing musicale, imparerai come creare playlist efficaci, ottimizzare la tua presenza su Spotify e promuovere la tua musica attraverso i canali più adatti. Scopri come utilizzare al meglio le playlist di Spotify, una vera e propria arma nel mondo del marketing musicale, per raggiungere un pubblico più ampio e far crescere la tua carriera artistica.

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Che utilità ha Canvas di Spotify?

Canvas è una delle funzioni più interessanti di Spotify perché offre uno strumento visivo, semplice da realizzare, per distinguerti su questa app musicale. È un dato di fatto che l’abbinamento musica e video attira l’attenzione e rinforza il ricordo anche nell’ascoltatore più distratto. Se usato coerentemente

Qual'è l'utililità di Canvas di Spotify?

Le immagini offrono molte possibilità creative a livello di storytelling, contesto, creazione di mondi e sensibilizzazione del pubblico. Le Canvas abbinate ai tuoi brani, offrono agli ascoltatori un’esperienza più ricca, creando connessioni e suggestioni completamente nuove. Caricare mini video o immagini fisse su Canvas, attraverso Spotify for Artists, è semplice ma per ottenere il massimo da questi elementi visivi, ti suggerisco di seguire queste linee guida:

1 Creativo e Coerente

Per avere un Canvas efficace che supporti adeguatamente il tuo brano ti suggerisco di giocare con la grafica di copertina riproponendola creativamente. Il massimo è quando riesci a coordinare graficamente Profilo, Spotify, Canvas, Video musicale, grafica del singolo o dell’album e le foto che accompagnano la tua comunicazione.

2 Usa una strategia di narrazione

Ho individuato due modi per ottenere dei Canvas efficaci quando carichi un album:
a) Puoi usare un’unica idea visiva, un’immagine fissa o in movimento, che riproponi per ogni traccia inserendo una variazione: cambiandone i colori dominanti o inserendo degli elementi grafici diversi, sempre comunque rispettando una coerenza con la grafica di copertina dell’album.
b) Creare una narrazione o delle suggestioni diverse, ma sempre coordinate, per ogni traccia. Cercando di accompagnare il visitatore all’ascolto della traccia seguente.

3 Completa la narrazione

Le Canvas durano dai 3 agli 8 secondi. Utilizzare una sequenza del tuo video potrebbe non essere una buona idea. Anche se il tempo a disposizione è ridottissimo, sarebbe bene che l’immagine sia di forte impatto estetico e che comunque contenga una narrazione, un’azione, un qualcosa che possa attizzare la fantasia del visitatore. Puoi sfruttare l’opzione di loop, che crea un ciclo continuo senza interruzioni, oppure quella di rebound che riproduce prima in avanti e poi all’indietro la clip ottenendo un effetto curioso che può essere divertente ed intrigante.
Puoi anche usare sequenze brevi a stacco, ma non troppo brevi, i tagli troppo veloci non sono graditi e creano disorientamento, è preferibile un andamento fluido e lineare.

4 Consigli Tecnici

Canvas non ha audio e non può essere sincronizzato con la musica. Evita filmati in cui si canta o si parla e realizza il video senza la pista audio. Devi tener conto che la parte parte bassa dello schermo è occupata dal player, perciò tutti i contenuti interessanti del video devono trovarsi su circa i due terzi superiori dello schermo. Sul player sono inoltre già indicati il nome dell’artista e il titolo della traccia, sarebbe da evitare che fossero presenti anche sul video o immagine Canvas.

5 Aggiorna o modifica i Canvas

Puoi modificare o cambiare i Canvas dei tuoi brani quando vuoi. Per esempio, potresti creare un Canvas a tema natalizio da caricare durante i giorni delle feste se il tuo brano è adatto per l’occasione; oppure puoi usare i Canvas dei tuoi brani per ricordare agli ascoltatori che parteciperai ad un evento importante. Anche qui puoi scatenare la tua fantasia.

Con questo direi d’averti detto tutte le cose più importanti che devi sapere su Canvas, uno strumento molto utile per incrementare ascolti e il coinvolgimento del pubblico.

Se hai difficoltà tecniche o ti serve qualche idea per i tuoi Canvas puoi contare sulla mia esperienza creativa. Contattami e vedremo come creare una buona immagine coordinata del tuo canale Spotify, dalla copertina al Canvas. Scrivimi


Music business. La grande guida: Tutti i segreti per orientarti nell’industria musicale odierna e trasformare la tua passione nel lavoro della vita

di Alessandro Liccardo
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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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5 tips per una playlist musicale in streaming

Mi sorprende tuttora come gli artisti musicali sottovalutino la forza promozionale delle playlist nel loro profilo artista delle varie app di musica in streaming. E’ una mancanza che, a mio avviso, professionalmente non gli rende onore. Creare almeno una playlist in cui inserire i propri brani è il primo passo per l’auto promozione e per legare con il pubblico che può apprezzare la tua musica.

Per questo motivo vorrei darti qualche suggerimento di base per creare delle playlist solide in grado di catturare ascoltatori appassionati.

5 tips per una playlist musicale in streaming

1. Scegli un nome il nome giusto e non modificarlo

Una playlist per l’ascoltatore è un’esperienza personale. Un titolo non banale, capace di distinguersi dalla massa, è la scelta migliore che puoi fare. Metti in moto la tua creatività e trova un titolo evocativo capace di guidare l’ascoltatore al tipo di musica e di atmosfera che troverà nella selezione. Non dimenticare di creare anche una descrizione che renda bene l’idea della musica che proponi suggerendo a quali persone o per quali occasioni è più adatta. E’ il pubblico qualificato che darà alla tua selezione un pubblico di valore. E’ importante non modificare il titolo della playlist perché è strettamente legato agli algoritmi di ricerca, questo a diverso titolo su tutte le app di musica in streaming.

2. Mettiti nei panni del tuo pubblico

Nel creare la playlist, dove inserirai anche qualche tuo brano, devi innanzitutto preoccuparti di creare un mood, un’atmosfera coerente. Ma devi coniugare questa esigenza partendo dai tuoi gusti personali perché il risultato della selezione dev’essere sincero, genuino: il pubblico ha un sesto senso particolare quando cerchi di prenderlo in giro. Sii onesto con te stesso e crea quella playlist che ti soddisfa al 100%. La sincerità premia più di ogni altra cosa e nel mondo ci sono milioni di persone pronte a condividere i tuoi gusti e curiose di ascoltare la tua musica. Mettere in testa alla tua selezione quattro o cinque brani di successo servirà a rompere il ghiaccio e convincere l’ascoltatore a continuare nei brani successivi.

3. La Copertina e la Descrizione.

Ovviamente la copertina della playlist ha la sua importanza. Grafica ed immagine devono essere accattivanti e contenere un riferimento esplicito al contenuto della selezione musicale che hai compilato, ma questo potrebbe non bastare.

Analizza le copertine delle playlist di maggior successo, scoprirai che le immagini hanno pochi dettagli e l’immagine è facilmente identificabile anche quando sono ridotte a icona, non solo, il titolo spesso è scritto con caratteri cubitali per lo stesso motivo sopra citato.

Non è male crearsi una linea grafica omogenea in modo che il pubblico riesca a riconoscere a colpo d’occhio che quella playlist è una tua playlist, qualsiasi genere musicale contenga.

La descrizione è molto importante: dev’essere invitante e magari contenere almeno 10 nomi di artisti presenti per essere notata dagli algoritmi di ricerca.

Questi sono i suggerimenti da manuale che dovresti imparare a memoria. Nonostante questo, nel mio profilo Spotify ho preferito seguire una via diversa realizzando grafiche univoche, molto omogenee ed estremamente sintetiche. Ho scoperto che se la musica è buona ed il mood ben riuscito, la selezione ha comunque un buon riscontro di pubblico, perché a conti fatti, è sempre la qualità musicale che fa la differenza. ( Seguimi su Spotify)

4. Aggiorna costantemente la playlist

E’ importante che programmi una scadenza periodica per aggiornare la tua playlist con le nuove uscite o le nuove scoperte, magari togliendo i brani che consideri superati o che ad un ascolto più attento ti sembrano meno meritevoli: la qualità di una selezione alla lunga premia più di ogni altra cosa. Personalmente ti consiglio di creare playlist di 2-4 ore di durata, ma se riesci a collezionare un buon repertorio puoi arrivare anche a 8 o 12 ore, ma dev’essere una selezione veramente ricca di roba buona. Inoltre, se ti è possibile, non mettere più di 5-6 brani per artista: la varietà paga.

5. Condividi et Impera.

Questo geniale motto creato dal brillante Rudy Bandiera è l’ultimo e determinante passo per attirare attenzione verso la tua playlist. Quando condividi la tua selezione sui social cita i nomi degli artisti coinvolti, magari taggandoli, te ne saranno grati e potrebbero decidere loro stessi di condividerla sulle loro pagine creando quel circolo virale che la farà decollare.

Conclusione

Queste regole basiche per creare e gestire playlist valgono, più o meno, per tutte le app di musica in streaming e sono la base di partenza per far conoscere la tua musica ad un pubblico più ampio. La creazione di playlist va vissuta con spontaneità e leggerezza, come un hobby gratificante. Non solo può fare del bene alla tua musica, ma può far del bene anche a te offrendoti nuovi stimoli e nuove idee per le tue composizioni.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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Come portare follower da Instagram a Spotify?

La domanda del titolo te la potrei declinare per qualsiasi app musicale e social tu voglia.
Come portare un follower da Instagram a Amazon Music?
Come portare un follower da Facebook a Spotify?
Come portare un follower di Twitter a Tidal?
E così via dicendo…

Come portare follower da instagram a spotify?
courtesy pexels.com

In qualsiasi caso, devi tenere conto che far transitare un follower da un’app all’altra non è mai un’impresa facile. Non lo è per nessuno. Questo perché gli utenti non amano uscire dal loro social network preferito per andare ad ascoltare l’ultimo tuo brano su un’app di musica in streaming.

Tutti i social network sono strutturati per mantenere gli utenti all’interno del loro ecosistema, tutti i social di Meta (la società che gestisce Facebook, Instagram, ecc..), più di altri, scoraggiano in tutti i modi possibili l’uso di link verso l’esterno.

Come puoi spingere allora i tuoi 1000 follower di Instagram ad ascoltare la tua musica su Spotify?

In realtà a questa domanda non c’è una risposta risolutiva. O meglio c’è, ma non ti farà piacere saperla perché comporta importanti investimenti di denaro e di tempo.

La soluzione più semplice e immediata per attirare l’attenzione dei tuoi follower social verso l’ascolto della tua musica e delle tue canzoni resta la creazione di playlist.

In questo contesto la playlist va intesa come il luogo dove mettere in relazione le tue creazioni con quelle dei tuoi colleghi musicisti più o meno famosi. Per questo ti consiglio di creare una o più playlist da mettere in bella mostra sulla tua pagina artista Spotify nell’apposita sezione Artist Pitch.

Ci sono diversi criteri con cui puoi creare una playlist che attiri l’attenzione, il primo è sicuramente il genere musicale, ma poi puoi sfruttare anche il mood delle tue canzoni e compilare selezioni allegre, tristi, rilassanti o dinamiche a seconda dei brani, dei tuoi brani, che vuoi inserire.

Non è necessario che la playlist sia particolarmente corposa, puoi partire con selezioni di 50 brani dove tra i primi dieci inserisci un paio di tue composizioni. Fatto questo, potrai far sapere al tuo pubblico dell’esistenza di queste selezioni e lanciare sui social un invito all’ascolto: la playlist è un ottimo contenuto da condividere e anche su cui costruire una discussione.

Dovrai però offrire un valido motivo perché le persone vengano ad ascoltare le tue scelte ed essendo un musicista non dovresti faticare a trovare argomenti per attirare i tuoi fan verso le tue selezioni.

Ci sono molti tasti che puoi utilizzare per invogliare all’ascolto, per esempio la qualità degli artisti o dei brani che hai scelto, oppure raccontare come alcuni degli artisti presenti ti abbiano artisticamente influenzato o di come queste musiche abbiano un significato particolare nella tua vita.

Puoi giocare sulla curiosità delle persone che ti stimano artisticamente invitandoli a conoscere il tuo universo musicale, condividerlo con loro e fare in modo che da questo confronto meglio capiscano su quali leve si muove il tuo processo creativo.

Magari farai loro scoprire nuove canzoni o nuovi artisti che non conoscono, li aiuterai a capire più profondamente la musica e loro apprezzeranno di non essere considerati degli ascoltatori passivi, semplici consumatori di musica; la tua reputazione ne trarrà beneficio e di conseguenza anche la tua musica verrà più apprezzata.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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Your Release Radar richiede follower reali

Le due principali playlist algoritmiche di Spotify, sono Discover Weekly e Your Release Radar. Discover Weekly viene generata e proposta all’ascoltatore selezionando brani che potrebbero interessargli scelti in base alle sue abitudini d’ascolto. Your Release Radar invece, raccoglie le ultime uscite degli artisti che l’ascoltatore segue o ascolta con maggior frequenza.

YOUR RELEASE RADAR RICHIEDE FOLLOWER REALI
courtesy by pixabay.com

Oggi vorrei concentrarmi su Your Release Radar, giusto per mettere in chiaro un paio di cose che già dovresti aver intuito nella premessa che hai appena letto.

Your Release Radar è una playlist che Spotify aggiorna settimanalmente il venerdì, il giorno in cui generalmente le etichette discografiche pubblicano i nuovi brani. Questa playlist, come già detto, offre all’ascoltatore la possibilità di essere aggiornato sulle nuove uscite degli artisti che segue.

Your Release Radar pubblica un solo brano per artista, nella sua selezione settimanale, ma se l’ascoltatore dedica la sua attenzione a questo brano, la settimana successiva si vedrà riproporre le più recenti uscite dello stesso artista. In pratica la Your Release Radar è la playlist principe per tener legati gli artisti con la loro fanbase su Spotify.

Tenendo conto che questa playlist è tra le più seguite della app, significa che avere un’ampia platea di follower farebbe decollare gli ascolti di un brano immediatamente dopo la sua pubblicazione, con ricadute positive anche sul suo inserimento in altre playlist algoritmiche.

Ottenere follower su Spotify però richiede attenzione, lavoro e costanza. Non si tratta solo di condividere le tue canzoni sui canali social media che gestisci, ma di costruire un dialogo capace di interessare il tuo pubblico e quello a cui piace il genere musicale che suoni.

Sebbene internet offra enormi potenzialità di promozione, non sottovalutare il potere del passaparola, o le situazioni, come i live, in cui ti incontri con il tuo pubblico: invitali a seguire il tuo profilo Spotify oppure il tuo profilo nella loro app preferita.

Non tirarti indietro se qualcuno ti chiede di parlare delle tue canzoni, sia online che nella vita reale. Rendi partecipe il tuo pubblico del tuo processo creativo, imparerà ad apprezzare meglio il lavoro che stai facendo.

Avere un pubblico realmente interessato alla tua musica è molto importante, sono persone che ti apprezzano per quello fai. Una cosa ben diversa dai follower che puoi acquisire con una campagna di ascolti a pagamento e che, come ho sperimentato, si dissolvono appena l’investimento è esaurito.


Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

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Quali playlist collaborative su Spotify?

Prima o poi doveva accadere, da qualche mese gli algoritmi di Spotify leggono in modo diverso, più restrittivo, la presenza di brani nelle playlist collaborative.

Quali playlist collaborative su Spotify
courtesy by pixabay.com

Fino a qualche mese fa, era sufficiente piazzare il proprio brano in almeno 100, 200 playlist collaborative per vederlo entrare in pochi giorni nelle playlist algoritmiche come Release Radar o Discover Weekly. Oggi le cose sono un po’ più complesse.

Questo cambio di parametri dell’algoritmo ha anticipato la strage di artisti che incautamente hanno affidato la loro promozione a servizi che si appoggiano a bot per generare ascolti e rientra nella lenta, ma progressiva, politica di trasparenza della piattaforma svedese. Lo scopo è quello di limitare il più possibile account e streaming fake che viziano il mercato della musica in streaming.

Dunque, inserire la tua musica nelle playlist collaborative non è più utile per entrare nelle playlist algoritmiche?

Per fortuna non è proprio così.

Nella pratica, se il tuo brano è in una playlist collaborativa sveglia, che viene regolarmente ascoltata, sicuramente guadagnerà quei punti che lo porteranno nelle playlist algoritmiche. Se invece si trova in una playlist collaborativa dormiente, ovvero che non viene ascoltata, il tuo brano non ne ricaverà alcun beneficio.

Questo significa che, da oggi in poi, puoi ancora utilizzare le playlist collaborative per spingere la tua musica, ma dovrai selezionarle con cura, preoccupandoti di verificare che siano frequentate e non abbandonate a se stesse.


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Cura le tue playlist YouTube e Spotify

Uno dei metodi più economici, funzionali e creativi per far conoscere la tua musica sui social media è la creazione di playlist. Questo vale sia per Spotify, per Deezer e anche per YouTube. Credo seriamente che un artista musicale sia la figura più adatta per compilare una playlist coerente capace di mettere in relazione la propria musica con quella dei colleghi, creando un’esperienza di ascolto originale e appagante.

courtesy by pixabay.com

Ci sono molti modi per stilare una playlist capace di coinvolgere gli ascoltatori, per un artista musicale il primo è quello di mettere la propria musica insieme a quella dei colleghi che ama e che lo influenzano. E’ un buon metodo per creare un microcosmo nel quale l’ascoltatore familiarizza con la tua musica e riconoscendosi nei tuoi gusti diventando un fan. Una playlist di questo genere, è adattissima per essere messa in evidenza sulla tua pagina Spotify for Artist o sulla home del tuo canale YouTube.

Nella creazione di una playlist, più che il genere musicale, aiuta molto il mood che si vuole creare: allegro, triste, lento, veloce, riflessivo o motivazionale; scegli tu quello che più si adatta alla tua musica. Il pubblico sembra amare molto anche le playlist tematiche come quelle dedicate ad uno strumento: ad esempio, pianoforte, chitarra acustica, tromba, ecc.

Devi tener presente che tutti i social media sono regolati da algoritmi, perciò il campo descrizione delle tue playlist deve esser opportunamente compilato con indicazioni sul tipo di playlist che hai creato e magari con indicazioni sul genere/generi musicali che racchiude.

Nel caso di Spotify, ti consiglio di leggere questo post in cui descrivo come gli algoritmi dell’app svedese ascoltano la musica presente nei suoi database, può esserti utile per creare una playlist con una logica coerente che piaccia anche al freddi algoritmi.

Una buona playlist può partire con una selezione che può andare dai trenta ai quaranta brani, per poi ampliarla sino a otto ore di musica nel caso sia particolarmente apprezzata. Ovviamente, in testa alla selezione, insieme ai tuoi brani, conviene mettere brani più popolari, magari recenti, per attirare l’attenzione degli ascoltatori.

Le tue playlist vanno poi tenute aggiornate e arricchite, cercando sempre di mette i tuoi brani nelle prime posizioni, nella fascia alta per intenderci, ma senza sfacciataggine; il successo, il gradimento di una playlist dipende molto dal gusto con cui è stata compilata. Una lista di brani buttati giù a casaccio non servirà certo a valorizzarli.

Col tempo, potrebbe esser necessario aumentare la durata della playlist. Io consiglierei di non superare le otto ore di musica, altrimenti la selezione comincia essere troppo dispersiva e anche difficile da gestire.

Tutto quello che hai letto sopra, vale per ogni social media che ti permette di creare e condividere playlist pubbliche come Spotify, YouTube e Deezer. Sarà la condivisione e l’invito all’ascolto nei tuoi social, Instagram, Facebook o Twitter, che inizierà a fare la differenza. Potresti scoprire che, oltre essere un artista musicista, sei anche un influencer musicale e un brillante playlist curator.

Hai già una playlist che ha sollevato un certo interesse tra il tuo pubblico? Me la linki nei commenti a questo post? Grazie 🙂


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Spotify: la rivoluzione è fallita?

La via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni.
(proverbio)

Spotify si è presentata sul mercato nel 2008, distinguendosi da altre altre piattaforme online, come Napster per esempio, che non riconoscevano alcun diritto a etichette e artisti. Erano gli anni in cui c’era un serio problema di pirateria musicale e Spotify è stata la prima a riconoscere un contributo concreto ai produttori di musica: etichette e artisti.

Spotify: la rivoluzione è fallita?
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Proseguendo in quest’ottica, più recentemente Spotify ha sposato il nobile obiettivo di fornire a un milione di artisti l’opportunità di vivere della propria arte. Un nobile obiettivo che però, ad oggi resta solo una buona intenzione.

Oramai è statisticamente verificato che il numero di artisti che guadagnano sufficientemente per vivere dalle entrate dello streaming rimane di gran lunga inferiore al milione (in tutto il mondo!). Spotify attualmente paga una media di $ 0,00437 USD per streaming, il che significa che servirebbero 360.000 stream al mese perché un artista guadagni una sorta di salario minimo. La cruda realtà è che si tratta anche di un numero di ascolti irraggiungibile per la maggior parte degli artisti presenti sulla piattaforma svedese.

Questo è dovuto al fatto che Spotify non paga direttamente gli artisti per ogni singolo streaming, ma usa una base proporzionale (Vedi Qui) che riconosce agli artisti musicali una percentuale di royalties proporzionata alla loro quota di tutti i flussi sulla piattaforma in un determinato periodo. Questo modello di retribuzione porta a grandi pagamenti per gli artisti che dominano lo streaming, ma si traduce in compensi quasi trascurabili per artisti più piccoli.

Sono noti casi di artisti meno famosi che si sono visti riconoscere poche decine di euro di fronte a milioni di stream dei loro brani. D’altra parte, il modello proposto dal CEO di Spotify Daniel Ek, che invita l’artista interagire continuamente con i fan e pubblicare più musica per aumentare le royalties (un singolo al mese!), va a sbattere contro la realtà delle spese che l’artista deve sostenere per produrre la sua musica, sia che si appoggi ad una etichetta, sia che si auto produca. I ricavi distribuiti dalla piattaforma restano insufficienti per compensare questo sforzo continuo.

Si deve poi tener conto che comunque gli artisti non ricevono direttamente il denaro dalla piattaforma, ma dalla loro etichetta o dal distributore che hanno scelto. Le cifre che perciò arrivano al musicista possono variare a seconda degli accordi con l’etichetta o del costo del servizio di distribuzione. Per farti un’idea, ti basti sapere nel 2017, solo il 12% delle entrate dell’industria discografica sono finite nelle tasche degli artisti musicali.

Esistono comunque modelli di pagamento diversi e più remunerativi per l’artista musicale, come quello della piattaforma francese Deezer. Un modello in cui se un utente ascolta esclusivamente un singolo artista sul proprio account, quell’artista riceverà tutte le royalty generate dagli stream di questo utente.

Esiste uno studio che sembra dimostrare che il modello di Deezer sia più equilibrato rispetto al metodo utilizzato da Spotify, la quale, in sua difesa dichiara che impone costi costi amministrativi aggiuntivi per calcolare il valore dei flussi di ogni utente e questo potrebbe effettivamente tradursi in meno guadagni per gli artisti.

Insomma il buon proposito di Spotify per far vivere il musicista della sua musica è rimasto tale, una buona intenzione.

Prima dell’avvento delle piattaforme di streaming, il problema più importante per etichette ed artisti, era la pirateria, soprattutto attraverso canali peer to peer, che distribuiva gratuitamente file .mp3 senza riconoscere alcuna royalty.

Se da un lato lo streaming musicale e una pesante repressione internazionale hanno ridimensionato il fenomeno della pirateria, dall’altro ha causato un crollo verticale nelle vendite di cd e mp3 che sono molto più redditizi per chi crea musica.

Inoltre, i servizi di streaming non si limitano a rendere la musica più accessibile, ma i loro ecosistemi finiscono per influenzare l’ascolto. Sebbene i servizi di streaming siano stati concepiti e presentati come una grande opportunità per artisti più piccoli e indipendenti, che possono promuovere la loro musica senza il supporto di grandi etichette discografiche, è piuttosto chiaro che il modello di pagamento di Spotify non consente alla stragrande maggioranza degli artisti di ottenere un reddito vivibile dalla loro musica.

L’abbondanza di playlist, algoritmiche o redazionali, può creare negli ascoltatori l’illusione di una libertà di scelta, ma resta il fatto che la maggior parte degli slot nelle playlist principali di Spotify sono inaccessibili a tutti tranne che alle grandi etichette.

Per quasi tutti gli operatori del settore, discografici e musicisti, è chiaro che se Spotify vuole raggiungere il suo obiettivo di consentire a un milione di artisti di vivere della propria musica, dovrebbe riconfigurarsi per retribuirli meglio e con meccanismi più equi, in modo di gratificare almeno quegli emergenti che accolgono un .

Sebbene Spotify si presenti come una grande opportunità per le auto produzioni, è convinzione diffusa che il suo ecosistema sia troppo sbilanciato verso gli interessi delle major discografiche. Se le cose restano così, la rivoluzione delle piattaforme streaming può considerarsi fallita, lasciandole solo come un altro elemento dell’industria musicale che sottovaluta artisti e musicisti.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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Alla scoperta della Songwriter Page di Spotify

Il 12 febbraio 2020 Spotify for Artist ha annunciato sulle pagine di la versione beta test della Songwriter Page, un modo nuovo per far conoscere tutte le canzoni scritte da un cantautore presenti nella app, così da raccogliere in un’unica schermata tutta la produzione di un artista, non solo quella interpretata, ma anche quella firmata.

Alla scoperta della Songwriter Page di Spotify

La Songwriter Page è raggiungibile tramite l’indirizzo http e tramite la scheda Mostra Riconoscimenti presente in ogni traccia e visualizzabile con il tasto destro del mouse; una volta che la Songwriter Page è attiva il nome dell’autore diventa un link verso essa.

La pagina ovviamente può essere condivisa, diventando uno vero e proprio catalogo delle opere disponibili su Spotify: una sorta di curriculum interattivo, se vogliamo metterla così.

A questa pagina si affianca, la playlist ufficiale certificata Written by… dove viene raccolto il meglio  della produzione dell’autore. Non avendo ancora messo mano su una Songwriter Page, che ricordo, è ancora in versione beta test, non ho chiaro se la playlist Written by è algoritmica o personalizzabile.

Potenzialmente chiunque può richiedere la sua Songwriter Page, ma direi che questa funzione è adatta per chi può vantare  collaborazioni con altri artisti musicali.

Un’idea niente male che rende ancor di più Spotify lo strumento più accessibile per far conoscere la propria musica, nonostante tutto.

Richiedi la tua Songwriter Page

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Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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