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La musica e i mutamenti dei mercati digitali

Per quanto concerne il mercato musicale, la differenza fondamentale tra il passato ed il presente è l’avvento dei social media che ha profondamente ridefinito il concetto di mercato della condivisione, dove il valore di ogni contenuto è soggettivo e co-costruito. Il mercato della condivisione si contrappone al modello di mercato tradizionale che assegna un prezzo a ogni cosa.

La musica e i mutamenti dei mercati digitali

Questo fenomeno ha influenzato sia i brand che i consumatori, creando nuove modalità di interazione e partecipazione. Il concetto di Web 2.0 si basa sull’interattività e la partecipazione attraverso piattaforme gratuite e sempre accessibili, permettendo il passaggio da una pubblicazione verticale di contenuti da parte di fonti autorevoli al coinvolgimento del pubblico, noto come orizzontalità.

Il crowdsourcing, ovvero l’accesso alla conoscenza e alle risorse comuni per fini personali, è diventato una pratica diffusa, con esempi come Wikipedia, Spotify e Netflix, che rappresentano aggregazioni di prodotti culturali co-costruiti dalla comunità. Questo nuovo modo di fruire dei contenuti ha anche trasformato il marketing, con i provider delle piattaforme sociali che cercano di monetizzare attraverso l’inserimento di pubblicità durante la fruizione dei contenuti e la vendita dei dati degli utenti alle aziende.

Il social media marketing è diventato un elemento chiave nel comunicare, distribuire e scambiare offerte di valore per le aziende, alle tradizionali 4P del marketing, Prodotto, Prezzo, Promozione, Punto Vendita, si introduce la Partecipazione. Questo ha segnato un passaggio dalla comunicazione tradizionale, in cui i media distribuivano contenuti in modo unilaterale, a una logica, in cui il pubblico partecipa attivamente alla vita del brand, che nel nostro caso corrisponde all’artista.

Sono questi i cambiamenti che hanno influenzato anche l’industria musicale. Dopo una fase di pirateria digitale nel vuoto di una regolamentazione ufficiale, ora l’industria musicale sta sperimentando una ripresa grazie alla consapevolezza delle potenzialità nuovi media digitali e alle nuove strategie di fruizione e distribuzione dei contenuti.

In questo contesto l’artista musicale deve imparare le dinamiche del sistema, accumulando un bagaglio di esperienze e conoscenze che gli rendano possibile operare le scelte migliori per la sua carriera. Come già è accaduto ad altre figure professionali, anche per i musicisti è giunto il tempo di considerarsi un po’ meno artisti e più professionisti.

Lo hanno già fatto gli illustratori, i fumettisti, gli scrittori e molti altri, non mi sembra che il mondo sia crollato, no?


La rivolta dello stile. Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta Terra

di di Stefano Cristante, Angelo Di Cerbo, Giulio Spinucci
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È il 1983 quando viene pubblicata la prima edizione del libro “La rivolta dello stile”, con il quale si pone in Italia l’urgenza di capire le culture giovanili degli anni Novanta, gli eredi dei Ted Boy, degli Skinhead, dei Mod, dei Punk. Dal Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, il primo centro di ricerca rivolto all’indagine delle subculture, nel corso dei decenni si afferma una corrente di studio capace di leggere l’antagonismo simbolico e la critica della cultura dominante che trova espressione nello street style, nella creatività, nelle forme artistiche. Questo libro continua a offrire gli strumenti per comprendere le espressioni della radicalità fondate sullo stile che, a partire dagli anni Ottanta, si affermano in Gran Bretagna e via via attraversano il continente europeo, e non solo. Attraverso testimonianze dirette, materiali unici e interpretazioni critiche, il libro racconta le esperienze di una gioventù ribelle che nella moda, nella musica e nella creatività va alla ricerca di forme di aggregazione che sono ancora le nostre.

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Soundcloud e le Fan Powered Royalties

Non l’ho sperimentato o visto in azione, ma il modello di pagamenti Fan Powered Royalties, messo in pratica da Soundcloud, è diventato particolarmente interessante per gli artisti musicali emergenti dopo che Spotify e Deezer hanno reso più restrittivi i loro criteri.

Soundcloud e le Fan Powered Royalties

In pratica, le royalty generate dall’ascolto dei fan dell’artista finiscono direttamente nel portafoglio dell’artista stesso senza finire nella ripartizione in percentuale che è meno equa e trasparente. Secondo le intenzioni di Soundcloud, questo modello avvantaggia gli artisti indipendenti e consente ai fan di svolgere un ruolo importante nel successo dei loro artisti preferiti.

Le royalty generate dai fan vengono riconosciute in base alla porzione di tempo trascorso ascoltando ciascun artista. La somma totale di denaro generata da un fan ascoltando un artista si basa su alcuni fattori:

  1. Quanto il fan ascolta quell’artista rispetto a tutto il tempo di ascolto in un dato mese;
  2. Quante pubblicità ha consumato il fan;
  3. Se il fan ha un abbonamento a pagamento a SoundCloud Go+.

Per monetizzare con il modello Fan Powered l’artista deve avere un abbonamento Next Plus o Next Pro che consentono l’accesso alla dashboard di SoundCloud for Artists. Con questi due piani Soundcloud si pone come antagonista di servizi come Tunecore o Distrokid offrendo servizi agli artisti musicali che vogliono distribuire le loro creazioni a tutti i principali servizi di streaming. Non sono previsti requisiti di idoneità per monetizzare e distribuire con SoundCloud for Artists.

Il programma Fan Powered Royalties poggia anche sulla funzione Fan, tuttora in Beta Test, che permette agli artisti musicali di individuare quali sono i loro fan più appassionati e di contattarli direttamente tramite messaggi privati.

Questi strumenti hanno lo scopo di consentire agli artisti musicali di costruire relazioni dirette con il proprio pubblico sulla piattaforma, chiedere feedback su tracce private, promuovere nuove tracce e uscite, presentare tracce, identificare altri artisti e promuovere spettacoli ed eventi live e virtuali.

Dalle informazioni che ho raccolto queste nuove funzionalità di Soundcloud lo rendono uno strumento molto interessante per qualsiasi esordiente che può sperare in un maggior numero di entrate, ma ha anche uno strumento per stringere legami solidi con la sua base fan.

La visione di Tracy Chan, Chief Content Officer di Soundcloud sul mercato dello streaming musicale e perché non funziona bene con gli emergenti è piuttosto chiara:

“La promessa del modello di business dello streaming musicale è che come artista puoi portare la tua musica nel mondo e costruire una base di fan e con quella base di fan puoi fare soldi vendendo ai tuoi fan biglietti, merchandising e musica, e guadagnarti da vivere comodamente con la tua arte…Ma ecco il punto…quella promessa è vuota. Lo streaming non funziona per la stragrande maggioranza degli artisti. Perché i servizi di streaming non ti diranno chi sono i tuoi fan. Invece, gestiscono modelli di business basati sulla vendita dell’accesso ai tuoi fan. E i servizi di streaming non sono gli unici: nemmeno le piattaforme di ticketing e merchandising ti diranno chi sono i tuoi fan…Lo sporco segreto dell’industria musicale è che queste piattaforme si aspettano che tu fornisca loro contenuti e vendite per alimentare i loro profitti, ma si rifiutano di dirti chi sta ascoltando le tue canzoni (o comprando i tuoi biglietti e il tuo merchandise). Promesse fatte, promesse non mantenute”.

La strada intrapresa da Soundcloud non è certo l’unica per stringere legami forti con il pubblico, ma il servizio offerto si presta come una scorciatoia rapida e sostenibile l’artista musicale che vuole valorizzare il suo patrimonio di fan; perché è bene ricordare che il pubblico non si acquista ma si conquista.

Se vuoi saperne di più
https://help.soundcloud.com/hc/en-us/articles/1260801306810-Fan-powered-Royalties-FAQs


La scimmia nel cassetto. Liberati dal giudizio degli altri, apriti alla narrazione e scopri chi ti apprezza

di Riccardo Scandellari
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Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio. Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla. Quando facciamo uscire la scimmia dal cassetto. Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe ma chi si appassiona alla narrazione.

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Ai curatori di playlist piace la tua musica?

Prima di contattare un curatore di playlist perché inserisca il tuo brano nella sua playlist, usando servizi come Match.fy o SubmitHub o direttamente tramite social, ti sei mai fermato ad ascoltare la sua selezione per assicurarti d’essere in linea con il gusto di quella selezione?

Ai curatori di playlist piace la tua musica?

Non intendo solo di essere in linea con il genere musicale, ma anche con il testo e con le vibrazioni, con il mood, che la playlist nel suo insieme trasmette. Ti potrebbe sembrare un lavoro superfluo, magari una perdita di tempo, in realtà si tratta di un’indagine strategica per comprendere se la tua musica troverà un pubblico in grado di apprezzarla e comprenderla.

Non c’è solo questo, devi anche assicurarti che gli altri brani abbiano almeno la stessa qualità creativa e tecnica del tuo brano: la mela buona in un cesto di mele marce rischia di fare la loro stessa fine.

Ci sono alcuni curatori che creano playlist con passione e amore della musica, altri che sono mestieranti in cerca di profitto, in entrambi i casi le playlist si rivelano dei calderoni nei quali il singolo artista fatica ad emergere, ovvero, fatica raccogliere follower.

Scegliere con cura le playlist a cui proporre i tuoi brani ti aiuterà a farti conoscere da un pubblico più ricettivo al tuo sound aumentando la possibilità di raccogliere follower.

Come è stato dimostrato  dalle analisi sulle abitudini dei superfan, questo genere di pubblico è molto prezioso per un artista musicale, è il suo zoccolo duro: genera ascolti ripetuti ed è disposto a spendere tempo e denaro per live o merchandising.

Creare un ambiente più sano per i musicisti e per chi ascolta musica inizia proprio dal selezionare i curatori di playlist più responsabili e professionali.


Guida completa al Crownfunding

di Carmine La Mura
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Il testo mira ad analizzare gli aspetti civilistici, fiscali ed il funzionamento dello strumento del Crowdfunding, con l’obiettivo di costituire un valido sussidio sia per quanti volessero presentare un progetto, sia per potenziali investitori che invece desiderano meglio approfondire l’argomento.

Analisi, casi operativi, aspetti legali, tributari e suggerimenti per una campagna di successo. L’eBook in pdf di 255 pagine è aggiornato con:

Circolare MiSE del 25 febbraio 2021
Decreto MiSE pubblicato in G.U. il 15 febbraio 2021
Agevolazioni fiscali
Regolamento UE 1503/2020 pubblicato il 7 ottobre 2020 sulla G.U. dell’Unione Europea e applicabile a decorrere dal10 novembre 2021 e disciplina transitoria

Un apposito capitolo è dedicato alla fase di programmazione ed attuazione di una Campagna di Crowdfunding basata sull’analisi di numerosi casi di successo in Italia ed all’estero.

Verranno forniti suggerimenti pratici ed operativi, nonché un’illustrazione degli strumenti e risorse online più utili per lanciare efficacemente la raccolta fondi.

Si partirà da un’analisi del fenomeno, con l’illustrazione di casi operativi, successivamente si illustreranno le diverse forme di Crowdfunding, e le piattaforme più diffuse, analizzandone le caratteristiche peculiari.

Un apposito capitolo illustrerà l’attuale quadro normativo che è stato oggetto nel 2019 di importanti modifiche specie alla disciplina dell’Equity Crowdfunding. Essendo il Crowdfunding uno strumento altamente innovativo, non sempre vi sono specifiche disposizioni tributarie che lo regolamentano, pertanto, a tali problematiche ed alle agevolazioni fiscali fruibili sarà dedicato un apposito approfondimento. L’ultimo capitolo presenterà dei suggerimenti operativi per impostare con successo la propria campagna.

La stessa può suddividersi in una fase pre-lancio ed una fase di lancio, per ognuna vi sono delle attività da svolgere per raggiungere gli obiettivi di raccolta prefissati. Si fornirà uno schema che illustra per ogni fase i compiti da portare a termine, illustrandone successivamente i principali.
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La musica in streaming nel 2024

Per la musica in streaming il 2024 sarà un anno interessante e con qualche novità che tocca direttamente chi della musica ne ha fatto una ragione di vita. Innanzitutto ci sono le soglie di pagamento messe a regime da Spotify e Deezer che già ho trattato in alcuni post e nelle mie newsletter (iscriviti ora!).

La musica in streaming nel 2024

La mossa di Spotify e Deezer è motivata dal contenere l’eccesso di produzioni musicali, magari non di qualità e/o non sorrette da adeguate coperture di promozione o marketing, che finiscono per sovraccaricare i server con brani la cui gran parte non raccoglie nemmeno 10 ascolti all’anno. D’altro canto, le due app di streaming promettono di rimettere in circolo il denaro “risparmiato” verso gli autori più apprezzati dal pubblico.

Questo ha messo in allarme etichette, artisti indipendenti e gli emergenti ma che molti, nel marketing musicale, avevano consapevolezza che prima o poi qualcosa del genere sarebbe accaduta. Per controbattere a questo ostacolo, che penalizza le produzioni a più basso budget, etichette ed artisti devono operare quel cambio di mindset da molti auspicato.

Pubblicare un singolo al mese, come consigliato da Daniel Ek quando creò Spotify, per poter emergere nel mercato musicale sfruttando gli algoritmi dell’app, nel lungo periodo si è dimostrato inutile se non dannoso per gli stessi artisti. Inflazionare il mercato di produzioni musicali prive di storia, prive di contesto, illudendosi che la loro bellezza fosse sufficiente per attirare il pubblico si è rivelata una promessa mendace.

È andata diversamente a coloro che per farsi conoscere nel mare magnum della musica in streaming hanno investito tempo e risorse in marketing e promozione con ogni mezzo possibile. E’ andata diversamente a chi, lavorando con social media e network, ha saputo costruire e dialogare con la sua base fan coinvolgendola nei progetti e nella vita artistica, attraverso un dialogo costante e una sincera connessione di anime.

Per fartela breve, è andata bene e andrà bene a tutti quegli artisti che sapranno circondarsi di un pubblico interessato e appassionato alla loro musica e lo faranno analizzandolo, andandolo a cercare e persuadendolo della qualità e delle emozioni, delle esperienze che la loro musica è in grado di offrire.

Il 2024 sarà l’anno dei musicisti e delle etichette che impareranno lavorare con il marketing.

Buona Musica a Tutti 🙂

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Music business. La grande guida: Tutti i segreti per orientarti nell’industria musicale odierna e trasformare la tua passione nel lavoro della vita

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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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Spotify e Believe giocano sporco?

In questi giorni Audiocoop, associazione di piccoli produttori ed editori che si occupa della tutela dei diritti connessi e copia privata, ha lanciato un grido d’allarme rivolto ad AgCom perché prenda provvedimenti verso i comportamenti di Spotify e Believe, quest’ultimo uno dei più grandi distributori di musica mondiali.

Ma cosa sta succedendo?

Spotify e Believe giocano sporco?

Come già anticipato in questo post di novembre, Spotify a partire da gennaio cambierà il suo modello di pagamento e verserà le royalty solo agli artisti musicali che raggiungono i 1000 ascolti all’anno: le indiscrezioni di novembre indicavano 200 stream all’anno.

Secondo Spotify, in questo modo si liberano 40 milioni di dollari all’anno che potranno essere distribuiti verso gli artisti che superano questa soglia, ma evidentemente queste buone intenzioni non convincono gli associati Audiocoop e nemmeno altre rappresentanze delle piccole etichette nazionali.

A questo si aggiunge un’altro allarme dagli artisti che hanno la loro musica distribuita dalla francese Believe che è il secondo distributore di musica digitale al mondo.

In questi giorni, molti artisti o le loro piccole etichette hanno ricevuto una mail in cui vengono informati che la loro musica verrà tolta dai cataloghi Believe, perciò da tutte le piattaforme di streaming, perché secondo Believe hanno praticato attività di streaming fraudolente: a quanto pare cosa non vera per buona parte di loro.

Cosa sta succedendo? Io un’idea me la sono fatta.

Distribuire musica in digitale è semplice, ma in realtà ha enormi costi energetici e di infrastrutture. Già nel 2022 Spotify era in sofferenza per questi investimenti utili per gestire e distribuire le 100.000 canzoni che ogni giorno vengono caricare sulla piattaforma.

Per Spotify mettere un tetto ai pagamenti è certamente un modo di contenere i costi di questo impegno, scoraggiando tutti quei musicisti che, senza un reale convincimento e magari senza arte ne parte, tentano la carriera discografica. La stessa cosa, a mio avviso, vale per Believe Italia che sembra volersi liberare degli artisti meno economicamente produttivi per alleggerire il suo carico di lavoro.

Per fartela facile, stanno tagliando i rami secchi.

Detto questo, bene fa Audiocoop a interessare AgCom e Ministero della Cultura su questa situazione e sinceramente spero che a loro si aggreghino tutte le altre realtà legate agli indipendenti.

In un sistema di distribuzione così centralizzato l’abuso di posizioni dominanti o altre situazioni che possono distorcere il mercato musicale vanno evidenziate e opportunamente censurate e auguro che chi di competenza si muova e pure piuttosto in fretta.

Riguardo il comportamento di Believe, da quanto risulta nella testimonianza del cantautore Francesco Sacco, sembra proprio che ci sia una mancanza di trasparenza e pure una male motivata decisione unilaterale da parte della piattaforma.

Ma già che ci siamo, vorrei anche fare l’avvocato del diavolo.

Ho sempre trovato sorprendente come le etichette, soprattutto ma non solo, indipendenti, in questi anni si siano limitate a buttare sul mercato pubblicazioni come non ci fosse un domani, senza mai investire tempo o risorse nel marketing dei prodotti o sul branding degli artisti: in un mondo così affollato di proposte musicali il genio o la bravura musicale di un artista non è sufficiente ad attrarre pubblico se questi nemmeno sa della sua esistenza ed è distratto da mille altri stimoli più attrattivi.

L’avvento della musica in streaming ci ha forse fatto credere che l’avvio di una carriera discografica fosse alla portata di tutti, di chiunque, ma direi che evidentemente non è così e forse non lo è mai stato.

Per poter vivere nell’ecosistema della comunicazione digitale fatto di social, siti, web radio e app di streaming, artisti ed etichette devono prendere coscienza che non basta investire in buone produzioni, ma è indispensabile investire tempo e risorse in promozione e marketing, sul prodotto musicale e sull’artista.

L’alternativa è l’estinzione.

Leggi il comunicato di Audiocoop


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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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marketing musicale musica streaming Spotify Spotify playlist

Come riconoscere le playlist false.

Nell’ecosistema di Spotify, che sfrutta alcune dinamiche social di condivisione, le playlist hanno un ruolo preminente perché dimostrano quanto si stia diffondendo la tua musica, quante siano le persone che ti seguono attivamente e, di conseguenza, aumentano le possibilità per essere notati dall’algoritmo e ottenere un effetto virale, sia in termini di popolarità, sia in termini di ascolti organici.

Come riconoscere le playlist Spotify false.

È noto che esistono milioni di playlist false legate a streaming farm che generano finti ascolti perché non corrispondenti a persone reali ma a bot informatici. È una piaga che Spotify ha cercato di arginare e sulla quale sta lavorando per ottenere risultati migliori. Questo perché questo genere di ascolti, non essendo legati ai gusti di un pubblico reale, minano l’esperienza di ascolto che gli algoritmi propongono agli ascoltatori, con il conseguente rischio di mettere in tendenza prodotti discografici di qualità dubbia deludendo le aspettative dell’ascoltatore.

Non esiste un modo certo per individuare una playlist falsa, ma ci sono dei segnali d’allarme utili a capire se una playlist Spotify è legata ad un utente reale o ad un bot informatico:

1.Corrispondenza tra ascoltatori e stream

Se la tua canzone è in una playlist che genera un numero di ascolti corrispondente al numero dei follower è molto probabile che sia una playlist falsa. In una playlist organica, in genere gli stream sono superiori agli ascoltatori perché le persone tendono a riprodurre i brani più volte.

2. Crescita troppo rapida di ascolti

Il tuo brano è in una playlist con migliaia di follower e, nell’arco di 24/48 ore, raggiunge o supera in ascolti il numero dei follower, ti sembra possibile? Ti sembra credibile che migliaia di persone ascoltino quasi contemporaneamente la stessa playlist?

3. Follower sospetti

Guardati dai curatori di playlist che hanno tra i loro follower migliaia di profili senza icona o con nomi o sigle improbabili. È molto probabile che si tratti di account falsi legati a streaming farm.

4. La playlist non compare IN scoperta su

Nelle statistiche di Spotify For Artist, o sulla tua pagina artista, vengono indicate le principali playlist in cui viene ascoltata la tua musica. Se una playlist non compare in questo elenco o è una playlist fasulla oppure è una playlist morta, non ascoltata, di conseguenza non ti è di nessuna utilità.

Detto questo, devi tener sempre presente che Spotify colpisce pesantemente chi usa tecniche fraudolente per spingere la sua musica. Lo fa rimuovendo i brani incriminati e, dal 2024, arrivando a multare distributori o etichette accusate di usare streaming farm o altre tecniche ritenute fraudolente.

Ma non c’è solo questo. Gli algoritmi di Spotify lavorano molto sull’esperienza personale dell’ascoltatore. Lavorano per proporre la tua musica alle persone che meglio possono recepirla e apprezzarla. Spingerla attraverso bot automatici va ad inquinare i dati che Spotify raccoglie per selezionare il pubblico più adatto alle tue produzioni.

Ti sembra poco?


Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

di PlayHola

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“Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica” è la guida essenziale per gli artisti che desiderano fare della promozione musicale il loro punto di forza. Grazie ai consigli di PlayHola, brand specializzato nel marketing musicale, imparerai come creare playlist efficaci, ottimizzare la tua presenza su Spotify e promuovere la tua musica attraverso i canali più adatti. Scopri come utilizzare al meglio le playlist di Spotify, una vera e propria arma nel mondo del marketing musicale, per raggiungere un pubblico più ampio e far crescere la tua carriera artistica.

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Spotify modifica il modello di pagamento

La rivista Music Business Worldwide ha raccolto l’indiscrezione che dal 1° trimestre 2024 Spotify opererà tre importanti modifiche nella distribuzione delle royalties agli artisti. Pur confermando il suo sistema di royalty pro-rata, noto come streamshare, queste tre modifiche avranno un impatto importante sui proventi dei singoli artisti, sui loro editori e sui loro distributori. Vediamo quali sono:
Spotify modifica il modello di pagamento.

  1. introdurre una soglia di stream minimi annuali prima che una traccia inizi a generare royalties su Spotify;
  2. Penalizzare finanziariamente i distributori di musica , comprese le etichette, quando viene rilevata attività fraudolenta sulle tracce caricate su Spotify;
  3. Introdurre una durata minima di riproduzione che ogni traccia noise non musicale deve raggiungere per generare royalties.

Con queste tre azioni, Spotify intende modificare l’allocazione del denaro pagato ai titolari dei diritti, musicisti, autori ed etichette, in particolare, riducendo quello destinato ai brani molto poco ascoltati, quello raccolto dai truffatori dello streaming e da coloro che ingannano deliberatamente la piattaforma. Vediamole nel dettaglio:

Introduzione di una soglia minima di stream prima che il brano inizi a generare royalties.

Le indiscrezioni trapelate dallo staff di Spotify indicano che questa misura colpirà un numero molto esiguo di musicisti, circa il 5%. Il problema che la piattaforma svedese vuole risolvere è di liberare qualche decina di milioni di dollari che di fatto questi artisti non incassano, perché cifre irrisorie di pochi centesimi, che restano ferme nei conti bancari dei distributori.

Oggi, ogni riproduzione su Spotify della durata superiore a 30 secondi attiva il pagamento di una royalty. Dal primo trimestre 2024 non sarà più così. A partire dal nuovo anno un brano dovrà raggiungere un numero minimo di stream annuali prima di generare royalties. Non ci sono cifre certe, solo indiscrezioni che indicano che il minimo sindacale per guadagnare sarà di almeno 200 riproduzioni all’anno. Questa mossa colpirà soprattutto tutti quei musicisti indipendenti con ascolti mensili ridotti.

Penalità finanziarie a distributori ed etichette in caso di attività fraudolente.

Spotify ha un buon sistema di rilevamento anti frode in grado di colpire le Stream Farm che con metodi diversi creano ascolti fasulli minando la trasparenza del mercato e sfalsano la popolarità dell’artista e della sua musica. A partire dal 2024, l’app di streaming non si limiterà a rimuovere i brani dopati da stream fasulli, ma arriverà a multare anche i distributori e le etichette come misura deterrente verso queste cattive abitudini.

Introduzione di un tempo minimo di ascolto che le tracce noise, non musicali devono raggiungere per generare royalties.

I creatori di contenuti non musicali come ad esempio rumore bianco, battiti binaurali, canto delle balene, ecc. vengono pagati come ogni altro creatore di musica su Spotify. Questi brani in genere trovano il loro utilizzo nella meditazione, per conciliare il sonno o aumentare la concetrazione nello studio o al lavoro. Son frequenti i casi in cui sono state creati album con tracce di white noise, o altri rumori ambientali, della durata di 31 secondi: il minimo sindacale per incassare una royalty.

Spotify sta pianificando di allungare in modo significativo il tempo minimo che ogni traccia di contenuto audio non musicale deve soddisfare prima che venga attivato un pagamento. In questo scenario, una playlist di tracce di rumore bianco di 31 secondi ciascuna, per poter beneficiare della monetizzazione di Spotify, dovrà essere rimossa, divisa in tracce da 4 minuti e quindi ricaricata.

I contenuti non musicali sono una modesta parte dell’offerta di Spotify, ma il loro utilizzo da parte degli utenti genera un’importo di royalties di tutto rispetto. Richiedendo che le tracce noise siano più lunghe per la monetizzazione significa meno stream, il che a sua volta significa più soldi nel sistema pro-rata che tornano ai contenuti realmente musicali.

Non tutta l’industria musicale ha accolto con favore queste tre novità di Spotify che però segnano un passo verso un sistema più equilibrato di distribuzione delle royalties, incidendo anche come deterrente sull’eccessiva proliferazione di brani, 100.000 al giorno, caricati sulle piattaforme di streaming.

La decisione di Spotify fa il paio con la sperimentazione del modello Artist Centric che Deezer sta sperimentando con UMG e che molto ha preoccupato TuneCore ed altri distributori che trovano il loro business nelle autoproduzioni o nelle piccole etichette indipendenti. Un tema che sicuramente riprenderemo perché è in corso di evoluzione.

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Che utilità ha Canvas di Spotify?

Canvas è una delle funzioni più interessanti di Spotify perché offre uno strumento visivo, semplice da realizzare, per distinguerti su questa app musicale. È un dato di fatto che l’abbinamento musica e video attira l’attenzione e rinforza il ricordo anche nell’ascoltatore più distratto. Se usato coerentemente

Qual'è l'utililità di Canvas di Spotify?

Le immagini offrono molte possibilità creative a livello di storytelling, contesto, creazione di mondi e sensibilizzazione del pubblico. Le Canvas abbinate ai tuoi brani, offrono agli ascoltatori un’esperienza più ricca, creando connessioni e suggestioni completamente nuove. Caricare mini video o immagini fisse su Canvas, attraverso Spotify for Artists, è semplice ma per ottenere il massimo da questi elementi visivi, ti suggerisco di seguire queste linee guida:

1 Creativo e Coerente

Per avere un Canvas efficace che supporti adeguatamente il tuo brano ti suggerisco di giocare con la grafica di copertina riproponendola creativamente. Il massimo è quando riesci a coordinare graficamente Profilo, Spotify, Canvas, Video musicale, grafica del singolo o dell’album e le foto che accompagnano la tua comunicazione.

2 Usa una strategia di narrazione

Ho individuato due modi per ottenere dei Canvas efficaci quando carichi un album:
a) Puoi usare un’unica idea visiva, un’immagine fissa o in movimento, che riproponi per ogni traccia inserendo una variazione: cambiandone i colori dominanti o inserendo degli elementi grafici diversi, sempre comunque rispettando una coerenza con la grafica di copertina dell’album.
b) Creare una narrazione o delle suggestioni diverse, ma sempre coordinate, per ogni traccia. Cercando di accompagnare il visitatore all’ascolto della traccia seguente.

3 Completa la narrazione

Le Canvas durano dai 3 agli 8 secondi. Utilizzare una sequenza del tuo video potrebbe non essere una buona idea. Anche se il tempo a disposizione è ridottissimo, sarebbe bene che l’immagine sia di forte impatto estetico e che comunque contenga una narrazione, un’azione, un qualcosa che possa attizzare la fantasia del visitatore. Puoi sfruttare l’opzione di loop, che crea un ciclo continuo senza interruzioni, oppure quella di rebound che riproduce prima in avanti e poi all’indietro la clip ottenendo un effetto curioso che può essere divertente ed intrigante.
Puoi anche usare sequenze brevi a stacco, ma non troppo brevi, i tagli troppo veloci non sono graditi e creano disorientamento, è preferibile un andamento fluido e lineare.

4 Consigli Tecnici

Canvas non ha audio e non può essere sincronizzato con la musica. Evita filmati in cui si canta o si parla e realizza il video senza la pista audio. Devi tener conto che la parte parte bassa dello schermo è occupata dal player, perciò tutti i contenuti interessanti del video devono trovarsi su circa i due terzi superiori dello schermo. Sul player sono inoltre già indicati il nome dell’artista e il titolo della traccia, sarebbe da evitare che fossero presenti anche sul video o immagine Canvas.

5 Aggiorna o modifica i Canvas

Puoi modificare o cambiare i Canvas dei tuoi brani quando vuoi. Per esempio, potresti creare un Canvas a tema natalizio da caricare durante i giorni delle feste se il tuo brano è adatto per l’occasione; oppure puoi usare i Canvas dei tuoi brani per ricordare agli ascoltatori che parteciperai ad un evento importante. Anche qui puoi scatenare la tua fantasia.

Con questo direi d’averti detto tutte le cose più importanti che devi sapere su Canvas, uno strumento molto utile per incrementare ascolti e il coinvolgimento del pubblico.

Se hai difficoltà tecniche o ti serve qualche idea per i tuoi Canvas puoi contare sulla mia esperienza creativa. Contattami e vedremo come creare una buona immagine coordinata del tuo canale Spotify, dalla copertina al Canvas. Scrivimi


Music business. La grande guida: Tutti i segreti per orientarti nell’industria musicale odierna e trasformare la tua passione nel lavoro della vita

di Alessandro Liccardo
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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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Metadata musicali vs Intelligenza Artificiale

Come ho già avuto occasione di evidenziare in questi due articoli, i metadata legati ad ogni pubblicazione digitale sono fondamentali perché ti possano essere riconosciute le giuste royalties:

metadati vs intelligenza artificiale

Queste informazioni di base, i dati su autori e interpreti, album, produttori ed editori sono solo gli elementi più visibili, in realtà ogni brano è, dovrebbe, essere accompagnato anche da altre informazioni come lingua, modo o ppm per esempio. La parte più rilevante dei metadati resta quella legata alle informazioni sui diritti che consente di attribuire i corretti copyright ai vari soggetti coinvolti.

Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale Generativa e delle sue applicazione in ambito musicale la corretta e completa compilazione dei metadata diventa ancora più importante e strategica perché i detentori dei diritti di un brano possano vederseli correttamente e regolarmente riconosciuti.

Oggi scopriamo infatti che i metadati sono funzionali nella protezione del copyright e nel riconoscimento dell’impiego di porzioni di registrazioni compiute nell’attività di raccolta, harvesting, che piattaforme come ChatGPT mettono in campo raccogliendo milioni di brani musicali per addestrare le macchine.

Senza entrare in dettagli tecnici, per altro piuttosto interessanti, devi sapere che già esiste una direttiva europea sul copyright che tutela dal Text Data Mining. Ed è in questo contesto che le Intelligenze Artificiali Generative devono operare.

Chi produce musica usando IA Generative è consapevole di questo e nel caso in cui i dati generati dalla macchina contengano opere protette da diritto d’autore, o porzioni di esse, sa che possono costituire una violazione se eseguite senza una licenza del titolare dei diritti.

E’ in questo contesto che i metadata funzionano come un completo DNA dell’opera che, se trattata in un processo di Text Data Mining da un IA, lasceranno traccia permettendo di verificare la trasparenza del processo e definire se e quali diritti sono oggetto di autorizzazione di licenza.

Sono questi motivi per cui continuerò a raccomandarti di avere grande cura dei metadati nei tuoi brani, anche quando pubblichi con un etichetta discografica. Assicurati sempre che siano precisi, completi e correttamente compilati. Il tuo futuro economico passa per la loro corretta gestione.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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10 Tips per una buona biografia su Spotify

La sezione biografia sulla pagina artista di Spotify spesso viene usata dagli artisti musicali in maniera impropria. Mettendoci un po’ di malizia mi viene da pensare che spesso, soprattutto gli emergenti, si lascino catturare dalla pigrizia e, nel migliore dei casi, si limitano a mettere qualche frase poetica d’effetto che forse descrive il loro essere ma di certo non descrive la loro figura artistica.

tips per una buona biografia su Spotify

Questa sottovalutata biografia in Spotify è uno di quegli strumenti strategici per farti conoscere da chi ti ascolta ma anche per aiutare gli algoritmi della piattaforma a classificarti meglio e quindi trovare il pubblico giusto per te e le tue creazioni.

Una buona biografia artista su Spotify dovrebbe essere efficace e coinvolgente e contenere non solo le informazioni biografiche ma anche quelle artistiche. I caratteri a disposizione non sono molti ma sono sufficienti per redigere un buon racconto biografico ricco di suggestioni.

Di seguito, alcune linee guida che possono aiutarti a scrivere un’autobiografia ricca di contenuti e che ti rappresenti: devi solo trovare il tuo stile narrativo per renderla ancora più attraente.

1. Concisa ma informativa

Per scrivere la biografia Spotify hai a disposizione 1500 caratteri, in realtà non sono molti, ma sono sufficienti per un testo abbastanza dettagliato da fornire informazioni rilevanti sul tuo conto. Lo stile deve essere chiaro e accattivante.

2.Stile coerente

Per la tua biografia dovresti trovare uno stile coerente con la tua personalità e il tuo genere musicale. Ad esempio, se la tua musica è energica e vivace, la biografia potrebbe essere scritta in modo dinamico e coinvolgente.

3.Usa parole chiave

Ti sarà utile includere parole chiave pertinenti nella biografia per rendere più facile trovarti con la funzione di ricerca di Spotify. Ad esempio, se fai parte di un genere specifico o sei associato a un movimento artistico particolare, queste informazioni dovrebbero essere menzionate nella biografia.

4. Storia personale

Racconta la tua storia personale. Importanti sono i momenti chiave che hanno influenzato la tua carriera musicale. Volendo puoi includere informazioni sulla tua infanzia, ma più importanti sono i primi approcci alla musica e gli eventi significativi che hanno plasmato il tuo percorso artistico.

5. Stile e genere musicale

La biografia deve anche contenere lo stile musicale e il genere in cui ti collochi. Fornisci dettagli sulle influenze musicali che ti hanno ispirato e sulle caratteristiche distintive della tua musica.

6. Successi e riconoscimenti

Elencare le tue medaglie, i successi e i riconoscimenti più significativi, come premi vinti, album di successo, brani più popolari o collaborazioni di rilievo ti aiuta ad acquisire quell’autorevolezza e credibilità che suscita interesse nei potenziali ascoltatori.

7. Esperienze live

Se hai esperienze significative di esibizioni dal vivo, come concerti importanti, tour o festival, è utile menzionarle nella biografia. Questo può suscitare l’interesse di chi cerca nuove esibizioni da vedere.

8. Aneddoti e curiosità

Ovviamente puoi arricchire la tua biografia con aneddoti o curiosità interessanti. Se ben usati questi dettagli personali possono creare un legame più intimo tra te e i fan.

9. Collegamenti e contatti

Assicurati di includere collegamenti rilevanti, come il tuo sito web ufficiale, i tuoi profili social media/network e i contatti con il management o la prenotazione dei biglietti. Facilita l’accesso a ulteriori informazioni sul tuo conto e la possibilità di mettersi in contatto con te.

10. Aggiornamenti periodici

Non dimenticare mai di aggiornare la biografia con i nuovi sviluppi e le ultime notizie sul tuo conto. Aggiungi informazioni sui nuovi album, singoli o progetti futuri. Usala per mantenere i fan informati.

Come vedi, puoi veramente usare la biografia di Spotify per creare un legame diretto, veloce e pratico con i tuoi ascoltatori e farli diventare tuoi fan. Chi si appassiona alla tua musica, puoi starne certo, si appassionerà anche alla tua figura artistica e in questa sezione di Spotify farà il primo passo perché tu diventi uno dei suoi artisti di riferimento.

Non dimenticare mai di aggiornare la biografia con i nuovi sviluppi e le ultime notizie sul tuo conto. Aggiungi informazioni sui nuovi album, singoli o progetti futuri. Usala per mantenere i fan informati.

Non dimenticare che tutto il lavoro che hai fatto per la biografia su Spotify puoi replicarlo con un semplice copia e incolla su tutti i tuoi profili artista sulle altre App, anzi, dovresti proprio farlo.


Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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