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Come lo Streaming cambia le abitudini di ascolto

In principio é iTunes, con la sua bella libreria organizzata per generi musicali che ha rivoluzionato il nostro modo di ascoltare la musica nel XXI secolo. La fruizione di musica in iTunes richiede all’ascoltatore, che acquista gli mp3, la scelta tramite ricerca basata su genere musicale e autori per poi, eventualmente evolversi in base alla curiosità soggettiva dell’utente con la creazione di playlist. Il successivo avvento dello streaming aggiunge a questo metodo tradizionale, basato su categorie di genere, i suggerimenti degli algoritmi, delle Intelligenze Artificiali, che imparano a riconoscere i gusti dell’ascoltatore e li intercettano proponendogli playlist personalizzate.

Preso atto di questo, spontanea mi è venuta la domanda di quanto gli algoritmi possano influenzare l’ascoltatore nelle sue scelte musicali; Domanda che trova una parziale risposta nella conoscenza di come funzionano le diverse piattaforme di streaming.

iTunes è organizzato come una biblioteca musicale tradizionale dove a canzoni, artisti, album, generi sono affiancate le playlist create dall’ascoltatore. Questo sistema si è mantenuto anche nel passaggio verso il servizio streaming di Apple Music, una scelta aziendale fatta dalla constatazione di come gli utenti continuino ad apprezzare questo modello. Spotify e YouTube Music invece, si distinguono per la scelta di affidare la ricerca alle Intelligenze Artificiali capaci di intercettare i gusti dell’utente tramite algoritmi di auto apprendimento.

Per spiegare meglio la differenza di fruizione, basti pensare che, mentre su Apple Music la musica si cerca e organizza nella libreria, su Spotify e YouTube Music, gli algoritmi cercano di prevedere le scelte offrendo delle playlist già redatte e basate sulle abitudini di ascolto. Non sono sistemi perfetti, in particolare quello di YouTube Music, ma stanno migliorando piuttosto velocemente e i risultati possono essere sorprendenti in termini di esperienza di ascolto.

Nonostante questo, il sistema algoritmo di Spotify e You Tube Music, nelle ricerche e nelle proposte, cercherà sempre la massima soddisfazione dell’ascoltatore basandosi su valori tipo la popolarità dell’artista, del brano e gli ascolti dell’ascoltatore. Questo sacrificando la scelta di proposte più coraggiose e rischiando di richiudere l’ascoltatore in una bolla che gli renderà più difficile scoprire musica al di fuori dei schemi algoritmi.
Altro limite del sistema algoritmo (in Spotify si nota in maniera particolare) è la difficoltà di cercare la musica per genere. Se noti, nella scheda Ai Fan Piace Anche, non sempre Spotify mette in relazione artisti realmente vicini tra loro. Questo dipende da molti fattori tra cui, non secondario, il corretto caricamento dei brani da parte delle label. In realtà quello che manca è una esatta contestualizzazione dei brani e dei loro interpreti come invece accade nella catalogazione per genere di Apple Music o Deezer.

I sistemi algoritmici come Spotify prediligono un esperienza di ascolto emozionale, basata sull’umore (mood) del momento e sui gusti conosciuti dell’utente. Altre piattaforme come Apple Music o Deezer, danno spazio all’approccio filologico che organizza le musiche e gli autori raggruppati per genere musicale. Questa differenza inevitabilmente finisce per condizionare la fruizione quotidiana della musica.

Sarebbe ingiusto dire che un metodo è migliore dell’altro. Sono le abitudini dell’ascoltatore ad avere l’ultima parola su quale sia il metodo più soddisfacente. Per esempio, chi desidera una playlist perfetta al momento giusto, troverà soddisfazione usando Spotify; chi invece ama organizzare la propria musica e gestirla con logica, Apple Music e Deezer sono le più adatte; mentre per gli audiofili c’è Tidal che risponde alle esigenze di una qualità audio superiore.

Gli ascoltatori oggi hanno l’opportunità di poter scegliere quale servizio di streaming si adatta di più alle loro esigenze di ascolto, i vantaggi per i musicisti sono negli strumenti di analisi offerti dalle piattaforme che permettono di scoprire come viene fruita musica e sopratutto per poter individuare il pubblico più adatto alle loro composizioni.

Una ragazza ascolta la musica dal cellulare
courtesy pixabay.com
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Mi chiamo Federico Rettondini e vivo nella profonda provincia di Verona. Ho iniziato a lavorare per la musica nel 1996 nel canale tv Match Music, occupandomi di grafica e postproduzione video.

Con il nuovo millennio l’attività principale era creare siti Internet per aziende realizzando tra gli altri un sito per Luisa Corna e Giovanni Caccamo. Da questa esperienza è nato il mio interesse per i social che mi ha portato alla collaborazione con Azzurra Music nella gestione delle sue piattaforme digitali.

Sul campo ho visto il mutare della fruizione della musica e l’importanza delle piattaforme di streaming per la sua diffusione. Da qui, ho compreso le opportunità che possono aprirsi per un professionista della musica, nelle conversazioni digitali. I musicisti che hanno compreso questo e saputo valorizzarlo, in questo momento, godono di maggiori opportunità e capacità di ottenere attenzione.
La mia attività attuale consiste nel curare la presenza dei professionisti della musica nel web, far loro consulenze e divulgare la conoscenza.

Mi piace ascoltare musica, mi piace consumarla come si consuma un krapfen alla crema. Con la stessa passione cerco di creare selezioni musicali che possano creare emozioni e coinvolgimento. Non ho proprio un genere musicale preferito, mi piace un po’ tutto, ma sopratutto mi piace la musica capace di sorprendere per la sua scrittura o per la sua interpretazione.

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