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Come guadagna chi fa musica?

Dalla sua nascita, nel primo decennio del XX secolo e per tutto il secolo breve la vendita di supporti fonografici (vinili, musicassette, cd ed .mp3) è stata la più importante fonte di reddito per musicisti ed editori discografici ma l’arrivo dello streaming nel nuovo millennio ha profondamente cambiato le carte in tavola: oggi ci troviamo nella situazione in cui di fronte all’aumento delle uscite musicali viene venduta meno musica.
Come guadagna chi fa musicaIn particolare i nuovi artisti si ritrovano ad affrontare molta più competizione rispetto al passato ed i competitor non sono semplicemente i loro colleghi. Con la fruizione in streaming la musica diventa intrattenimento e, sopratutto, nella fruizione privata, si ritrova a competere con altri prodotti creativi come videogiochi o video on demand, ovvero con tutti quei prodotti usati dalle persone per riempire il tempo libero. Non si tratta più di considerare solo il costo del prodotto discografico, ma diventa strategica la relazione che l’artista riesce a creare con l’ascoltatore.

Sebbene le vendite di musica digitale stiano quasi compensando il calo di vendite dei supporti fisici, le dinamiche del nuovo assetto del mercato discografico costringono l’artista musicista e la sua etichetta ad instaurare un nuovo rapporto in cui spesso la casa discografica è più un’agenzia di marketing piuttosto che un semplice editore.

Questo scenario influisce sul rapporto tra artista ed etichetta anche perché, a parità di impegno, i ricavi dall’ascolto in streaming non sono comunque paragonabili a quelli del supporto fisico, ma sopratutto perché rientrare nei costi di produzione, per una casa discografica, richiede più tempo.

Nell’ambiente è diventata ufficiale la voce che dal 2023 le major discografiche investiranno maggiormente su artisti giovani ben inseriti nelle dinamiche social mentre verranno messi in secondo piano gli artisti già maturi che non bucano le community.

Il passaggio era atteso e, sotto certi punti di vista, inevitabile : per poter investire su nuove produzioni l’editore discografico deve poter contare su artisti che possano generare entrate diverse dal prodotto discografico e che sappiano tener legata la propria base fan in particolare attraverso i network e media social.

Per l’artista musicale che non trova ascolto in un’etichetta restano aperte le strade per l’auto produzione, ma anche queste non sono prive di ostacoli. Senza una adeguata promozione personale e del prodotto, senza un piano di crescita basato su obiettivi concreti, resta difficile per l’artista conservare il suo pubblico o crearne uno nuovo.

Ci vuole molto realismo per esigere l’impossibile.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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Alcune cose che un musicista non deve scordare.

Oggi vorrei fare un po’ il punto della situazione nel mondo dell’industria discografica. Questo perché, anche dopo la crisi pandemica che ha messo duramente alla prova i professionisti, noto che permane una riottosa ostilità verso l’evoluzione inesorabile del settore discografico.

il musicista non deve scordare

Generalizzando, sappiamo che il mercato musicale mainstream è controllato dalle major discografiche che hanno ampliato i loro interessi anche su generi e mercati secondari grazie all’acquisizione di nuove etichette e, di conseguenza, del loro know-out artistico e professionale. Alle etichette indipendenti restano polposi mercati di nicchia su cui le più abili si stanno effettivamente concentrando.

La scomparsa delle vendite di supporti fisici non ha solo modificato la distribuzione della musica, che oggi avviene attraverso le piattaforme di distribuzione (The Orchard, Believe, Distrokids etc.) ma anche la fruizione della stessa da parte degli utenti.

Già con la rivoluzione degli .mp3 negli anni ’90, gli artisti più attenti avevano colto l’occasione per svincolarsi dalle rispettive case discografiche producendo la propria arte senza vincoli di politiche aziendale. Oggi, la distribuzione in streaming ha amplificato queste possibilità, permettendo all’artista di produrre e distribuire musica con costi relativamente modesti. Auto prodursi è incredibilmente facile e poco costoso.

Ma questi cambiamenti richiedono comunque modelli di business che vanno al di là della mera composizione e registrazione di un brano o di un album. Oggi, l’artista musicale deve tener conto, come minimo di questi tre fattori:

  • Il networking, il “fare rete” è diventato indispensabile;
  • La musica, la canzone, l’album non sono più un prodotto, un bene da possedere, ma un servizio;
  • La musica oggi fa parte del settore dell’intrattenimento;
  • Il comportamento dei consumatori di musica è cambiato.

Le app di streaming, con la loro infinita offerta, hanno radicalmente modificato le abitudini degli ascoltatori, sopratutto i più giovani, che oggi trattano il prodotto musicale alla stessa stregua del videogioco o del film su Netflix che, di fatto, sono i nuovi concorrenti del settore discografico e degli artisti musicisti.

In questo contesto, per l’artista musicista è fondamentale lavorare anche sulla sua figura artistica e non solo sulla sua musica. Costruire e dialogare con la base fan, cercando di essere attrattivo creando nuovi stimoli per veicolare il pubblico all’ascolto, attraverso i social media e i social network. Tutto questo è un lavoro al quale non si può rinunciare. Solo chi riesce a costruirsi una solida e coerente immagine artistica può emergere dal marasma dell’infinita offerta musicale delle app di streaming. Su questo c’è poco da discutere.


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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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