Tik Tok è apparso nel 2016 sconvolgendo il panorama dei social media con la sua formula interamente incentrata su video di breve durata. Lo scrolling infinito di contenuti variegati, le potenti funzioni social e una buona gestione delle metriche di vanità hanno reso popolare l’app cinese mettendo in crisi il predominio di YouTube e Instagram che si sono prontamente adattate per rendere difficile la vita al social di Bitedance.
Ma dopo otto anni cosa sta succedendo?
Se in un primo momento YouTube e Instagram si sono messi all’inseguimento di Tik Tok aggiungendo Reel e Short alla loro offerta, oggi siamo al punto che il social cinese sta testando video di lunga durata, fino a 60 minuti, per fermare l’emorragia di investitori pubblicitari piuttosto scontenti dei bassi rendimenti delle campagne su questo social media.
A quanto sembra lo scrolling compulsivo su video di breve durata non offre la stessa resa dei video long form che, tra le altre cose, permettono di diluire l’investimento della produzione, catturano per più tempo l’attenzione e permettono l’inserimento di pubblicità nel loro interno; pubblicità che normalmente non viene ignorata dallo spettatore che vuol guardarsi il video fino in fondo.
Per concludere, dopo otto anni possiamo dire che la battaglia tra YouTube e Tik Tok è stata vinta dalla tv partecipativa di Google che si sta reimpossessando del pubblico e degli investitori che il social media cinese gli aveva soffiato.
Detto questo, secondo la mia esperienza, devo dire che per un canale YouTube di un musicista gli Shorts si rivelano strategici per creare velocemente contenuti con cui stringere rapporti con i fan e attirare nuove iscrizioni con comunicazioni o contenuti coinvolgenti, emozionanti o capaci di creare legami empatici.
Personalmente non gradisco TikTok e le sue dinamiche per diversi motivi mentre apprezzo molto le funzionalità e le potenzialità espresse da YouTube che permette una crescita organica ed una gestione del profilo artista completa e controllata.
La scimmia nel cassetto. Liberati dal giudizio degli altri, apriti alla narrazione e scopri chi ti apprezza
Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio.
Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla.
Quando facciamo uscire la scimmia dal cassetto. Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe ma chi si appassiona alla narrazione.
Sta facendo meno notizia dell’epico scontro tra Meta e Siae, in cui molti musicisti videro i loro brani sparire dall’offerta dell’azienda di Menlo Park, ma un drastico cambio di policy sta mettendo i crisi i musicisti che contano sulla monetizzazione generata dagli utenti delle app di Meta e di TikTok.
Nelle ultime settimane Meta e Bytedance hanno ristretto i criteri di ammissibilità delle musiche nei cataloghi offerti agli utenti per sonorizzare post e video. Questa mossa sembra colpire in particolare i generi EDM, le cover sound alike e i brani che fanno un uso troppo spregiudicato di sample.
Ovviamente l’operazione non ha caratteristiche chiare di trasparenza e direi che si tratta del metodo più semplice che hanno le app social per offrire contenuti di maggiore qualità con ricadute positive anche sulla qualità dei contenuti generati dagli utenti, ma più probabilmente è un metodo per far fronte alla difficoltà di gestire la mole giornaliera di canzoni che inondano il mercato dello streaming e che comportano costi di gestione e di infrastrutture informatiche non indifferenti.
Insomma, non è vero che nell’era dello streaming c’è posto per tutti.
Ma quali sono le canzoni e le musiche che rischiano il ban dalle app di Meta e Bytendance?
Loops musicali
Sottofondi musicali
Effetti sonori
Remix
Cover
Cover Sound-alike
Tracce Karaoke
Musica Classica Contemporanea o Musica Classica di pubblico dominio.
Colonne sonore
I generi Ambient, Meditation, New Age, Yoga, or Sleep Music
DJ sets o Mix long form
Registrazioni di parlato
Registrazioni di esibizioni comiche
Dialoghi di film
Discorsi
Registrazioni di preghiere
Audiobooks
Suoni generici o comuni
Beat non esclusivi
Contenuto concesso in licenza su base non esclusiva
Il testo mira ad analizzare gli aspetti civilistici, fiscali ed il funzionamento dello strumento del Crowdfunding, con l’obiettivo di costituire un valido sussidio sia per quanti volessero presentare un progetto, sia per potenziali investitori che invece desiderano meglio approfondire l’argomento.
Analisi, casi operativi, aspetti legali, tributari e suggerimenti per una campagna di successo. L’eBook in pdf di 255 pagine è aggiornato con:
Circolare MiSE del 25 febbraio 2021
Decreto MiSE pubblicato in G.U. il 15 febbraio 2021
Agevolazioni fiscali
Regolamento UE 1503/2020 pubblicato il 7 ottobre 2020 sulla G.U. dell’Unione Europea e applicabile a decorrere dal10 novembre 2021 e disciplina transitoria
Un apposito capitolo è dedicato alla fase di programmazione ed attuazione di una Campagna di Crowdfunding basata sull’analisi di numerosi casi di successo in Italia ed all’estero.
Verranno forniti suggerimenti pratici ed operativi, nonché un’illustrazione degli strumenti e risorse online più utili per lanciare efficacemente la raccolta fondi.
Si partirà da un’analisi del fenomeno, con l’illustrazione di casi operativi, successivamente si illustreranno le diverse forme di Crowdfunding, e le piattaforme più diffuse, analizzandone le caratteristiche peculiari.
Un apposito capitolo illustrerà l’attuale quadro normativo che è stato oggetto nel 2019 di importanti modifiche specie alla disciplina dell’Equity Crowdfunding. Essendo il Crowdfunding uno strumento altamente innovativo, non sempre vi sono specifiche disposizioni tributarie che lo regolamentano, pertanto, a tali problematiche ed alle agevolazioni fiscali fruibili sarà dedicato un apposito approfondimento. L’ultimo capitolo presenterà dei suggerimenti operativi per impostare con successo la propria campagna.
La stessa può suddividersi in una fase pre-lancio ed una fase di lancio, per ognuna vi sono delle attività da svolgere per raggiungere gli obiettivi di raccolta prefissati. Si fornirà uno schema che illustra per ogni fase i compiti da portare a termine, illustrandone successivamente i principali.
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Quando distribuisci la tua musica nel web, sulle app di streaming, sui social e in streaming video devi considerare ogni canale offre all’utente un’esperienza di ascolto simile ma diversa. Per il pubblico finale l’ascolto su Amazon Music è diverso da quello di Spotify, come è diverso guardare un video su YouTube rispetto ad un video su Facebook, per esempio.
Questo perché ogni singolo canale ha sue caratteristiche che influenzano le abitudini degli utenti e ne condizionano le scelte: è un particolare di cui devi tener conto e che non devi sottovalutare.
Dovresti avere una particolare cura nelle scelte video grafiche attraverso cui veicoli la tua presenza artistica. È importante progettare bene le grafiche della copertina delle tue uscite e coordinare questa immagine, il suo mood, la palette dei colori, in tutti i media ed i canali su cui fai affidamento. Lo stesso vale per i ritratti che dovranno essere coordinati cromaticamente con le dominanti della copertina; stessa cosa vale per i video e i post che andrai a realizzare durante la promozione della tua uscita.
Questo è un lavoro preparatorio che va ideato, pensato e progettato con cura prima dell’uscita della release, in modo di esser pronti a garantire un’adeguata copertura informativa su tutti i canali promozionali a tua disposizione.
Molti artisti indipendenti fanno l’errore di non prepararsi adeguatamente prima dell’uscita della release, il risultato è che troppo spesso la loro comunicazione risulta dispersiva e non viene riconosciuta quando l’ascoltatore/utente transita da un canale all’altro.
Il testo mira ad analizzare gli aspetti civilistici, fiscali ed il funzionamento dello strumento del Crowdfunding, con l’obiettivo di costituire un valido sussidio sia per quanti volessero presentare un progetto, sia per potenziali investitori che invece desiderano meglio approfondire l’argomento.
Analisi, casi operativi, aspetti legali, tributari e suggerimenti per una campagna di successo. L’eBook in pdf di 255 pagine è aggiornato con:
Circolare MiSE del 25 febbraio 2021
Decreto MiSE pubblicato in G.U. il 15 febbraio 2021
Agevolazioni fiscali
Regolamento UE 1503/2020 pubblicato il 7 ottobre 2020 sulla G.U. dell’Unione Europea e applicabile a decorrere dal10 novembre 2021 e disciplina transitoria
Un apposito capitolo è dedicato alla fase di programmazione ed attuazione di una Campagna di Crowdfunding basata sull’analisi di numerosi casi di successo in Italia ed all’estero.
Verranno forniti suggerimenti pratici ed operativi, nonché un’illustrazione degli strumenti e risorse online più utili per lanciare efficacemente la raccolta fondi.
Si partirà da un’analisi del fenomeno, con l’illustrazione di casi operativi, successivamente si illustreranno le diverse forme di Crowdfunding, e le piattaforme più diffuse, analizzandone le caratteristiche peculiari.
Un apposito capitolo illustrerà l’attuale quadro normativo che è stato oggetto nel 2019 di importanti modifiche specie alla disciplina dell’Equity Crowdfunding. Essendo il Crowdfunding uno strumento altamente innovativo, non sempre vi sono specifiche disposizioni tributarie che lo regolamentano, pertanto, a tali problematiche ed alle agevolazioni fiscali fruibili sarà dedicato un apposito approfondimento. L’ultimo capitolo presenterà dei suggerimenti operativi per impostare con successo la propria campagna.
La stessa può suddividersi in una fase pre-lancio ed una fase di lancio, per ognuna vi sono delle attività da svolgere per raggiungere gli obiettivi di raccolta prefissati. Si fornirà uno schema che illustra per ogni fase i compiti da portare a termine, illustrandone successivamente i principali.
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Hai già attivato il tuo account Threads? Hai capito quali sono le sue dinamiche? Una cosa certa te la posso dire: invocare l’algoritmo perché ti metta in relazione con musicisti, compositori, etichette discografiche, cantanti, ecc. ecc. ovviamente non serve a nulla. Queste cose funzionano solo con i Santi e le Madonne e ci vuole pure molta, ma molta fede.
Vediamo ora quali sono le caratteristiche principali di questo giovane social nato per soddisfare gli insoddisfatti del Twitter A(X) dell’era Musk. Le informazioni sotto riportate le ho rubate senza vergogna da un post di Daniele Antoniol pubblicato su Linkedin e che in buona parte sono pure confermate da altre fonti autorevoli.
CHI USA THREADS?
Secondo dati ufficiali gli utenti mondiali di Threads superano i 2 miliardi di persone. A novembre, ha avuto 41 milioni di scaricamenti mondiali, contro i 27 milioni di Twitter. Threads ancora non copre tutto il globo terraqueo, ad oggi copre 100 paesi al mondo, quelli più industrializzati, socialmente e tecnologicamente avanzati ci sono tutti.
In Europa circa un decimo degli utenti Instagram attivi si sono iscritti a Threads che vanta oltre 100 milioni di utenti mensili. Secondo Social Media Today gli utenti Threads nell’Unione Europea arriveranno presto a circa 25,9 milioni.
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
Un post può avere fino a 500 caratteri e lo puoi modificare entro i primi 5 minuti. Poi lo puoi solo cancellare.
Puoi caricare nel feed foto, gif e video fino a 5 minuti: questo è molto interessante perché puoi provare se è un luogo dove pubblicare i tuoi live domestici, per esempio, o mettere un’anteprima del tuo video per farlo conoscere. Come tutti i social di META anche a Threads non piacciono i link verso l’esterno e limita la diffusione dei post che li contengono. Perciò anche questa app di Microbloggin non è adatta per condividere link verso il tuo brano su Spotify o su Youtube. Però ha anche una funzionalità per fare i sondaggi.
Se non ami scrivere puoi anche creare un audio fino a 30 secondi ma a giudicare dalle reazioni direi che passano piuttosto inosservati. Me lo confermi?
Cliccando sui tre puntini puoi nascondere i like ricevuti e decidere chi può rispondere ai post (Tutti, Profili che segui, Solo profili menzionati). Puoi anche nascondere il numero dei Mi piace e le Condivisioni.
Su Threads puoi usare un solo tag che può essere composto da più parole separate da spazi e con caratteri speciali. La scelta del tag singolo è tesa ad evitare tag-bot che possono influenzare i trend come accade su X.
COME SI CONFIGURA
Puoi usare la versione desktop anche senza account Instagram.
Se entri da Instagram si collega al nome già esistente. Il nome non deve superare i 54 caratteri, spazi compresi, se vuoi evitare i puntini (…)
La biografia è bene che stia entro le 4 righe.
Come Instagram anche Threads supporta un solo link in bio da inserire su “modifica profilo\link”
Eventuale parole nascoste anti-spam vengono importate da Instagram se le abbiamo attivate;
COME FUNZIONA L’ALGORITMO DI THREADS
Threads ti mostra due Feed, quello che raccoglie gli utenti che segui e quello degli utenti suggeriti in base alle tue preferenze.
L’algoritmo di Threads ci mostra i post degli amici (probabilmnete 50%), post di commenti degli amici su persone che non seguiamo (30%), altre persone che non conosciamo in base a probabili calcoli su Instagram (20%).
Più si chiacchiera\commenta, più ci si relaziona con le persone, maggiore è la probabilità di farsi conoscere. La piattaforma punta tutto sullo scambio di opinioni. Più tempo si rimane nella piattaforma per mettere like ma sopratutto per commentare… meglio è per il nostro canale.
Questo significa che se vuoi usare (anche) Threads per promuoverti e promuovere la tua musica serve una buona dose di impegno. Dovrai relazionarti con le persone, commentare i loro post e creare discussioni con i tuoi. Se hai tempo o se hai un social media manager, apri un tuo canale, ma ricorda di relazionarti e di essere autentico.
Lettura Consigliata
Condivide et impera. Convinci con il cervello, persuadi con il cuore e influenza per come sei Copertina flessibile
di Rudy Bandiera
Stiamo andando verso un mondo diverso da quello che conosciamo, in cui genitori e figli vivono realtà distanti e parallele, che non ha ancora regole comuni, “non codificato”, destabilizzante: digitale in cui si compra, si vende, si parla, ci si innamora e si fa business. Come posso creare un’immagine online che generi fiducia? Come e dove trovare le persone “influenti” del mio settore, raggiungerle e stringere con loro rapporti profittevoli? Chi sono gli influencer? Come misurare chi è davvero influente e come posso esserlo a mia volta? Come reagire in caso di crisi, attacchi personali o alla mia azienda? Come misurare le attività che vengono svolte in rete? È possibile trovare nuove forme di “pubblicità” per prodotti o servizi? Perché le persone usano i social e come posso utilizzarli io in modo proficuo, oltre che divertente? È possibile fare business usando internet e le relazioni che si creano sul web? Queste sono le domande a cui il libro risponde, perché in questo mondo che cambia tanto rapidamente, per poter vivere meglio e prosperare, abbiamo il dovere di rimanere al passo, trovando nuove forme di comunicazione e costruendo tutti insieme un nuovo codice di comportamento e strade per il business innovative.
Ci sono pesanti e concreti segni di crisi strutturale nel mondo dei social network, un malessere diffuso che secondo diverse fonti fa pensare all’imminente scoppio di una bolla con conseguenze importanti nel loro utilizzo.
Andiamo con ordine:
LinkedIn soffre di un calo nei ricavi essenzialmente legati alle applicazioni per cercare e offrire lavoro. Sono state annunciate importanti riduzioni di personale;
Meta soffre una crisi di raccolta pubblicitaria su Facebook derivante dal problema mai risolto della sua reputazione. A consolare il colosso restano le buone performance di Instagram e Whatsapp;
Elon Musk ha rotto Twitter, non giriamoci intorno e non perdiamo troppo tempo a ragionar sopra all’infinita serie di sciocchezze che Elon ha infilato da quando ha preso in gestione il social cinguettante.
Perché ti riporto queste notizie? Il motivo è semplice.
Come puoi constatare, usare un social come intermediario esclusivo per la propria comunicazione o per la creazione di una community, ti lega indissolubilmente al destino del social stesso: se muore il social muore anche tutto ciò che hai costruito con esso.
Per evitare questo, il sistema più economico e semplice per tenere un contatto privilegiato con i propri fan e per comunicare con il resto del mondo resta il vecchio e sempiterno sito internet, meglio se con un blog e con una newsletter periodica. I social saranno dei canali aggiuntivi che userai nel migliore dei modi possibili. Finché durano.
Facebook nasce come un ottimo strumento per rimanere in contatto con amici e familiari, questa era l’idea di partenza, ma nel corso degli anni ha subito notevoli mutazioni ed il suo business principale è diventato l’intrattenimento: nel senso che cerca di trattenerti il più possibile sulle sue pagine. In questo contesto, Facebook è un tuo alleato perché utile a diffondere la tua musica offrendoti la possibilità di farti conoscere, devi però tener presente che nel contempo è un tuo concorrente perché ruba il tempo libero al tuo pubblico potenziale.
Innanzi tutto è bene ricordare che Facebook è progettato per creare dipendenza. I progettisti e gli ingegneri UX hanno lavorato anni nel modificare la piattaforma per mantenerci coinvolti e il loro lavoro sta funzionando straordinariamente bene. Questa dipendenza da social network ha però degli effetti non proprio positivi che andremo ad esplorare nelle righe sottostanti.
L’effetto screendoor di Facebook
Scorrendo il nostro feed di Facebook, siamo costantemente bombardati da nuovi post, foto e aggiornamenti dei nostri amici. Continuare a scorrere verso il basso per vedere novità diventa inevitabile, quasi automatico. Questo è noto come effetto screendoor: l’idea che intravediamo costantemente nuovi contenuti, proprio come faremmo se guardassimo attraverso una porta semiaperta che ci spinge a scoprire cosa c’è oltre. Ed è proprio questo design, basato sullo scroll continuo dei contenuti, che ci spinge a tornare per saperne di più. Facebook sa che più siamo coinvolti, più è probabile che continueremo a utilizzare la loro piattaforma.
La funzione di riproduzione automatica
Non è un segreto che Facebook si affidi agli algoritmi per mantenerci coinvolti. Ma forse non sai che la funzione di riproduzione automatica ha un’importanza strategica per catturare l’attenzione del navigatore. Quando i video sono in riproduzione automatica, iniziano autonomamente non appena appaiono sullo schermo. Ciò significa che anche se non vuoi guardare un video, è probabile che lo vedrai comunque e, una volta avviato, è difficile interromperlo. Questo fa parte della filosofia del design di Facebook; mantenendoci impegnati, è più probabile che continuiamo a tornare. Quindi la prossima volta che scorri il Newsfeed e inizia la riproduzione di un video, ricorda che non è un incidente, ma sopratutto, azzera il volume prima di avviare l’App!
Lo scorrimento infinito
La funzione di scorrimento infinito garantisce di non rimanere mai senza contenuti da guardare e lavorando in coppia con l’algoritmo del feed di notizie garantisce che vediamo solo i post che potrebbero interessarci. Il modello di business di Facebook si basa sul mantenerci agganciati in modo da continuare a utilizzare il sito e, nel contempo a spendere soldi in pubblicità per avere visibilità e un ritorno dall’investimento. Questo genera una delle fobie diffusasi a pari passo con la diffusione dei social network, la FOMO: la paura di perdersi qualcosa.
Il pulsante Mi piace
Una delle funzionalità più sottilmente coinvolgenti di Facebook è il pulsante Mi piace con le sue varianti. Quando lo clicchi, nel tuo cervello viene rilasciata una piccola scarica di dopamina, che ti fa sentire bene e ti incentiva a continuare a fare clic. Questo perché più Mi piace ha un post, più è probabile che venga visualizzato nei feed di notizie di altre persone, il che porta quindi a un maggiore coinvolgimento. Questo è uno dei modi in cui Facebook ci spinge a tornare per saperne di più. Sfruttando il nostro bisogno di approvazione sociale, ci assicura che continueremo a controllare i nostri feed di notizie per nuovi contenuti. Quindi la prossima volta che scorri Facebook e vedi quella piccola icona con il pollice in su, ricorda che in fondo è solo una trappola per mosche!
L’algoritmo di Facebook
Gli algoritmi di Facebook sono appositamente studiati per mantenerci coinvolti. Uno dei modi in cui Facebook lo fa è mostrandoci contenuti ai quali è probabile che reagiamo. Ad esempio, il sito ci mostrerà i post dei nostri amici e familiari più spesso dei post di marchi o fonti di notizie. Questo perché Facebook sa che è più probabile che reagiamo positivamente ai contenuti di persone che conosciamo che a quelli di sconosciuti. Facebook usa anche qualcosa chiamato esca di coinvolgimento per farci tornare. Questo tipo di post richiede la nostra reazione, come Metti mi piace se sei d’accordo o Condividi se ti piace. Post come questo sono progettati per farci interagire con i contenuti e, così facendo, Facebook può saperne di più su ciò che ci piace e che vogliamo vedere.
La filosofia di Facebook
Facebook è un social network brillantemente progettato per tenerci impegnati con contenuti decisi da un algoritmo che ha imparato a conoscere i nostri gusti e le nostre preferenze per tenerci costantemente agganciati. Sebbene Facebook sia un ottimo strumento per rimanere in contatto con amici e familiari, è importante essere consapevoli degli effetti psicologici dannosi che può provocare, ma sopra ogni cosa, dobbiamo essere consapevoli della quantità di tempo che vi trascorriamo e assicurarci che questo non abbia un impatto negativo sulla nostra salute mentale.
Conclusione
In linea generale, molte caratteristiche di Facebook le ritrovi anche su altri social come Instagram e TikTok, generalizzando, possiamo dire che hanno delle dinamiche analoghe. Detto questo, capisci che attirare e mantenere l’attenzione del pubblico sulla tua figura di artista musicale o sulla tua musica può risultare molto complicato. Su queste piattaforme l’attenzione del navigatore viene continuamente distratta da cose nuove ed inoltre, da tempo ormai l’app toglie visibilità a link esterni, come ad esempio YouTube o il tuo sito internet. Questo significa che se da un lato è difficile promuoversi senza social, è anche vero che sarebbe meglio non fare totale affidamento sul loro operato. Avere un contatto diretto con i tuoi fan raccogliendo i loro indirizzi email resta una delle strade migliori per tenerli legati a se senza essere legati ai social.
Music business. La grande guida: Tutti i segreti per orientarti nell’industria musicale odierna e trasformare la tua passione nel lavoro della vita
Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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Se conosci il nemico e conosci te stesso,
non devi temere il risultato di cento battaglie
Sun Tzu
Instagram è molto amato dagli artisti musicali che vengono ricambiati con funzionalità utili a far girare la loro musica, come ad esempio il sottofondo alle foto e più recentemente alle gallery fotografiche. Anche chi ama la musica trova su Instagram un luogo adatto per coltivare la sua passione e tutto questo rende la app molto interessante.
In questo post ti illustrerò come gli algoritmi di Instagram distribuiscono i contenuti al variegato pubblico, a seguire ti farò le opportune considerazioni.
Per contrastare l’invadente concorrenza di TikTok, negli ultimi mesi, Instagram ha apportato importanti modifiche ai suoi algoritmi di raccomandazione modificando profondamente l’esperienza degli utenti. In questo post andremo a vedere come ragiona l’ecosistema Instagram nel suggerirci i contenuti:
1. Come Instagram sceglie cosa mostrare nel feed
Appena apri Instagram nel feed ti appaiono i contenuti dagli account che segui. A questi, l’algoritmo aggiunge i post da account non seguiti, ma che ritiene potrebbero interessarti. La scelta è fatta sulla base di diversi fattori come ad esempio le tue interazioni recenti. Questa lista di contenuti candidati per finire nel tuo feed viene poi pesata sulla base di migliaia di segnali d’interesse. Ognuno di questi segnali ha un suo peso specifico che incide in maniera diversa a seconda di determinati rapporti. Ovviamente Meta tiene nascosti i criteri con cui gli algoritmi operano le scelte, ma alcuni di questi criteri sono stati individuati e sono:
La tua attività: i post che hai gradito, condiviso, salvato o commentato;
Le informazioni sul post che ti propone: ossia quanto è popolare un certo post, ma anche quando è stato pubblicato e da dove;
Le informazioni sull’autore del post: per esempio quante persone hanno interagito con quell’account nell’ultimo periodo;
I tuoi rapporti con l’autore di un contenuto: quanto spesso hai interagito con i post di un determinato account.
2. Come Instagram selezionate le storie
Il procedimento di selezione delle Storie potenzialmente più interessanti per ogni singolo utente è simile a quello dei contenuti del feed. Qui, i segnali più importanti che vengono considerati dagli algoritmi sono:
Le visualizzazioni passate: l’algoritmo analizza quali sono gli account di cui non ti perdi una storia;
Le interazioni: quanto spesso interagisci con le storie di un certo account, ad esempio inviando like o messaggi diretti;
Vicinanza: viene analizzata la relazione con l’autore della storia nel suo complesso e se c’è un rapporto di amicizia o familiare.
Come Instagram sceglie i contenuti di Esplora
La sezione Esplora è progettata per aiutarti a scoprire contenuti nuovi e pubblicati da account che non segui, ma che potrebbero interessarti. I criteri più importanti che vengono considerati nella selezione sono, nell’ordine:
Informazioni sul post: ovvero il grado di viralità di un certo contenuto. Per cui, più è stato apprezzato dagli altri utenti più sarà probabile una sua comparsa nel nostro Esplora;
La tua attività in Esplora: le scelte che facciamo in questa sezione, dove clicchiamo, cosa gradiamo, saranno segnali rilevanti per l’algoritmo: ad esempio se visualizziamo più reel che foto, il sistema ne terrà conto;
Le interazioni con gli account: indicano il nostro interesse;
Le informazioni sul reel: ossia l’analisi delle immagini e della traccia audio, così come la popolarità del video;
Le informazioni sull’autore: ovvero quante persone hanno interagito nelle scorse settimane con un certo autore.
Come Instagram seleziona i Reels
L’algoritmo sceglie per noi i Reels con l’obiettivo di essere divertente e di farci scoprire cose nuove. L’obiettivo dell’algoritmo è individuare quei video che hanno le più alte probabilità di essere visti fino in fondo, condivisi, graditi o che spingono le persone a visitare la pagina dell’audio di accompagnamento. I segnali più importanti che vengono considerati nella scelta sono:
Le informazioni sull’autore: ovvero la popolarità dello stesso in termini di follower ed engagement ricevuto;
Le interazioni che hai avuto con la persona che ha pubblicato;
La tua attività: l’algoritmo apprende cosa ti piace, cosa hai salvato o cosa hai commentato recentemente.
Come influenzare gli algoritmi di Instagram
Per influenzare l’algoritmo di Instagram che sceglie i contenuti e spingerlo a proporci i contenuti che ci interessano è necessario compiere una delle seguenti azioni:
Mettere in pausa tutti i post suggeriti dall’algoritmo per 30 giorni;
Silenziare gli account che non vuoi vedere o smettere di seguirli;
Aggiungere un account alla lista degli “amici più stretti” per non perderti le sue storie;
Aggiungere un account che non ti vuoi perdere alla lista dei “Preferiti”. In alto, si può anche selezionare un feed che mostri solo contenuti provenienti dai Preferiti;
Per i post suggeriti si può anche scegliere di nasconderli o di cliccare su non mi interessa;
Ora che hai queste informazioni cerca di farne tesoro. Come vedi avere una cerchia di follower motivata e selezionata, che interagisce ed è interessata ai tuoi contenuti ed alla tua musica è molto meglio che avere 10.000 follower che in realtà non interagiscono con il tuo profilo. La palla resta in mano tua e devi giocartela bene, nel tempo con pazienza e costanza.
Music business. La grande guida: Tutti i segreti per orientarti nell’industria musicale odierna e trasformare la tua passione nel lavoro della vita
Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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Le polemiche scatenate dal mancato accordo tra SIAE e Meta hanno visto contrapporsi diverse opinioni. Influencer e creator hanno ovviamente dato contro SIAE, dato che il risultato del mancato accordo è stata la rimozione degli artisti SIAE dai social di Meta; SIAE ha anche raccolto critiche pesanti da alcuni giornalisti di settore e non sono mancate critiche anche da qualche piccolo discografico e da qualche artista: ad onor del vero, ho notato che questi ce l’hanno con SIAE più che altro perché è molto al di sotto delle loro aspettative.
Ma vorrei chiarire (e chiarirmi) le idee sul mondo e sulle dinamiche della musica in streaming e lo farò nelle prossime righe, sperando che questo mio punto di vista possa suscitare una discussione costruttiva.
Un artista musicale per sviluppare la sua carriera, per forza di cose, deve appoggiarsi a diverse figure e servizi professionali: editore discografico, producer, distributori digitali, digital service provider, promoter, grafici, video maker, esperti di marketing e social, ecc…
Queste figure lavorano attorno alla figura dell’artista musicale ed alla sua musica e sono nel contempo loro partner. Lo sono perché il frutto del loro lavoro ed il loro prestigio vanno di pari passo con quello dell’artista per cui lavorano e si fanno pagare: è una sinergia, un dare e avere in cui entrambi le parti hanno l’interesse che il tutto vada per il meglio.
Anche le società di gestione dei diritti d’autore sono partner dell’artista: SIAE, ASCAP, Soundreef, NuovoIMAIE o altre, perché si fanno pagare a fronte di servizi di tutela degli artisti e della loro musica; anche qui la sinergia di questo rapporto è vantaggiosa per entrambi.
Ed i social network come Instagram, Facebook o TikTok sono partner degli artisti? Direi proprio di no.
Lo scopo principale delle reti sociali non è di valorizzare o promuovere la notorietà di un artista musicale. Il loro scopo primario è quello di intrattenere i loro utenti con contenuti generati dagli stessi. Per ottenere questo, i social network offrono ai loro iscritti strumenti per creare contenuti completi e accattivanti: uno di questi strumenti è la musica, la tua musica.
Il fatto poi che un tuo brano diventi virale e magari conquisti il favore del pubblico non rientra tra i primari interessi delle piattaforme social.
Il primario interesse di un social network è fornire ai suoi creator ed influencer musica al più basso costo possibile perché possano far funzionare un giocattolo che genera ogni giorno ricchezza anche influenzando abitudini e mercati.
Se poi come musicista non sei proprio contento della qualità dei servizi SIAE, cambia gestore di diritti d’autore, l’offerta è ampia.
Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti
Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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La notizia in pochi minuti ha fatto il giro del web italiano ed anche oltre: la musica italiana tra un paio di giorni sparirà dai social di Meta. Facebook e Instagram stanno per bloccare e silenziare tutti i video pubblicati dagli utenti italiani, che contengono tracce musicali provenienti dal repertorio della Società Italiana Autori ed Editori (SIAE).
Ad annunciarlo è stata Meta, proprietaria delle due piattaforme, comunicando di non essere riuscita a raggiungere un accordo con SIAE per il rinnovo delle licenze. Il colosso di Menlo Park ha sottolineato come, in tutta Europa, solo in Italia non sia riuscita a rinnovare le licenze.
SIAE ha precisato che, Meta avrebbe preso una “decisione unilaterale” per escludere il repertorio della società dal proprio catalogo, “prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio”. La società ha poi accusato l’azienda di Mark Zuckerberg di aver rifiutato di condividere “informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo”, andando contro i principi della Direttiva copyright.
Le licenze della società sono scadute il primo gennaio 2023 e già prima di allora sarebbero state in corso le contrattazioni, che non hanno portato a un nulla di fatto, perché per SIAEMeta starebbe sfruttando “la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”.
Ad essere esclusi da questa quarantena sono le musiche di artisti che hanno società di gestione collettiva diverse da SIAE, ad esempio quelli che si sono affidati alle cure di Soundreef o altre, ma anche tutte quelle auto produzioni che semplicemente si appoggiano a piattaforme di distribuzione senza essere iscritti a società di gestione collettiva di diritti d’autore.
Enzo Mazza, CEO della Federazione Industrie Discografiche Italiane non ha per niente gradito la notizia:
…la decisione di quest’ultima (Meta ndr) di rimuovere il contenuto musicale da FB e Instagram rischia di causare gravi danni anche all’industria discografica.
Non è accettabile che una piattaforma della rilevanza di Meta possa rimuovere un contenuto che coinvolge anche altri settori della filiera come reazione ad una divergenza su un accordo contrattuale. La direttiva copyright del 2019 e anche le precedenti norme in materia di contenuti online hanno definito in maniera chiara il contesto ed è opportuno raggiungere un’intesa che salvaguardi la disponibilità dei repertori anche a tutela degli artisti e dei fan di musica.
La trattativa va subito riaperta e condotta in buona fede per tutelare i diritti di proprietà intellettuale delle industria creative.
Mentre scrivo è ancora presto per sapere come e se questa crisi sarà risolta. La rottura tra SIAE e META in Italia sembra simile a quella tra TikTok e le major in Australia: è evidente che ai social network il costo delle licenze per l’utilizzo della musica chiesto dall’industria discografica sia troppo elevato per i loro gusti. TikTok sta cercando di aggirare il problema creando la piattaforma di distribuzione musicale SoundOn (non disponibile in Italia), Meta vedremo cosa ha intenzione di fare.
Forse per gli artisti musicali è giunto il tempo di usare i social network e non di farsi usare da loro. Le strade ci sono, bisogna solo saperle percorrerle.
Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti
Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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L’apparenza è che la promozione digitale dia dei risultati miracolosi, che un post su Instagram faccia decollare il numero dei fan e che tutti siano lì pronti ad aspettare la tua prossima uscita che scalerà gli algoritmi di Spotify restituendo in breve tempo l’investimento che hai fatto per produrre la tua musica. Ma la cruda realtà spesso è diversa.
Un artista musicista ai primi passi spesso si rende ben conto che far conoscere la sua arte in un mondo inflazionato da nuove produzioni musicali è difficile ed è un percorso irto di ostacoli. Noi che ci occupiamo di promozione musicale lo sappiamo bene e, cinicamente, non crediamo nei miracoli, nemmeno quando il pezzo è potente ed ha i suoi innegabili punti di forza.
Il marketing digitale non regala nulla e non offre scorciatoie per il successo, questo dev’essere chiaro sin da subito. Un artista che affida la promozione della sua immagine, o della sua musica al web deve essere consapevole di questo, sia che si affidi ad un professionista, sia che curi tutto da solo.
La verità parziale dei dati
Tutto quello che facciamo online è più o meno misurabile, ma interpretare queste misure è complesso. I dati che ti restituiscono gli insight dei vari social non ti dicono cosa pensano le persone, non sono indicatori della fiducia e del sincero apprezzamento. Sono facilmente accessibili, ma serve una grande esperienza per comprenderne il significato. La metrica dei like può essere ingannevole se male interpretata, basare un giudizio solo sui numeri può portare a conclusioni errate. Il metodo più corretto è quello di usare questi numeri per tentare di comprendere le percezioni del pubblico e lo stato d’animo, favorevole o meno ai tuoi post.
Non farti sfruttare dalle app social
Non farti illusioni, per i social network la tua fame di visibilità è una mucca da mungere e il loro interesse è limitare la portata dei tuoi post per costringerti a pagare in cambio della visibilità che cerchi. E non c’è solo questo; i tuoi fan, follower o collegamenti non ti appartengono veramente, perché al di fuori del social tu non hai un contatto diretto con loro: non hai un indirizzo mail, un numero di cellulare, un contatto Whatsapp o altro. Tutti i fan che hai raccolto (pagando) il social network appartengono al padrone di casa, il social network per l’appunto, che gestisce la tua visibilità a seconda della sua convenienza. Per questo avere un tuo sito web che raccolga direttamente i contatti dei tuoi fan ti è indispensabile se vuoi costruire una carriera artistica duratura e tenerli vicini a te senza intermediari.
Non esiste un modello di successo replicabile
Quando incontri un artista o una band che abbiano avuto un’intuizione di successo nella comunicazione e nel marketing scoprirai che puoi evitare di replicarlo perché non funziona più. La strategia non è esportabile, ma va costruita di volta in volta sulle esigenze specifiche del contesto. Le ricette per il successo non esistono. Non esistono metodi vincenti, a meno che chi te le propone non sia un santo che preferisce dare a te la formula piuttosto che realizzarla lui stesso.
Adattati ai mutamenti
I social network sono piattaforme di conversazione online e sono in continua evoluzione, ogni due anni cambia tutto. Il mondo dei social non è immobile, le persone passano da un social all’altro, mutano gli algoritmi e, con essi, la tua rilevanza. Quello che funziona oggi, tra sei mesi non funziona più. Lo spirito di adattamento e la ricerca di nuove piattaforme e modelli di comunicazione cambiano a una velocità mai vista nei media tradizionali. Per questo non esistono modelli replicabili, per questo è necessario sperimentare nuovi modelli di comunicazione e di dialogo con i propri fan. Nella sperimentazione e nell’analisi dei comportamenti puoi trovare il modo per entrare nel cuore di chi ti segue.
Il digital marketing richiede tempo, energie e soldi
Non esiste che con poche decine di post su Instagram, sul tuo Blog o su YouTube avrai successo. Se vuoi impegnarti in questi canali promozionali devi donare per mesi e anni senza avere la certezza di un ritorno. L’unica certezza che hai è che ti costerà anni di lavoro, energia mentale e soldi per acquistare piattaforme o pagare campagne promozionali. Non si conosce nessun caso di successo di artisti musicisti che hanno ottenuto la fiducia di un pubblico con poche settimane di attività promozionale.
Queste sono le verità scomode che nessun artista vorrebbe sentirsi dire. Ma questo è il mondo reale del marketing digitale. E per essere sincero al 100% ti dirò che ciò che hai appena scritto non è nemmeno farina del mio sacco. Si tratta dell’adattamento di un post di Riccardo Scandellari che ho riportanto alla realtà del marketing musicale e che condivido in ogni singola riga.
Quando prendi in mano la tua promozione musicale o la affidi a qualcuno, tieni presente queste cose: i miracoli non esistono. Preparati già da subito a lavorare costantemente sulla tua immagine pubblica di artista, a curarla online e offline. Devi preoccuparti che sia coerente, aperta al dialogo e propositiva con i fan. E’ una cosa da costruire nel tempo, senza ansie, con sincerità e naturalezza. Solo così potrai raccogliere un pubblico che ti presti attenzione e interessato alla tua musica.
Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti
Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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