Categorie
business

Le royalties musicali su YouTube

Per l’ascolto della musica in streaming il canale più utilizzato, dopo Spotify è YouTube. Si, proprio per l’ascolto, non necessariamente per la visione dei video. Generalizzando, potrei dire che Spotify è l’app preferita dai Millennials, mentre YouTube è l’app preferita dai Boomers.

Le royalties musicali su You Tube
courtesy Pexels.com

La gara per il podio tra le due piattaforme è piuttosto agguerrita e YouTube in questi anni non è stata indifferente alla scalata di Spotify tanto che ha aperto un servizio parallelo chiamato YouTube Music per offrire un’esperienza d’ascolto più leggera, adatta ai dispositivi mobili.

Anche YouTube, ovviamente, può essere una piattaforma redditizia per creatori, artisti e cantautori. I video contenenti musica su YouTube possono generare royalties anche per la componente video, oltre che per le registrazioni audio e le composizioni. Lo fa attraverso le entrate pubblicitarie, sulla base delle rivendicazioni dei titolari dei diritti che controllano i contenuti di tali video.

I video di YouTube monetizzati generano royalties meccaniche e di performance per i cantautori e qualsiasi video che contiene una canzone, anche il video di una cover o di una performance dal vivo, può essere monetizzato dagli editori.

La cosa interessante è che gli editori possono rivendicare qualsiasi video su YouTube su qualsiasi canale che contenga musica controllata da loro e dai loro autori, indipendentemente dal fatto che il video contenga una registrazione ufficiale, un’esibizione dal vivo, una cover o altro.

Quando una piattaforma di distribuzione carica su YouTube un brano, a questi viene assegnato un codice, un Content ID, ogni volta che il brano viene utilizzato in un video, l’editore può scegliere di monetizzare quel video e raccogliere le royalties, se il video è idoneo. Ho visto personalmente casi in cui video amatoriali di vacanze monetizzare più del video ufficiale.

Su You Tube le canzoni guadagnano royalties in due modi: dalla registrazione principale, il  file audio effettivo e dalla composizione, musica e testi. Devi tener presente però che la maggior parte delle etichette discografiche/distributori controllano solo le registrazioni principali, pertanto raccolgono solo le royalties generate dalla registrazione principale su YouTube. Se sei un cantautore, ti sono anche dovute le royalties generate dalla composizione e potresti non riceverle da YouTube tramite la tua etichetta o distributore. In questi casi, per raccogliere questi diritti dovresti iscriverti ad una società di collecting.

Le royalties generate da YouTube sono essenzialmente una parte delle entrate pubblicitarie. Gli annunci vengono pubblicati sui video solo da un titolare del copyright, un’etichetta per esempio, che rivendica un video e dice a YouTube di monetizzare quel video. Ovviamente, vengono generate royalties anche per i video di YouTube visualizzati tramite i servizi di contenuti a pagamento come YouTube Red e YouTube Music.

I tassi di royalties su YouTube dipendono da molti fattori e sono notoriamente fonte di confusione. Le tariffe dipendono dal tipo di annuncio offerto sul video, dal territorio in cui è avvenuta la visualizzazione, dal periodo dell’anno, dalla piattaforma YouTube, a pagamento o meno, e da molti altri fattori. Per questo motivo, è molto difficile stimare quanto guadagnerà un video in entrate pubblicitarie.

Per monetizzare con i video su YouTube è necessario che il canale che li ospita raggiunga determinate soglie. In pratica, i video devono essere su un canale che abbia almeno 1.000 iscritti e 4.000 ore di visualizzazione negli ultimi 12 mesi. Solo in questo caso i video possono essere monetizzati sia nella parte visiva, che nella parte sonora.

Ci sono distributori importanti come The Orchard o Believe Digital, che comunque raccolgono le royalties sonore da YouTube, riconoscendo la musica da loro distribuita tramite il Content ID, anche se pubblicata in un canale che non monetizza o usata in altri video, come nel caso di video amatoriali per esempio. Altri distributori, come Distrokid per esempio, chiedono una piccola quota annua per richiedere il Content ID su YouTube.

Se sei un musicista indipendente, pubblicare video sul tuo canale YouTube sarebbe cosa buona; se invece hai un contratto con un’etichetta, te lo sconsiglio. Sicuramente il canale dell’editore ha già gli standard per monetizzare il video nella sua interezza, audio e video. Inoltre, avrà già un bacino ampio di iscritti a cui far vedere il tuo nuovo video.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
Acquistalo su Amazon https://amzn.to/3GsD4nH

Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
Acquistalo su Amazon https://amzn.to/3t67IQF

Categorie
musica streaming playlist collaborative Spotify Spotify playlist

Come entrare nella Discover Weekly di Spotify

Oggi vorrei ritornare sulla Discover Weekly di Spotify, la playlist algoritmica di Spotify che settimanalmente propone 30 nuovi brani agli ascoltatori portandoli alla scoperta di nuovi brani e nuovi autori.

Come entrare nella Discover Weekly
courtesy by pixabay.com

Del metodo con cui gli algoritmi creano Discover Weekly ne ho già scritto dettagliatamente qualche settimana fa. Questa volta vorrei darti alcuni consigli pratici che ti aiuteranno a raggiungere l’inserimento di questa playlist personalizzata che è la seconda più ascoltata sulla app svedese ed è fondamentale per ogni artista emergente.

Cura il tuo Profilo Artista

Spotify ha le sue logiche che talvolta confliggono con le esigenze artistico creative, una di queste è la necessità di pubblicare musica con una certa regolarità.

Ha suscitato polemiche la dichiarazione di Daniel Ek, CEO di Spotify, che ha insistito sul fatto che un artista musicale dovrebbe uscire con un nuovo singolo al mese; dal suo punto di vista, il consiglio non è mal posto. Purtroppo gli algoritmi privilegiano gli artisti molto attivi, anche se questo può andare a discapito della qualità delle composizioni.

Per fortuna la vita reale è fatta di molte sfumature. Pubblicare con una certa regolarità non significa pubblicare spesso anche se certamente sono da evitare lunghi periodi tra una pubblicazione e l’altra.

Come possiamo fare per evitare questo senza sacrificare la qualità delle produzioni?

Per esempio, invece di uscire con un unico album ogni 12-18 mesi, potresti anticipare i brani con l’uscita di due o tre singoli nel corso dell’anno, così da tenere viva l’attenzione del pubblico. Magari in seguito, se uno dei singoli che hai già pubblicato non ti soddisfa, nell’album potresti mettere una nuova versione più vicina ai tuoi obiettivi.

Cosa accessoria ma non secondaria, è anche aggiornare la grafica, la bio e le foto del proprio profilo artista. Anche queste operazioni sono cose che vengono valutate positivamente dai meccanismi della piattaforma.

In generale, più il tuo pubblico e la piattaforma multimediale si accorge che sei un utente attivo, più sarai notato. Tieni sempre presente che gli ascoltatori detestano profili dormienti o non aggiornati.

La qualità conta!

C’è poco da fare, una bella canzone, suonata bene, strutturata bene, arrangiata bene e ben registrata sarà comunque più premiante e performante di un brano improvvisato e affrettato.

I brani tecnicamente ben riusciti hanno performance di ascolti di gran lunga superiori rispetto ad altri. Per questo devi riuscire a pubblicare con una certa regolarità senza sacrificare la qualità delle tue composizioni. Questa è una regola aurea assoluta. Potresti trovarti in difficoltà per questo, ma è una fatica che alla lunga ti verrà premiata.

Utilizzare tutti i canali multimediali per la promozione

Sebbene Spotify offra molte possibilità per promuovere la tua musica, non focalizzarti solo su questo canale. Una costante attività sui social network è indispensabile.

Trova i social che sono più funzionali al tuo genere musicale e frequentali, aggiornando il tuo profilo, raccontando la tua vita artistica, le tue amicizie artistiche, scrivendo delle tue canzoni e segnalando dove si possono ascoltare.

Per ogni tua uscita sarebbe anche essenziale ti appoggiassi ad una media agency che, come minimo, ti crei una campagna stampa e magari una programmazione radiofonica: le dimensioni della campagna dipenderà dal budget che avrai a disposizione.

Avere una presenza sul web con articoli e recensioni è molto importante perché Spotify misura la popolarità di un artista musicale anche dalle citazioni che trova in rete sul suo conto.

Le playlist

Avere i propri brani nelle playlist create dagli utenti di Spotify è il metodo più economico e per poter ambire alla Discover Weekly. E’ un vero lavoraccio e un risultato eccellente non è garantito, ma dalle mie esperienze lo ritengo ancora un buon metodo, richiede tempo e pazienza ma funziona.


Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

di PlayHola

Trovalo su Amazon https://amzn.to/3QXbBPX

“Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica” è la guida essenziale per gli artisti che desiderano fare della promozione musicale il loro punto di forza. Grazie ai consigli di PlayHola, brand specializzato nel marketing musicale, imparerai come creare playlist efficaci, ottimizzare la tua presenza su Spotify e promuovere la tua musica attraverso i canali più adatti. Scopri come utilizzare al meglio le playlist di Spotify, una vera e propria arma nel mondo del marketing musicale, per raggiungere un pubblico più ampio e far crescere la tua carriera artistica.

Trovalo su Amazon https://amzn.to/3QXbBPX

Categorie
musica streaming Spotify Spotify playlist

La forza della Release Radar di Spotify

La Release Radar è una playlist personalizzata che Spotify ha creato per aiutare gli utenti a trovare e ascoltare la musica che preferiscono.

La release radar di Spotify

Attualmente, questa playlist è la più ascoltata e popolare tra gli ascoltatori e tra gli artisti. Release Radar viene aggiornata ogni venerdì e la sua caratteristica principale è che ogni ascoltatore ha la sua Radar fatta a misura delle sue preferenze.

In altre parole, ogni utente avrà una playlist diversa in quanto la Release Radar si basa sull’artista che ascolta, in genere basata sulle nuove uscite degli artisti seguiti dall’utente. Per Spotify è la combinazione perfetta per tenere aggiornati gli ascoltatori sulle uscite dei loro artisti preferiti e, di conseguenza per assicurare agli artisti che il loro lavoro verrà ascoltato dai fan.

Release Radar viene aggiornata settimanalmente ogni venerdì, giorno che le label dedicano alle uscite discografiche, ogni artista può avere solo un brano alla volta in questa selezione e, soprattutto, deve essere un brano inedito. Questa nuova traccia, se non viene ascoltata, viene riproposta all’ascoltatore per altre quattro settimane.

Viene da sé che solo i follower di un Artista X possono vedere le sue canzoni su Release Radar, e solo le sue nuove canzoni possono essere aggiunte a questa playlist. La Release Radar in pratica è lo strumento creato da Spotify per mantenere un contatto diretto tra artisti e il loro pubblico. Quindi, la chiave per far funzionare adeguatamente la Release Radar è avere molti follower di Spotify.

E qui siamo al fulcro della questione, il pubblico. Pubblicare le tue canzoni su Spotify e distribuirle in ogni angolo del mondo è facile, ma interessare e coinvolgere un pubblico alla propria musica non è proprio così immediato. Ci vuole metodo, costanza e ostinazione. Ci vuole anche la consapevolezza che la musica virtuale può non essere sufficiente per fare della musica la tua professione, in particolare di questi tempi in cui i guadagni dallo streaming e dalle vendite online sono veramente risicati.

Il segreto sta nel giusto equilibrio tra vita online e vita offline, tra il contatto diretto con i tuoi fan attraverso i live, o anche seminari o lezioni e la cura della tua presenza sui social.

Iscriviti a questo blog, troverai parecchi spunti per promuovere al meglio la tua figura professionale di artista musicale.


Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

di PlayHola

Trovalo su Amazon https://amzn.to/3QXbBPX

“Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica” è la guida essenziale per gli artisti che desiderano fare della promozione musicale il loro punto di forza. Grazie ai consigli di PlayHola, brand specializzato nel marketing musicale, imparerai come creare playlist efficaci, ottimizzare la tua presenza su Spotify e promuovere la tua musica attraverso i canali più adatti. Scopri come utilizzare al meglio le playlist di Spotify, una vera e propria arma nel mondo del marketing musicale, per raggiungere un pubblico più ampio e far crescere la tua carriera artistica.

Categorie
musica streaming tools

Come condividere una playlist in più servizi di streaming

Per un artista musicale o un’etichetta, la creazione di playlist musicali nei diversi servizi di musica in streaming è un elemento strategico per diffondere le proprie produzioni e incrementare la platea di pubblico, questo è un dato di fatto noto e assodato.

Come condividere una playlist in più servizi di musica in streaming

Questa operazione si rivela fondamentale all’artista per poter raggiungere il pubblico più ricettivo alle sue creazioni. Per questo il mio invito pressante a tutti i musicisti è quello di creare selezioni con la loro musica e quella dei loro colleghi preferiti, a cui magari si ispirano o con cui hanno delle affinità artistico creative.

Creare una playlist che funzioni, che raccolga follower e ascolti, non è così facile come si potrebbe pensare. Richiede cura, attenzione e pazienza. Ci sono diverse variabili che determinano il successo di una playlist e spesso non sono legate alla popolarità dei brani.

Oggi non voglio dilungarmi troppo su questo, mi limito a dirti che una playlist funziona se riesce a mantenere una sua coerenza. Nel senso che dovrebbe rispettare una certa coerenza di mood o di genere, per esempio. Anche se si potrebbe pensare che una playlist variegata, generalista, possa coinvolgere un maggior numero di persone, la realtà è diversa.

All’ascoltatore piace trovare nella selezione la musica annunciata nel titolo. Per meglio capirci, in una playlist dal titolo Evening Piano Jazz eviterei di mettere un notturno di Chopin. E’ vero che la musica di Chopin, magari interpretata da Benedetti Michelangeli è gran musica, ma è molto probabile che questo non rientri nelle aspettative di un ascoltatore che vuol gustarsi del buon jazz, e che anzi lo infastidisca.

Arriviamo al punto.

Ora tu hai confezionato una bella playlist su Spotify dove ci sono le tue canzoni e quelle dei tuoi artisti di riferimento. L’hai condivisa sui social, la aggiorni periodicamente e vedi che, giorno dopo giorno sta acquistando nuovi follower. Come puoi ottimizzare al meglio questo tuo lavoro di promozione? Magari condividendo questa playlist su altri servizi di musica in streaming quali Deezer, Tidal e YouTube o altri, vero?

A farci risparmiare un bel po’ di fatica in questo c’è Soundiiz una semplice app che ti permette di copiare le tue playlist da un servizio di streaming all’altro. Potrai così avere la playlist che hai creato su Spotify anche su Deezer o altri servizi impostando una semplice sincronizzazione. Il servizio di Soundiiz è disponibile gratuitamente con funzionalità limitate o a pagamento con funzionalità aggiuntive.

Direi che l’uso di Soundiiz può farti guadagnare una nuova fetta di pubblico aumentando la visibilità dei tuoi brani senza grandi perdite di tempo. Provala. Fammi sapere come l’hai trovata e se ti ha portato dei risultati. Io la sto provando in questi giorni.


Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

di PlayHola

Trovalo su Amazon https://amzn.to/3QXbBPX

“Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica” è la guida essenziale per gli artisti che desiderano fare della promozione musicale il loro punto di forza. Grazie ai consigli di PlayHola, brand specializzato nel marketing musicale, imparerai come creare playlist efficaci, ottimizzare la tua presenza su Spotify e promuovere la tua musica attraverso i canali più adatti. Scopri come utilizzare al meglio le playlist di Spotify, una vera e propria arma nel mondo del marketing musicale, per raggiungere un pubblico più ampio e far crescere la tua carriera artistica.

Categorie
musica streaming social media Uncategorized

Quattro segreti per un buon live in streaming

Sinceramente mi aspetto che il titolo di questo post attiri la tua attenzione, spero che lo faccia perché ti sarà molto utile. I teatri e i locali pubblici sono già sotto la rigida disciplina del lockdown e il bisogno di mantenere un contatto artistico con il tuo pubblico è un’esigenza alla quale non sai (non puoi!) rinunciare.

Quattro segreti per un buon live in streaming
Courtesy by Unsplash.com

Un live in streaming, anche un breve live in streaming, non ti aiuterà a imbandire la tavola, ma almeno ti consentirà di mantenere il legame con il tuo pubblico in attesa di tempi migliori.

Nello scorso lockdown ho visto che la piattaforma più gettonata è stata Facebook, sebbene anche YouTube si presti molto bene per questo genere di operazioni. Di certo Facebook a livello social è molto più performante, diciamo pure che è oramai la nostra piazza virtuale dove ci si incontra per un aperitivo, ci si diletta in sciocchezze e pesanti discussioni e si ascolta un po’ di musica dal vivo se ce n’è l’occasione.

Per questo, se già stai pensando di organizzare qualche live su Facebook o comunque on line, ti voglio rivelare qualche segreto vincente per coinvolgere e soddisfare meglio il tuo pubblico.

Il primo segreto è… la cura dell’audio (perdìo!!!). Stai già pensando che ti stia dicendo una cosa ovvia, vero? Eppure nel lockdown del marzo scorso ho visto più di qualche artista musicale improvvisare concerti domestici con un audio spaventosamente fastidioso che proprio non rendeva giustizia alla sua arte. Procurati un microfono adatto, usa un mixer, mettiti in un ambiente acusticamente adatto, ma fa qualcosa! Se non ti riesce, proprio non farlo questo live. Piuttosto fai una lezione di storia della musica, parla dei tuoi artisti preferiti, racconta barzellette sui musicisti, vedi un po’ te.

Il secondo segreto è… fissa quel c**zo di cellulare! Non ti si può vedere in perenne stato d’ansia mentre cerchi di non sbattere contro la scrivania, che poi lo smartphone scivola e ti si sballa l’inquadratura. Ci sono diversi tipi di supporti, piuttosto economici per gli smartphone, procuratene uno che sia pratico e solido. Così quando avrai impostato per bene la tua inquadratura, potrai cominciare lo spettacolo a cuor tranquillo.

Il terzo segreto per un buon live in streaming è la fotografia, ovvero la luce e la cura dell’ambientazione. Sebbene sia un live domestico, assicurati d’avere la casa in ordine, togli quel sacchetto di Dixie dalla tavola ed esci la cesta della biancheria dall’inquadratura. Assicurati di essere ben illuminato e nei limiti del possibile, cerca di creare un minimo di atmosfera con quelle quattro lampade che tieni in casa.

Il quarto segreto è… ma perché vuoi fare proprio una diretta? Perché non ti riprendi e poi monti il tutto, magari migliorando anche l’audio con qualche filtro,  per poi programmare un videoparty su Facebook dandone adeguato annuncio? Così tagli i punti morti, togli gli errori e confezioni un quindici minuti di buona musica dal vivo che trasmetterai mentre dialoghi con il tuo pubblico nella chat. Sia in Windows che in Apple ci sono semplici software gratuiti per fare editing video.

Se ti sono sembrati 4 segreti banali, me ne scuso, questo post non era rivolto a te che, evidentemente, sei un artista musicale con i contro fiocchi che sa cosa vuol dire aver cura della propria immagine e della propria musica. Ci vediamo, dal vivo, in tempi migliori.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
Acquistalo su Amazon https://amzn.to/3Nnt6bf

Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
Acquistalo su Amazon https://amzn.to/3Nnt6bf

Categorie
business marketing musicale metadata musicali

Cosa sono le royalties meccaniche?

Il termine royalties meccaniche nasce all’inizio del XX secolo con la nascita dei primi supporti fonografici, oggi le royalties meccaniche vengono riconosciute all’artista musicale ogni volta che la sua musica viene riprodotta e venduta tramite copie fisiche o in streaming.

Cosa sono le royalties meccaniche
courtesy by pexel.com

Quindi, quando un rivenditore vende una copia fisica, vinile, CD o file .mp3, l’artista musicale guadagna denaro. Inoltre, un artista guadagna royalties meccaniche quando la sua musica viene visualizzata o ascoltata tramite streaming digitale (ad esempio Apple Music, Spotify).

Ci sono in realtà altri modi altri modi, spesso trascurati, per guadagnare royalties meccaniche e sono: suonerie telefoniche, cover, colonne sonore, base per karaoke, biglietti d’auguri interattivi.

E’ importante sapere che, per il calcolo delle royalties, una canzone viene divisa in due: composizione e registrazione master. La composizione, associata all’editoria, è la proprietà del testo e la melodia sottostante di un brano musicale, mentre il master è la proprietà della registrazione particolare (e solitamente fisica finale) di quella canzone.

Normalmente i cantautori che hanno lavorato alla canzone hanno la proprietà dei diritti di composizione mentre i diritti di registrazione master sono parzialmente o totalmente di proprietà della loro etichetta o distributore. Le royalties di performance, invece, sono specificatamente attribuite solo alla composizione.

Il valore delle royalties meccaniche è determinato in modi diversi a seconda di vari fattori e viene recuperato dalle società di collecting dei vari paesi o, in alcuni casi, direttamente dall’autore tramite contrattazione diretta.

La vendita di CD, vinili, DVD o altri supporti genera automaticamente delle royalties meccaniche, che sono pagate da chi produce il prodotto in base a quote stabilite dalle società di collecting dei vari paesi. Così ogni volta che un brano viene riprodotto, genera royalties: se viene eseguita dal vivo in un pub, mandata in onda alla radio, o usata come musica di sottofondo in un supermercato genera royalties. Coloro che pagano sono le stazioni radio, reti televisive, bar, ristoranti, compagnie aeree, uffici, negozi, cinema ecc.

A seconda dei paesi, il valore delle royalties viene stabilito dalle società di collecting, che provvedono anche alla riscossione e alla ripartizione. Gli store digitali come iTunes, Amazon, Google e altri, generano royalties come se si trattasse di vendita di un supporto fisico (CD), mentre lo streaming (Spotify, Deezer, Tidal) è calcolato in modo diverso, e decisamente basso, ed è sempre gestito da accordi tra provider/collecting/governo che sono a tutt’oggi in discussione.

L’artista musicale, in particolare se si autoproduce, dovrebbe essere consapevole del fatto che guadagnare i diritti d’autore è solo una fase del processo, farsi pagare è più complicato. Se non si sa dove viene utilizzata e riprodotta la musica, potrebbe essere difficile sapere se si sta raccogliendo tutto ciò che si è guadagnato. Per questo avere un editore o un distributore digitale che raccolga le royalties per conto dell’artista diventa essenziale.

Ma i problemi non finiscono qui, Inoltre, la raccolta di royalties internazionali può essere impegnativa. È realisticamente impossibile, o comunque troppo impegnativo, per un autore registrare la propria musica con tutte le società di gestione collettiva di diritti d’autore del mondo. Avere un editore è il mezzo più efficiente per raccogliere questi fondi se la musica viene riprodotta a livello internazionale, soprattutto perché in alcuni paesi potrebbe non essere possibile per un singolo autore raccogliere direttamente le royalties dalle società. In alternativa, l’artista musicale può appoggiarsi a società specializzate nella raccolta di royalties meccaniche a livello globale per fare incetta di tutto ciò che gli è dovuto.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
Acquistalo su Amazon https://amzn.to/3Nnt6bf

Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
Acquistalo su Amazon https://amzn.to/3Nnt6bf