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Il nemico invisibile del musicista

Ottenere risultati concreti nella musica non è solo questione di mercato. Non è solo questione di algoritmi. E non si tratta nemmeno di fortuna. Se sei un musicista e ti senti bloccato, frustrato, insoddisfatto, che tu sia al primo EP o al sesto album, c’è una possibilità concreta che tu sia il tuo peggior nemico di te stesso.

Il nemico invisibile del musicista è l'autosabotaggio.

L’autosabotaggio è subdolo, silenzioso, ma ovunque. Colpisce in studio, sul palco, in pre-produzione e anche quando non stai facendo nulla. Non fa distinzioni: colpisce la Star e chi ha appena caricato il primo singolo su Spotify in egual misura. Il problema non è capirlo:è affrontarlo.

L’ autosabotaggio prende diverse forme ben riconoscibili, se hai la lucida consapevolezza di valutare il tuo operare con buon senso.
Normalmente un artista musicale prima o poi deve fare i conti con una di esse, vediamone le principali:

  • Hai paura di fallire: Quindi rimandi. O peggio, non inizi nemmeno.
  • Hai paura del successo: Perché poi le aspettative si impennano, e non ti senti pronto.
    Allora ti nascondi.
  • Ti senti un impostore: Hai avuto successo? Bravo. Ma sei convinto che sia stato un caso.
    Quindi ti autosvaluti, ti auto-distruggi.
  • Vuoi la perfezione: Non pubblichi, non chiudi, non decidi. Aspetti che il pezzo sia giusto.
    Non lo sarà mai.
  • Ti fissi sul passato: Un trauma, una ferita, un rifiuto.
    E non riesci a separarlo dal tuo presente artistico.
  • Ti senti indietro rispetto agli altri: Non ti stai arricchendo, altri invece si. Quindi sei un fallito.
    Anche se magari hai fatto un gran pezzo oggi.
  • Non hai una struttura: Scrivi quando ti va, promuovi come capita, ti occupi delle tue cose solo quando sei in panico.

Ognuna di queste dinamiche ha un’ unica soluzione: un cambio di mentalità, è prendere il controllo. Non ci sono alternative a questa strada. E sì, è anche marketing, perché il tuo modo di vivere la musica influenza direttamente come la comunichi e a chi arriva.

Per evitare di impantanarsi nelle paludi delle convinzioni autolimitanti ci sono tre cose che puoi fare fin da subito:

  1. Imposta una deadline e rispettala.
    Programma le tue uscite e rispettale. Non cercare la perfezione, non esiste. Il meglio è il nemico del buono.
  2. Scrivi canzoni sulla tua paura. Sul giudizio, sull’ex che ha avuto fiducia su di te, sul produttore che ti ha ghostato. Metti a nudo le tue fragilità, entra nel profondo di te stesso, è una cosa che fa bene all’anima e che crea legami empatici con chi ti ascolta.
  3. Studia il successo degli altri per rubare strategie, non per deprimerti.

Devi essere consapevole che l’artista musicale è l’imprenditore di sé stesso. E se non impari a gestire le tue sabbie mobili interiori, nessuna strategia digitale potrà salvarti. Garantito.

Dietro ogni blocco creativo, dietro ogni post Instagram non pubblicato, dietro ogni release rimandata, potrebbe esserci il tuo autosabotaggio che lavora a tempo pieno. Sta a te decidere se continuare a esserne vittima o finalmente affrontarlo.

Strutturare il tuo lavoro, organizzare le tue giornate, programmare le scadenze, è un ottimo metodo per iniziare ad abbattere le prime barriere e superare tutte quelle convinzioni, spesso indotte dall’ambiente, che limitano le tue capacità.

Se vuoi, possiamo parlarne, scrivimi, una mezz’ora di appagante conversazione la trovo quasi sempre.

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La scimmia nel cassetto. Liberati dal giudizio degli altri, apriti alla narrazione e scopri chi ti apprezza

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Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio.
Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla.
Quando facciamo uscire la scimmia dal cassetto. Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe ma chi si appassiona alla narrazione.

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Musica: uscire dalla logica dello streaming

Oggi finalmente possiamo determinare con certezza che pubblicare sulle app di streaming non porta ad avere successo, non porta pubblico alla tua musica e soprattutto non porta sostenibilità economica. Questo non vale per tutti, ma vale per la stragrande maggioranza degli artisti musicali che affidano il loro futuro principalmente sullo streaming.

Musica: uscire dalla logica dello streaming

La causa di questo non è (tutta) colpa tua. Potresti aver composto un bel brano, potresti averlo eseguito e prodotto come dio comanda, ma nonostante questo i risultati restano scarsi e le entrate economiche insufficienti per portare avanti il tuo percorso artistico.

Questo succede perché in ogni ecosistema di streaming, che sia Amazon, Apple, Spotify o altri, il cliente dal quale l’app guadagna è l’artista che pubblica, non l’ascoltatore. L’artista fornisce il contenuto e l’app realizza con abbonamenti e pubblicità restituendo briciole.

Le app di streaming, come puoi ben notare, non pubblicizzano o esaltano l’artista singolo, ma sono concentrate sulla creazione e sulla promozione di playlist create con lo scopo di catturare e trattenere l’attenzione degli ascoltatori.

In questo contesto, tenendo poi conto che la maggior parte dell’ascolto è passivo, in pratica chi ascolta in genere è impegnato a far altro e non è concentrato sulla musica, il più delle volte la tua musica passa senza essere adeguatamente valorizzata in questo flusso anonimo che spesso non lascia un ricordo.

Se vuoi consolidare la tua figura di artista musicale, se vuoi avere una base fan veramente legata a te e alle tue creazioni devi uscire da questo sistema che spersonalizza il prodotto musicale riducendolo a mero servizio di intrattenimento.

Devi esporti al pubblico dal vivo costruire un sistema che, tramite social e web in genere, ti consenta di mantenere con loro un contatto privilegiato.

Questi sono gli imperativi che devi accettare se vuoi costruirti una professione musicale solida e duratura. Non ci sono scorciatoie o vie semplici per il successo.

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Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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musicista professionista

Sono dazi anche per i musicisti

Così, di punto in bianco ci ritroviamo in un pianeta scosso da una guerra commerciale storicamente senza precedenti. La situazione è ancora fluida e oggi non sono qui per analizzare la situazione. Quello che vorrei farti notare è che questa situazione riguardi anche i musicisti e tutti gli operatori del settore musicale, vediamo il perché.
Sono dazi anche per i musicisti

La guerra dei dazi scatenata dall’amministrazione Trump ha creato scompiglio anche nel mercato musicale e nell’industria discografica. Nella complessità dei mercati globalizzati quando scoppia una crisi questa finisce per coinvolgere tutti i settori economici. Questo perché tutti i settori, in un modo o nell’altro sono interconnessi tra loro.

Vediamo ora quali sono le principali conseguenze scatenate da questa inedita e imprevista situazione:

Strumenti e attrezzature più care.
Interfacce audio, chitarre, synth: se arrivano da oltre oceano, costeranno di più. Brutto colpo per studi di registrazione, live club e persino scuole di musica.

Tour internazionali a rischio.
Più burocrazia, costi logistici maggiorati, visti più complessi. Risultato? Meno artisti europei negli USA e viceversa. Meno scambi culturali. Meno musica dal vivo.

Merchandising colpito al cuore.
T-shirt, vinili, poster: aumentano i costi di produzione, trasporto e gestione. Indie label ed e-commerce ne pagano il prezzo più alto.
Streaming: impatto indiretto ma reale.

Se gli utenti devono scegliere dove tagliare la spesa, gli abbonamenti ai servizi musicali potrebbero saltare. Soprattutto se crescono anche i costi degli smartphone e degli speaker.

Le label più piccole rischiano di affondare.
Le major possono assorbire il colpo. Le indipendenti no. E tra dazi, inflazione e investimenti in calo, firmare nuovi artisti diventa una scommessa.

Non stiamo parlando di teorie astratte. Stiamo parlando di una catena produttiva che si incrina: dal musicista che compra un pedale d’oltreoceano, al fonico freelance che lavora nei tour, fino al pubblico che si trova biglietti più cari e meno scelte sotto casa.

Mentre scrivo, l’amministrazione Trump è ritornata sui suoi passi impegnandosi in questa guerra solo con la Cina. Ma non è roba da poco, perché per le manifatture cinese passa la maggior parte della produzione delle merci mondiali e questo potrebbe comunque avere delle ricadute negative.

Se lavori nella musica, in qualsiasi punto della filiera, non puoi permetterti di ignorare questo contesto geopolitico. È tempo di iniziare a ragionare come imprenditori culturali a tutti gli effetti:

  • Ottimizza la filiera (anche valutando produzioni locali o mercati alternativi).
  • Pianifica tour con maggiore anticipo e con una stima realistica dei nuovi costi.
  • Sfrutta al massimo il digitale, senza dimenticare che l’esperienza live va ripensata in ottica sostenibile.
  • Se sei una label o un artista indipendente, cerca alleanze: l’isolamento non funziona più.

Questi sono alcuni dei suggerimenti espressi dagli operatori del settore musicale e forse non sono così semplici da realizzare. Ma credo che in questo momento sia veramente necessario guardarsi attorno e seguire lo svolgersi degli eventi perché spesso, in questi momenti critici, si aprono nuove strade e nuove possibilità che però richiedono una visione diversa delle cose.

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Questo è il marketing: Non puoi essere visto finché non impari a vedere

di Seth Godin

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Un marketing di cui andare fieri. Con i suoi libri Seth Godin ha ispirato milioni di lettori, professionisti, imprenditori e appassionati di marketing. Oggi racchiude il cuore della sua visione in un manifesto fresco, rigoroso e diretto.“Il marketing è tutto intorno a noi” dice Godin “ed è ora di farne un uso migliore.” È ora di smetterla di usare i consumatori per risolvere i problemi della propria azienda e di cominciare a usare il marketing per risolvere i problemi della gente. È ora di smetterla di raccontare frottole, inondare di spam le caselle di posta dei clienti e sentirsi in colpa per il proprio lavoro. È ora di smetterla di confondere le metriche dei social media con le autentiche relazioni. È ora di smetterla di spendere soldi per rubare un minuto di attenzione al cliente. Fare marketing vuol dire migliorare il mondo. Il vero marketing affonda le sue radici nella generosità, nell’empatia e nella partecipazione emotiva. Fare buon marketing significa identificare la più piccola nicchia di mercato capace di sostenere il proprio business. Costruire fiducia e consenso. Adottare le narrazioni già in uso tra i propri clienti. Trovare il coraggio di creare e alleviare la tensione. E soprattutto dare agli altri strumenti, storie e percorsi che li aiutino a raggiungere i propri obiettivi.

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6 Motivi per Non fare il musicista

So che vorresti entrare nel mondo della musica e dell’industria dell’intrattenimento. Ma perché? Quale obiettivo vuoi raggiungere in questo settore che richiede alta professionalità ed è pure molto competitivo?

Sei motivi per non fare il musicista

Se quello che ti muove, nel diventare un artista musicale o un professionista della musica, è uno dei motivi che ti andrò ad elencare forse faresti meglio a rifletterci bene prima di fare delle scelte che potresti pagare a caro prezzo. Quindi:

Perché vuoi fare l’artista musicale?

Perche voglio diventar ricco.

Nell’industria discografica girano paccate di soldi. Veramente fatturati da paura. Il problema è che per mettere le mani su questo vortice di denaro non è facile. Invece è molto facile cadere nella ruota del criceto e rimanere stritolati da un meccanismo creato per arricchire i fornitori di servizi (etichette, DSP, agenzie stampa, manager etc.) a scapito degli artisti. Se vuoi arricchirti con la musica devi conoscere bene tutti gli aspetti del business musicale.

Perché voglio diventar famoso.

Se hai il pezzo giusto e la grinta necessaria  diventar famosi in questi giorni è sicuramente più facile di qualche decennio fa. Ma poi? Niente è più effimero della fama e della gloria. Tra l’altro, la fama non sfama. E quando le luci della ribalta si spengono, o si puntano su un nuovo arrivato, se non hai costruito la tua popolarità su qualcosa di concreto, beh, non vorrei trovarmi nei tuoi panni.

NON MI PIACE STUDIARE

Se parti dal presupposto che la musica è una Disciplina-Artistica capisci bene che intraprendendo il percorso di artista musicale tu stai imboccando una strada fatta di studi continui, di esercitazioni, di ricerca e di tutte quelle cose che servono per restare a galla in un settore creativo in continua evoluzione.

Perché non voglio morire in ufficio

Hai ragione! Non c’è niente di più noioso che starsene seduto alla scrivania a smazzar carte e documenti. Che è esattamente quello che fa, che dovrebbe fare, un musicista professionista per gestire con criterio tutta la sua amministrazione legata a contratti, royalty, leggi sul diritto d’autore, moduli SIAE etc. etc.

Perché non mi piace lavorare in fabbrica

Come ti capisco. Non c’è nulla di più noioso di avere una vita legata ad orari prussiani in un contesto dove devi perennemente conto del tuo operato. Che poi è esattamente quello che viene richiesto ad un artista musicale: professionalità, puntualità, produttività.

Perché voglio dar libero sfogo alla mia creatività

Giustamente. Il musicista è innanzitutto un artista. Una persona che manipola il suono per tirar fuori emozioni ed emozionare. Ma non dimenticare mai che vivi in un modo regolato da un’economia di mercato che ha delle regole che prima o poi faranno a cazzotti con la tua libertà creativa. Dovrai tenerne conto e magari scendere a compromessi. Ma anche qui, se si diventa molto bravi, ci si potranno togliere delle soddisfazioni.

Se stai muovendo i primi passi nel mercato musicale, se vuoi farlo con il piede giusto, evitando le trappole del sistema e con un approccio che ti impedirà di fare gli errori più comuni dei principianti, io sono a disposizione. Scrivimi senza timore.

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