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La musica e i social media

Impensabile fino a qualche anno fa, il rapporto interpersonale tramite social network è oramai prassi quotidiana per gran parte della popolazione attiva. Discutiamo, condividiamo passioni, ci informiamo, manteniamo contatti personali e professionali attraverso immagini, testi e link. Quanto è importante dunque per un’artista musicale essere presente online?

musica e social media
courtesy pixabay.com

La crisi scatenata dall’epidemia del Covid-19 credo abbia trovato una risposta ampiamente soddisfacente che a questo punto la domanda diventa retorica.

Questo drammatico evento ha messo in luce le differenze tra chi ha saputo costruire un rapporto tramite social con la sua fanbase e chi invece non lo ha fatto, perdendo contatto con il pubblico durante i mesi di clausura.

Voglio essere chiaro, non è che i live sui social, per esempio, abbiano potuto sostituire i concerti dal vivo, ma gli artisti con una fanbase social hanno potuto, nei mesi più difficili, mantenere un contatto stretto con i propri fan preparando le basi per una ripartenza in tempi migliori.

Tramite Facebook, Twitter e sopratutto Instagram, gli artisti musicali più avveduti si raccontano, talvolta si sfogano, spesso dialogano con il pubblico, facendo storytelling sui loro progetti, sui loro gusti e sulla loro quotidianità.

Lo fanno anche appoggiandosi ad un social media manager che confeziona i loro contenuti e pianifica l’esposizione in un vero e proprio progetto di social music marketing che copre le 24 ore della giornata, diventando un vero racconto in cui i valori dell’artista vengono condivisi con il pubblico.

Questo rapporto stretto tra artista musicale e fan, genera circoli virtuosi, in particolare durante i concerti, dove i fan fotografano o registrano l’esibizione. Questi contenuti visuali possono essere condivisi dall’artista nei suoi profili, come segno di stima verso il proprio pubblico amplificando la diffusione del suo messaggio.

Si tratta di un’esperienza mediata, in cui il mix tra online e offline garantisce il successo di una serata. L’artista documenta le sue serate live riprendendo i suoi concerti, i fan invece generano un’enorme quantità di contenuti che di riflesso potranno tornare utili all’artista. In ottica user generated content, i live possono servire per coinvolgere maggiormente i fan e per poter catturare tantissimi consensi e contenuti freschi da utilizzare per la propria strategia social.

Con contenuti opportunamente confezionati e programmati, anche le persone non presenti al live, avranno modo di parteciparvi grazie alle stories dei propri follower, in uno scambio continuo tra offline e online, dove il beneficio ricade sull’artista musicale e sul suo prodotto discografico.

Questo rapporto fondato sull’interazione, la partecipazione del pubblico devi trattarlo con cura e attenzione. L’ errore è dietro l’angolo: una frase detta male, un passo falso, una dichiarazione sbagliata può metterti in serio imbarazzo, se non crearti veri e propri danni.

Come artista musicale ti è indispensabile lavorare sul tuo personal branding, ovvero gestire in maniera strategica la tua immagine professionale. Nota bene, non si tratta del saper vendere se stessi, ma di partire dalla tua personalità e unicità, dai tuoi punti di forza, per costruire una relazione duratura e a due vie con il tuo pubblico, capace di rafforzare e addirittura, molto spesso, migliorare il tuo essere artista e attrarre nuove opportunità.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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musica streaming Spotify

Tempi duri per le cover

Non mi è riuscito di trovare una conferma ufficiale a questa novità che da qualche mese sta interessando alcune piattaforme di musica streaming. Ma è un dato di fatto che Spotify abbia rifiutato la distribuzione di alcuni album di cover, o di nuove versioni da interpreti originali, in particolare album pubblicati da piccole etichette.

tempi duri per le cover
coutesy pixabay.com

Questo rifiuto non è sistematico, per esempio proprio in questi giorni Tiziano Ferro se ne è uscito con una sua versione della storica Rimmel di Francesco De Gregori, ma è certo che la piattaforma svedese non gradisca trovare nel proprio catalogo qualche decina di versioni della stessa canzone. Stessa cosa vale poi per album di versioni originali pubblicate su licenza.

D’altro canto è comprensibile che prima o poi si dovesse arrivare ad una scelta di questo genere. Nell’epoca dei supporti fisici per le editrici discografiche valeva un paradigma che chiamerò delle Top 200.

In pratica, ogni editore discografico poteva far riferimento ad un roster di 200 canzoni che, in qualsiasi versione venissero realizzate, gli assicuravano una garanzia di vendita perché popolari e amate in ogni latitudine.

Visto dall’Italia, possiamo dire che esisteva un roster Top 200 per la musica italiana e un Top 200 per la musica internazionale. Se anche voi amavate frugare nei cesti degli autogrill alla ricerca di nuove compilation, ora capite perché spesso e volentieri in queste playlist su Cd trovavate più o meno le stesse canzoni.

Questo freno alle cover imposto da Spotify e altre piattaforme va a rompere il paradigma Top 200 costringendo i musicisti, gli autori, gli interpreti e gli editori ad uno sforzo maggiore nel produrre nuovi brani originali.

Purtroppo i criteri con cui viene eseguita questa selezione non sono chiari e conosco casi che hanno penalizzato versioni di alto contenuto artistico e creativo.

Credo che ritornerò ancora su questo argomento perché mi piacciono le cover, in particolare quando gli interpreti riescono con la loro arte a dare una vita nuova ad una canzone che sente il peso del tempo che passa.


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business musica streaming

L’ascolto di musica in streaming è democratico?

In un recente articolo apparso su Rolling Stone dal titolo Lo dicono i numeri: lo streaming funziona solo per 1% degli artisti. La giornalista Emily Blake lamenta di come app come Spotify, che avrebbero dovuto democratizzare l’ascolto musica, abbiano fallito nel loro compito perché di fatto, solo 1% degli artisti monopolizza il 90% degli stream. Il frutto di una analisi di Alpha Data durata un anno, conferma il monopolio delle grandi produzioni discografiche a danno delle piccole o delle produzioni indipendenti.

Spotify non è democratico?
courtesy pixabay.com

Forse non abbiamo avuto una democratizzazione dell’ascolto, ma è certo che la distribuzione della musica in streaming sia oggi il massimo esempio di libertà di espressione artistica. Con queste piattaforme chiunque, e intendo veramente chiunque, con poche decine di euro può rendere disponibili le sue canzoni in ogni angolo del globo: con limiti imposti da filtri tecnici più legati alla qualità del suono che a quella dell’esecuzione o artistici e praticamente con scarsi vincoli di censura; se non è democrazia questa!

In effetti il problema, a mio modesto avviso sta proprio nel chiunque può avere la sua musica in streaming.

Sempre dall’articolo di miss Blake, il CEO di Spotify Daniel Ek ha stimato che ogni giorno vengono caricate sulla piattaforma qualcosa come 40 mila canzoni.

Sono numeri veramente importanti, che però saturano il mercato e molto probabilmente siamo in quella situazione in cui l’offerta di musica è di molto superiore alla richiesta.

La musica distribuita sulle piattaforme di streaming ha favorito il processo di disintermediazione tra artisti ed etichette eliminando il filtro del direttore artistico, cioè la figura che decide se una canzone è degna o meno di essere pubblicata. Nel chiunque può avere la sua musica in streaming ci sono migliaia di produzioni indipendenti, magari di musicisti non professionisti, che oggi possono far conoscere la loro musica al mondo, cosa che gli era negata ai tempi dei supporti digitali.

Aver creduto che nel mondo ci fossero miliardi di ascoltatori curiosi di ascoltare musica nuova e diversa dalle loro abitudini credo sia stata una delle più grosse ingenuità dei nostri tempi. Gli ascoltatori sono per lo più abitudinari e non amano perder tempo alla ricerca di cose nuove, di nuovi orizzonti musicali o nuove praterie sonore. È sempre stato così, sempre così sarà.

Come può allora il musicista professionista far emergere la sua opera in questo caotico oceano di produzioni musicali? È una domanda che ha una risposta semplice: il marketing, in particolare lavorando sul personal branding e poi sul marketing legato alla sua musica, al suo prodotto discografico.

Certo il marketing non può risolvere il problema di un mercato che subisce un eccesso di offerta, ma certo un progetto di marketing ben pianificato e costruito può riuscire a far conoscere l’artista e la sua opera ai fan potenziali.

Ma vedi, le cose stavano così anche prima dello streaming, forse erano anche peggio: quanti sono gli artisti che hanno penato perché continuamente rimbalzati dalle case discografiche? Quante sono le belle canzoni che non hanno avuto un riscontro immediato di pubblico perché non distribuite adeguatamente o sui canali giusti?

Oggi qualsiasi musicista ha la possibilità di confrontarsi direttamente con il pubblico senza filtri e senza intermediazioni. E il pubblico, potenzialmente, ha la possibilità di ascoltare qualsiasi cosa venga prodotta sul nostro pianeta. Non è forse democrazia questa?


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La vittoria di Pirro del vinile

È notizia di questi giorni che negli Stati Uniti, dopo 34 anni, la vendita di dischi in vinile supera quella dei più moderni CD, un contro sorpasso che, nella sostanza, non cambia lo scenario del mercato discografico. Ma vediamo un po’ di numeri.

Il vinile sorpassa il CD
courtesy pixabay.com

Nell’ultimo rapporto della RIAA, Recording Industry Association of America, certifica che nei primi mesi primi sei mesi del 2020 il vinile ha fatturato 232,1 milioni di dollari a fronte dei soli 129,9 milioni di dollari incassati dai CD.

Ma prima di cantar vittoria, bisogna considerare che le vendite di supporti fisici sono diminuite complessivamente del 23% nella prima metà di quest’anno. Il sorpasso del vinile è dovuto al crollo di vendite di CD sceso del 48%, mentre le vendite dei vinili hanno iniziato a salire.

Nel dettaglio, il totale dei ricavi nella prima metà dell’anno, 376 milioni di dollari, il 62% di questi è derivato dalle vendite di vinili, 232 milioni di dollari. I CD si sono portati a casa soli 120 milioni di dollari. In questo contesto, sebbene le vendite digitali siano diminuite del 22%, per un totale di 351 milioni di dollari, bisogna tener presente che il vinile gode solo del 4% del mercato della musica registrata.

A dominare resta lo streaming musicale, il cui valore del mercato digitale cresce del 12%, rappresentando l’85% delle entrate totali per le case discografiche. Da notare anche che gli abbonamenti ai servizi di streaming a pagamento sono aumentati del 24%.

Queste cifre, se non altro confermano che il consumo di musica è irreversibilmente orientato verso lo streaming, ma che esiste anche l’interessante nicchia degli amanti del vinile, un pubblico esigente che ama supporti di qualità, ben registrati e con un packaging memorabile.

Un esempio di come il vinile non sia da sottovalutare è l’ultimo lavoro di Roberto Vecchioni, l’album L’infinito del 2018, che con le sue 30.000 copie vendute e l’assenza sulle piattaforme di streaming ha scommesso su un pubblico selezionato, ma l’ha fatto con un’operazione commerciale ben costruita e pianificata.

Leggi il report della RIAA in pdf


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L’ One Sheet è indispensabile per un musicista

Negli ultimi due post ho trattato in generale e in termini piuttosto disincantati di come è cambiato negli anni il rapporto tra il musicista e le case discografiche. Se sei a corto di informazioni in merito te li consiglio.

L’evoluzione discografica: così va il mondo, baby!
L’evoluzione discografica: un cambio di visione.

Su questa pagina però vorrei suggerirti uno strumento professionale indispensabile per distinguerti nel mercato musicale e discografico che oggi più di ieri è molto competitivo e veloce.

One Sheet per musicisti
courtesy pixabay.com

Un’immagine chiara, seria e professionale è il primo passo passo per attirare l’attenzione del tuo interlocutore, sia nel caso che tu stia cercando un etichetta per il tuo album o che tu stia cercando una scuola di musica dove fare lezioni, ma anche per lasciare del materiale utile a media, agenti di booking o talent scout. Tutto questo possiamo ottenerlo curando e presentando un One Sheet costantemente aggiornato e graficamente accattivante.

L’ One Sheet è lo strumento primario di cui devi dotarti per far conoscere la tua musica, la tua figura artistica o la tua band, ma che cos’è?

Come puoi ben intuire dal nome anglofono è un’unica pagina riassuntiva [una sola!] dove viene rappresentata la tua band e/o la tua musica. Questa pagina deve essere sintetica ma deve trasmettere qualcosa di te o della tua band con una veste grafica pulita ma coinvolgente.

Devi tener ben presente che l’ One Sheet è un foglio informativo, non pubblicitario, è destinato ad un pubblico di tecnici del settore: media, canali radio, store, agenti, distributori e altri professionisti del settore; è uno strumento fondamentale per i membri della stampa, i direttori dei programmi radiofonici, gli agenti di booking e talent scout; utile per apprendere informazioni rapidamente sul tuo progetto o per determinare quanto la tua band sia vendibile ai loro clienti o audience. Nello scrivere i testi dovrai essere accattivante, certo, mantenendo però solida e chiara la tua immagine e illustrando le qualità e i contenuti della tua musica.

Devi anche sapere che l’ One Sheet non serve solo al musicista/band alla ricerca di un ingaggio discografico, ma si rivela utile per ogni musicista, cantante, cantautore che vuol proporsi sul mercato professionistico: presso uno studio di registrazione, in una scuola di musica, per sessioni dal vivo o in tour. L’ One Sheet è una sorta di curriculum sintetico che deve raccogliere tutta la tua figura professionale e artistica.

Ma cosa va scritto e come va organizzato un One Sheet? Ecco cosa deve contenere:

BREVE BIOGRAFIA

Nella biografia, che deve essere sintetica, devi comunque già mettere degli elementi che ti differenziano da altri musicisti o autori, mettendo in luce le tue caratteristiche e dando una motivazione forte del perché meriti attenzione. Dovrai andar cauto con i superlativi, per esempio invece di scrivere il nostro suono è unico nel suo genere e molto più corretto un lavoriamo molto sulla ricerca delle sonorità. Evita giudizi di merito sul tuo lavoro, ma trova il modo di far risaltare i tuoi punti di forza. Concentrati sulle storie, sui dettagli della tua musica che davvero non potrebbero esser raccontati da nessun altro; usa aggettivi che possano descrivere la tua musica in modo profondo e specifico.

FOTOGRAFIA

Includi una fotografia professionale. L’occhio vuole la sua parte e la fotografia deve essere in sintonia con il tuo personaggio artistico e la tua musica. Gli scatti fatti in un live o in sala prove sono caldamente sconsigliati. Anzi, tolgo ogni dubbio, sono severamente vietati.

PUNTI DI FORZA

Tieni presente che devi essere attrattivo e mettere in luce la tua motivazione a perseguire la professione di musicista, devi dare a chi ti legge un buon motivo per prestarti attenzione. Il modo migliore è dimostrare di avere fan e altri professionisti che ti prendono sul serio, perciò dovresti specificare se:
Hai suonato a dei festival?
Hai suonato con band conosciute?
Hai registrato con un produttore affermato?
Hai un buon seguito sui social?
Hai delle recensioni o commenti che potrebbero influenzare i destinatari del tuo “one-sheet”?
In breve, dovresti includere qualsiasi cosa che possa conferire credibilità professionale.

ALBUM, EP O SINGOLO

Se hai delle pubblicazioni tue, anche autoprodotte, o se hai partecipato in qualche registrazione, includi le informazioni a riguardo, cose come titolo, UPC, data di uscita, copertina, specificando il tuo ruolo come musicista. Stessa cosa vale se hai una pubblicazione di prossima uscita. Se poi hai dei comunicati stampa o delle recensioni a riguardo, inserisci i tre migliori commenti citando la fonte.

TOUR

Se hai un tour programmato o in corso, riporta tutte le prossime date. Ti serve per dimostrare di essere un musicista attivo e dare un’idea del livello delle tue esibizioni e della tua platea potenziale. Se non hai date da mettere in rilievo, limitati a segnalare l’area geografica dove sei maggiormente attivo nei live.

Una cosa importante che non devi assolutamente dimenticare è di tenere il tuo One Sheet costantemente aggiornato. Non c’è niente di più fastidioso e sciatto ricevere una scheda artistica datata o con eventi già superati dal calendario.

Se ancora non hai un One Sheet comincia a raccogliere e organizzare tutte le informazioni necessarie che abbiamo visto. Se dal punto di vista grafico e di esposizioni dei contenuti ti senti incerto, posso sicuramente aiutarti, non esitare a contattarmi.


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L’evoluzione discografica: un cambio di visione.

Quanti sono i musicisti emergenti che hanno come meta la firma di un contratto discografico? Oggi sembra piuttosto facile, ma la realtà non è tutta rose e fiori: il mercato discografico è quello di sempre, un campo minato ricco di insidie che richiede all’artista una giusta cautela, ovvero il saper compiere i passi giusti al momento giusto. Il rischio è quello di utilizzare male un’occasione e magari di buttar via un buon pezzo.

Com'è cambiata l'industria discografica?
courtesy pixabay.com

Prima di potersi proporre sul mercato, un artista o una band devono avere un’idea molto chiara del pubblico al quale si rivolgono. I tempi in cui una produzione discografica poteva essere il mezzo per esplorare il mercato e trovare i propri fan sono finiti, questa è la realtà. Oggi, prima di ogni cosa, è necessario avere già un pubblico di riferimento per poter investire cifre importanti in una produzione discografica. Non sto parlando solo della registrazione dell’album, ma anche e soprattutto del marketing che andrà ad accompagnare il disco, packaging compreso.

Come accennavo, non sempre è stato così. Un tempo gli artisti venivano coltivati dai manager delle etichette, venivano seguiti e fatti crescere con le opportune strategie.

Negli anni ’60 o ’70, ad esempio, una produzione sceglieva un artista con l’obiettivo di aiutarlo a raggiungere una sua dimensione artistica e una chiara identità musicale tramite il suo suono, i suoi testi e il suo pubblico. Solo dopo aver raggiunto questo obiettivo l’artista era pronto per la commercializzazione della sua musica e per un più ampio successo di pubblico. Una volta identificato il mercato tramite i potenti mezzi di una casa di produzione, l’artista ormai professionalmente maturo poteva ampliare e solidificare la propria audience. Questo significava anche avere l’opportunità di lavorare in stretta collaborazione artistica e personale con professionisti di alto livello, un’esperienza che poteva permettere di raggiungere livelli tecnico e artistici elevatissimi, se si era un bravo musicista.

Nell’epoca dello streaming le cose sono cambiate, per non dire invertite. Oggi un’etichetta discografica non investe su un artista perché ha potenzialità di successo, ma investe su un artista perché ha già una sua fanbase e ha la possibilità immediata di monetizzare il suo successo. Se prima si trattava di investire su un potenziale, ora si tratta di partecipare al profitto di un capitale umano pronto a portare frutti.

Questo comporta che un artista o una band, se vogliono diventare appetibili per un investimento, devono già possedere un seguito, di pubblico ai concerti e/o di followers in rete, ma nel contempo avere anche una chiara identità musicale. E’ un dato di fatto che nella psicologia della produzione moderna un buon investimento è quello che produce reddito dal primo giorno. Costruirsi un proprio pubblico locale, una fanbase solida e affiatata è il primo passo che un musicista deve fare per iniziare il percorso che lo porterà al contratto con un’etichetta discografica.

Per farlo, partire da concerti presso un circolo di quartiere o in un contest tra gruppi emergenti, non è certo un’idea da sottovalutare. Si tratta comunque di trovare i luoghi più adatti per costruire nel tempo una fanbase fidelizzata, grazie all’interazione e al coinvolgimento diretto e personale tra musicisti e pubblico.


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La mucca viola è il libro che ha consacrato Seth Godin come uno degli autori business più amati e ha lanciato un movimento globale che ha ridefinito le basi del marketing. Il solito marketing e i grandi investimenti sui media tradizionali non funzionano più. Oggi il marketing comincia dall’idea del prodotto, che deve essere straordinario, diverso, innovativo per poter catturare l’attenzione dei clienti e far parlare spontaneamente di sé. È questo elemento di magia e unicità a far sì che realtà come Apple, Google, Ikea, Starbucks o la bottega del macellaio toscano Dario Cecchini continuino a macinare successi, mentre grandi industrie affermate arrancano e non riescono a stare al passo.
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L’evoluzione discografica: così va il mondo, baby!

Il concetto di crisi non è certo nuovo nel settore discografico, ma a differenza di altri settori molti lo intendono in senso assolutamente positivo e, nonostante le difficoltà del periodo e le apparenze, potrebbero avere ragione. Nella discografia infatti ogni rivoluzione tecnologica ha ampliato le modalità tramite cui gli artisti raggiungono il loro pubblico.

Dobbiamo tener presente che l’industria discografica è composta da due elementi cardini: l’elemento creativo, ovvero la musica; e l’elemento tecnologico, ovvero il supporto musicale. Entrambi gli elementi sono in continua evoluzione: ogni volta che una crisi coinvolge l’elemento creativo, si assiste alla nascita di un nuovo genere musicale, quando invece tocca l’elemento tecnologico, si ha la creazione di un nuovo medium. Ad ogni nuovo supporto meccanico corrisponde un diverso modello di distribuzione.

L'evoluzione dell'industria discografica
courtesy pixabay.com

Già all’inizio del secolo scorso, quando iniziarono a circolare i primi supporti fonografici, i musicisti pensarono che la musica dal vivo avrebbe subito la loro concorrenza sleale; lo stesso è accaduto con tutte le successive innovazioni tecnologiche: vinili, radio, per non parlare delle musicassette, primo esempio di copia domestica. Anche il passaggio tra vinile e CD e la registrazione digitale hanno portato una rivoluzione nella struttura del mercato musicale.

Ma è con le reti peer-to-peer che il supporto meccanico perde la sua dimensione materiale trovando le case discografiche prive di un business model capace di mantenere il valore dell’enorme investimento fatto sui loro musicisti. Tramite il download dalle reti peer-to-peer gli utenti possono acquisire il risultato di una produzione milionaria a costo zero, annullando il valore economico del prodotto.

La lotta alla pirateria musicale e nuovi regolamenti internazionali hanno pesantemente ridimensionato il download illegale sulle reti peer-to-peer, ma ciò che più di ogni altra cosa ha cambiato il mercato discografico è stata la distribuzione di musica in streaming dove, con un abbonamento relativamente modesto, oggi il pubblico può ascoltare qualsiasi cosa in ogni dove, purché abbia almeno un dispositivo collegato ad una rete. Non ha qualcosa di miracoloso questo?

Fino all’arrivo della pandemia da Covid-19, la musica dal vivo pur subendo qualche fluttuazione, non ha mai subito periodi di crisi profonda. L’industria della musica live, infatti, è basata sull’idea di creare opportunità di relazione tra le persone: tra fan di un artista e tra l’artista e i suoi fan. Le ferree regole di distanziamento sociale hanno messo in crisi questo sistema che oggi sta cercando nuovi metodi per poter superare questo periodo incerto e difficile.

Come musicista, come artista creativo, non puoi comunque ignorare il fatto che una casa discografica è comunque un’attività d’impresa che investe una determinata somma di denaro per perseguire un risultato economico non garantito. Nelle imprese, generalmente, maggiore è il capitale investito in una attività, maggiore è la percentuale dei profitti ricavati.

Si calcola però che una casa discografica investe circa il 30% del suo fatturato annuo per produrre e promuovere nuovi prodotti discografici e nuovi artisti, il che corrisponde alla metà degli investimenti fatti dal settore farmaceutico che però sono molto più remunerativi.

È perciò chiaro che, per sostenere le spese, una produzione discografica deve poter sfruttare al meglio i guadagni percepiti sui propri successi, in modo da controbilanciare le perdite legate alle scommesse andate storte.

Così oggi ci troviamo con case discografiche che curano le loro produzioni a 360° gradi, iniziando con il prodotto album, passando per il management dell’artista, l’organizzazione dei live e infine con il merchandising. Sono soprattutto queste ultime due voci che portano contante fresco e veloce nelle casse degli editori. Questo è anche dovuto al fatto che i ricavati dallo streaming o dagli store digitali non sono così soddisfacenti come quelli del supporto fisico.

In questo contesto, puoi ben capire come un editore discografico non abbia più la forza, e la voglia, di coltivare la crescita di un artista, ma preferisca rivolgere la sua attenzione verso coloro che già si sono costruiti una fanbase e hanno trovato un riscontro positivo dal pubblico. Su questo, una struttura aziendale può lavorare in termini di produzione e promozione con margini di rischio meno elevati.

Nel settore questo tema suscita talvolta anche dibattiti molto accesi sui pro e i contro della situazione che è andata a crearsi con il tempo. Non mi dispiacerebbe conoscere anche la tua opinione in proposito.


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Perché un musicista dovrebbe raccontarsi?

I social network e la musica in streaming hanno profondamente modificato il rapporto tra pubblico e musicista che oggi è direttamente gestito tra le due parti. In questa dinamica la figura della casa discografica non è più il punto di riferimento dei fan per contattare l’artista, di conseguenza, escludendo altre forme di promozione, è l’artista stesso che dovrebbe mantenere il contatto diretto con il suo pubblico nei suoi profili social.

È dimostrato che questo rapporto diretto funziona più di ogni altra formula promozionale, in particolare per un artista agli inizi. Condividere la tua musica è prioritario, ma è sicuramente non sufficiente e alla lunga diventa un lavoro sterile. La verità è che il pubblico vuole più di semplici tracce.

Racconta la tua musica
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La tua musica ha una sua storia e i tuoi fan vogliono conoscerla: la parte del comunicare direttamente con il pubblico è ormai indispensabile al processo creativo, fa parte di esso.

Essere un musicista, oggi significa essere bravi nel multi-tasking. Non solo devi produrre grandi brani, ma devi mantenere i tuoi fan costantemente interessati con un mare di informazioni utili ed emozionanti per apprezzare al meglio il tuo lavoro.

Ti voglio dare qualche spunto utile per aiutarti in questo importante lavoro di auto promozione:

RACCONTA LE TUE CREAZIONI

Sai bene che l’educazione musicale al giorno d’oggi è scarsa e ampiamente sottostimata, arricchire la tua musica descrivendo gli stimoli, le intuizioni e le emozioni del processo creativo aiuterà gli ascoltatori a comprendere la tua musica immergendosi nella tua sfera creativa.

Quando una persona ascolta una tua musica, la fa propria e la arricchisce di significati che magari tu nemmeno immaginavi. Succede sempre così con il prodotto di un processo artistico o creativo; è una cosa bella e positiva perché significa che la tua creazione offre molteplici chiavi di lettura e tocca diversi livelli di emozioni.

Ma se c’è qualcosa nella tua motivazione creativa che puoi condividere direttamente con i tuoi fan, perché non offrire agli ascoltatori una finestra sul tuo processo creativo?

Questo lavoro, per esempio, viene abitualmente fatto dagli scrittori che raccontano le motivazioni che li hanno spinti a scrivere un romanzo, dei temi che vengono trattati nel racconto e dello stile che hanno scelto per farlo. E’ un plus valore che l’artista da alla sua opera e che può creare un dialogo costruttivo con il pubblico.

Ci sono alcuni argomenti chiave che possono interessare a chi si approccia alle tue creazioni, sono la base per costruire questo rapporto con il tuo pubblico, ma sono molto utili anche per il giornalista o il critico che scriverà di te o ti farà un’intervista.

Sono solo alcune idee generali che puoi usare come punto di partenza per creare una narrazione coinvolgente sul tuo lavoro musicale:

  • Di cosa parla la tua canzone o il tuo album?
  • Dov’eri quando l’hai fatto e quando l’hai scritto?
  • Che cosa significa la canzone o l’album per te e come si inserisce nel tuo intero corpo di lavoro?
  • Come ti sei evoluto come artista durante il processo?
  • Quali influenze musicali ti hanno ispirato?
  • Chi sono i tuoi collaboratori e perché li hai scelti?

RACCONTA IL PROCESSO CREATIVO E TECNICO

Il racconto di come nasce la tua musica, di come riesci a dare corpo alle tue creazioni può iniziare già prima della pubblicazione del tuo album o del tuo brano, anzi questo ti viene utile proprio per preparare il pubblico alla prossima uscita e accendere la sua curiosità.

Puoi farlo descrivendo il setup e gli strumenti che usi per dar voce alle tue composizioni. Questo racconto diventa molto interessante quando stai lavorando sulla ricerca di nuove sonorità o nuove combinazioni tra strumenti. Anzi, potresti pure fare dei test per capire qual è la soluzione più apprezzata dai tuoi fan.

Un’idea potrebbe essere quella di creare dei mini documentari, dei backstage, dove i protagonisti sono i tuoi strumenti in azione. Un assaggio degli ingredienti di quello che sarà il piatto una volta servito a tavola. Foto e video delle tue sessioni di prova o di ricerca possono veramente incuriosire ed eccitare i tuoi fan e anche altri musicisti.

Ricorda che anche il lato tecnico ha sempre il suo fascino, in particolare per il pubblico più attento, non tirarti indietro, anche le configurazioni più modeste sono invitanti per i più curiosi. Non importa quanto sia sontuosa la tua strumentazione, è importante il modo in cui contribuisce alla musica che produci.

RACCONTA LE TUE INFLUENZE ARTISTICHE

Un’altra cosa che non devi sottovalutare nella narrazione della tua vita d’artista e delle tue creazioni sono le influenze artistiche che ti spingono verso certe scelte. E’ un fatto che il pubblico più attento ami seguire il flusso di influenze da un artista all’altro. Postare brani dei tuoi artisti preferiti, descrivere la loro tecnica o ciò che ti ispirano è un ottimo modo per condividere la musica tra una pubblicazione e l’altra. E’ un altro elemento importante che ti può avvicinare al pubblico che ancora non ti conosce.

Per fare questo, sono molto utili le playlist sulle piattaforme di streaming, ma anche quelle su YouTube. Curare e condividere qualche playlist in questi canali non è solo utile, ma anche indispensabile per orientare il pubblico verso l’ascolto della tua musica.

NON DI SOLA MUSICA

Naturalmente non vivi di sola musica, vero? Hai anche altre passioni, altri interessi. Condividi con il tuo pubblico anche queste passioni, sia che si tratti di sport, di letteratura, di cinema o cucina tipica regionale. Non sono forse anche questi gli stimoli da cui nasce la tua arte?

Tutto ciò che puoi fare per aiutare i tuo pubblico a sentirsi più connesso a te ed al tuo suono è degno di essere condiviso, ed offre opzioni su come promuovere la tua musica in modi più interessanti tra i diversi progetti.

NESSUN UOMO E’ UN’ISOLA

A volte sembra che il mondo della musica sia una corsa spietata per ottenere il maggior numero di stream, che il panorama artistico sia permeato da invidie e di una spietata caccia alla popolarità. Ma sai bene che la realtà è diversa.

I musicisti possono essere legati tra di loro da un profondo senso di amicizia e da una sincera stima artistica. Perché allora non metterla in luce valorizzando chi suona con te o le tue collaborazioni? O più semplicemente, perché non condividere l’ammirazione che hai per un artista che ti piace?

Condividi anche la musica dei tuoi amici, condividi le collaborazioni che hai con loro, racconta come queste esperienze ti hanno arricchito, o anche, Se un concerto di un tuo collega ti ha appassionato condividi questo entusiasmo con i tuoi fans. E’ un modo semplice per sostenere chi apprezzi e soprattutto ti dà l’occasione di non essere sempre autoreferenziale. È divertente e ti fa sentire bene.

Ora che hai qualche idea su come portare nuove idee al tuo pubblico, prenditi lo spazio per creare la tua musica migliore e allo stesso tempo mantenere i tuoi fan interessati lungo il percorso creativo.

Devi imparare a ritagliarti uno spazio per riflettere su ciò che condividi e su cosa condividere. Devi imparare a farlo in maniera naturale, senza eccessive sovrastrutture, è molto importante, almeno quanto scrivere e realizzare un buon pezzo.

Se vuoi approfondire questo argomento o farmi sapere la tua opinione su questo tema ogni commento è gradito. Se invece ti serve una strategia per svilupparlo nella forma e nella sostanza, non esitare a contattarmi. Potrei veramente esserti utile.


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metadata musicali musica streaming

I metadata musicali in concreto.

Su suggerimento dell’unico, ma inestimabile, lettore di questo blog vorrei ritornare sui metadata musicali e sulla loro importanza nella distribuzione musicale.

metadati musicali
I metadati musicali sono fondamentali nei servizi di musica streaming.

I metadata musicali, molto semplicemente, sono le informazioni incluse nei file audio e sono utilizzati per identificare, etichettare e presentare contenuti audio da tutti i principali dispositivi e applicazioni di streaming musicale tra cui smartphone, Spotify, Apple Music, YouTube e tutti i principali servizi di musica online.

Questi dati accompagnano ogni singolo brano su supporto fisico (CD) su file digitale (.mp3) o su un servizio di streaming; sono importanti perché includono informazioni come artista, genere, etichetta, titoli, nome dell’album, numero della traccia.

Senza i metadata le tracce sarebbero semplici file anonimi nell’infinito oceano della musica online; essi diventano indispensabili per una corretta distribuzione sulle piattaforme di streaming, ma soprattutto per una corretta suddivisione delle royalties.
Sono questi dati che consentono alla tua musica di essere correttamente catalogata, ordinata ed identificata ovunque sia disponibile, in particolare su piattaforme come Spotify, Apple Music, Deezer, Youtube, Shazam, Facebook.

Nel post precedente, abbiamo visto che possono esserci errori nei metadata per una scarsa cura nel caricamento da parte della casa discografica, ma devo dire che mi è capitato spesso di vedere gli stessi artisti trattare con sufficienza queste informazioni.

Per evitare ogni spiacevole equivoco, ti consiglio di fornire tutti i metadati scritti nero su bianco al tuo editore discografico o al tuo distributore (se sei un indipendente) è un buon modo per evitare situazioni spiacevoli o equivoci.

I metadata musicali vengono associati ai brani durante il loro caricamento sulle piattaforme di distribuzione, che a loro volta li inviano ai vari store digitali o servizi di streaming. In genere questo lavoro viene svolto da un addetto della tua casa discografica, è a lui che deve pervenire l’elenco corretto dei metadata del tuo album o brano.

Questa è la lista completa dei dati che dovresti fornire per poter distribuire correttamente la tua musica:

  • Titolo della traccia: il nome della tua canzone;
  • Genere: il genere principale della tua traccia;
  • Sottogenere: il genere secondario;
  • Artista Primario: l’artista principale nel brano. Dovrai inserire questo esattamente nello stesso modo per ogni traccia della pubblicazione;
  • Artisti presenti: altri artisti presenti nella traccia. Non scrivere gli artisti presenti nel settore degli artisti primari: ecco a cosa serve questo campo!
  • Compositore: la persona che ha scritto o contribuito alla musica per la canzone;
  • Editore: l’editore che rappresenta il compositore. Inserisci di nuovo il nome del compositore se non c’è un editore;
  • Produttori: il credito del produttore (i) nella traccia;
  • Collaboratori aggiuntivi: tutti gli altri artisti che hanno lavorato su quella traccia e che devono essere accreditati;
  • Contenuto esplicito: indica se la traccia contiene contenuti espliciti;
  • Lingua delle canzoni: la lingua dei testi cantati;
  • Editore dei testi: l’editore che rappresenta l’autore dei testi;
  • Proprietario della composizione: il proprietario dei diritti di composizione;
  • Anno di composizione: l’anno in cui è stata composta la traccia;
  • Proprietario del mastering di registrazione: il proprietario della registrazione audio;
  • Anno di registrazione: l’anno in cui è avvenuta la registrazione;
  • Lingua di rilascio: la lingua del rilascio stesso. Anche se intendi distribuire la tua pubblicazione all’estero, la lingua di rilascio deve essere la lingua dei metadati che stai inserendo;

Questa lista potrebbe sembrare eccessiva ma ricorda che queste informazioni sono la carta d’identità del tuo brano, più di ogni altra cosa quello che lo rende riconoscibile. Nel dubbio, puoi sempre confrontarti con il tuo editore per una corretta compilazione.

Devi tener presente che su queste informazioni viene eseguito un controllo di qualità dai servizi di streaming, se qualcosa non è corretto o non conforme alle regole, potrebbe compromettere il rilascio del brano.

Assicurati che l’ortografia e la formattazione sia corretta, per esempio non usare l’apostrofo al posto di un accento, usa la giusta vocale accentata: la tecnologia digitale è per sua natura “stupida” e non interpreta, ma legge alla lettera ciò che scrivi.

Spero che questo articolo ti sia stato utile. Se hai altri dubbi sull’argomento lasciami un commento o scrivimi una email, vediamo se posso esserti utile.


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